Ci si può stupire dello stupore di chi si meraviglia per lo scontro tra TikTok e gli Stati Uniti che del resto segue le ritorsioni che la Cina ha sempre fatto sui sistemi americani. Chi mi legge da tanto tempo, sa che da anni vado scrivendo in giro che, in un mondo in cui il predominio americano si sta ridimensionando, Internet, per come la conosciamo, ha una vita relativamente breve.
Questo, naturalmente, non significa che non avremo più la possibilità di connetterci dall'altra parte del mondo ma che assisteremo da una parte, ad una regolamentazione molto più stringente - e il DSA (Digital Service Act) è una conferma di quanto scrivo - e dall'altra all'emersione di nuove reti, tecnologicamente strutturate in maniera diversa, che avranno lo stesso percorso dell'Internet come l'abbiamo conosciuta, cioè negli ultimi trent'anni, ossia una fase pioneristica, un'esplosione e un declino accompagnato da nuove regolamentazioni.
Questo è un fenomeno inevitabile che nasce quando, a seguito delle rivelazioni di Snowden - che, per inciso, scoprono l'acqua calda - si viene a sapere che i complottisti, grazie alla loro sistematica confusione tra la verità e la verisimiglianza, ci avevano beccato quando negli anni Novanta avevano diffuso le teorie del complotto relative ad Echelon. Snowden ha trasformato l'affermazione verosimile "C'è un grande orecchio che ci spia" in un'affermazione vera e cioè "NSA ha messo in piedi un servizio di spionaggio creato che controlla tutti, anche i cittadini di altri paesi" e da quel momento non è stato più lo stesso, soprattutto se poi Sua Imbecillità Barack Obama ci mette il carico di coppe rivelando a tutta l'umanità che lo Zio Sam si sente libero di spiare chiunque voglia. Qualcuno si stupisce davvero che tutti quei paesi che non ci stanno a ritrovarsi microspie in casa, decidano di bannare dai propri territori una tecnologia americana, pensata dagli Stati Uniti - o meglio ancora, sviluppata dagli Stati Uniti per scopi militari - per un mondo da americanizzare?
E' del tutto razionale e di buonsenso che questo avvenga. Anche perché uno può anche lodare lo spirito di intraprendenza degli americani, ma è difficile raccontare alla gente - soprattutto se lo si racconta al sottoscritto, che su questi temi si è costruito un mestiere - che se non nasce un Facebook italiano è perché gli italiani sono una razza inferiore e non perché gli americani abusano del proprio sistema di gestione del copyright.
Questo è un punto poco chiaro, anche perché molti incompetenti hanno cercato di vendere la Rete come un caposaldo della globalizzazione quando invece - esattamente come la globalizzazione è uno strumento dell'imperialismo americano - Internet è un'arma americana a tutti gli effetti. Una meravigliosa arma, che a me personalmente ha dato una professione, le cui opportunità sono enormi. Ma che, inevitabilmente, nel momento in cui questo sistema globalistico va in crisi, vede messi in discussione gli strumenti su cui si è poggiata. Il ban ormai probabile di Tiktok è qualcosa che stupisce soltanto chi pensava davvero che tutto ciò che oggi costituisce la Rete fosse qualcosa di disgiunto dal controllo degli Stati-Nazione.
Quali sono gli scenari futuri? Fare previsioni in questo senso è azzardato e posare a profeti dicendo cosa avverrà in una determinata data, espone a figuracce.
La cosa fondamentale da capire è che Internet, come mezzo di comunicazione tradizionalmente inteso - cioè come l'abbiamo fin qui conosciuto - non è più sostenibile. E' andato troppo oltre la forza del governo americano la cui tendenza è, ormai, quella di un isolazionismo formale - come quello precedente alla seconda guerra mondiale e dunque propedeutico allo scatenamento di casini in Europa - o sostanziale nel senso che gli USA, preso atto del fallimento dei propri intendimenti imperialistici, si ritireranno in un guscio autarchico e sovranistico, naturalmente cercando di predare tutto quel che potranno, finché potranno.
Questo, naturalmente, non significa che non avremo più la possibilità di connetterci dall'altra parte del mondo ma che assisteremo da una parte, ad una regolamentazione molto più stringente - e il DSA (Digital Service Act) è una conferma di quanto scrivo - e dall'altra all'emersione di nuove reti, tecnologicamente strutturate in maniera diversa, che avranno lo stesso percorso dell'Internet come l'abbiamo conosciuta, cioè negli ultimi trent'anni, ossia una fase pioneristica, un'esplosione e un declino accompagnato da nuove regolamentazioni.
Questo è un fenomeno inevitabile che nasce quando, a seguito delle rivelazioni di Snowden - che, per inciso, scoprono l'acqua calda - si viene a sapere che i complottisti, grazie alla loro sistematica confusione tra la verità e la verisimiglianza, ci avevano beccato quando negli anni Novanta avevano diffuso le teorie del complotto relative ad Echelon. Snowden ha trasformato l'affermazione verosimile "C'è un grande orecchio che ci spia" in un'affermazione vera e cioè "NSA ha messo in piedi un servizio di spionaggio creato che controlla tutti, anche i cittadini di altri paesi" e da quel momento non è stato più lo stesso, soprattutto se poi Sua Imbecillità Barack Obama ci mette il carico di coppe rivelando a tutta l'umanità che lo Zio Sam si sente libero di spiare chiunque voglia. Qualcuno si stupisce davvero che tutti quei paesi che non ci stanno a ritrovarsi microspie in casa, decidano di bannare dai propri territori una tecnologia americana, pensata dagli Stati Uniti - o meglio ancora, sviluppata dagli Stati Uniti per scopi militari - per un mondo da americanizzare?
E' del tutto razionale e di buonsenso che questo avvenga. Anche perché uno può anche lodare lo spirito di intraprendenza degli americani, ma è difficile raccontare alla gente - soprattutto se lo si racconta al sottoscritto, che su questi temi si è costruito un mestiere - che se non nasce un Facebook italiano è perché gli italiani sono una razza inferiore e non perché gli americani abusano del proprio sistema di gestione del copyright.
Questo è un punto poco chiaro, anche perché molti incompetenti hanno cercato di vendere la Rete come un caposaldo della globalizzazione quando invece - esattamente come la globalizzazione è uno strumento dell'imperialismo americano - Internet è un'arma americana a tutti gli effetti. Una meravigliosa arma, che a me personalmente ha dato una professione, le cui opportunità sono enormi. Ma che, inevitabilmente, nel momento in cui questo sistema globalistico va in crisi, vede messi in discussione gli strumenti su cui si è poggiata. Il ban ormai probabile di Tiktok è qualcosa che stupisce soltanto chi pensava davvero che tutto ciò che oggi costituisce la Rete fosse qualcosa di disgiunto dal controllo degli Stati-Nazione.
Quali sono gli scenari futuri? Fare previsioni in questo senso è azzardato e posare a profeti dicendo cosa avverrà in una determinata data, espone a figuracce.
La cosa fondamentale da capire è che Internet, come mezzo di comunicazione tradizionalmente inteso - cioè come l'abbiamo fin qui conosciuto - non è più sostenibile. E' andato troppo oltre la forza del governo americano la cui tendenza è, ormai, quella di un isolazionismo formale - come quello precedente alla seconda guerra mondiale e dunque propedeutico allo scatenamento di casini in Europa - o sostanziale nel senso che gli USA, preso atto del fallimento dei propri intendimenti imperialistici, si ritireranno in un guscio autarchico e sovranistico, naturalmente cercando di predare tutto quel che potranno, finché potranno.
Quello che bisogna capire è se i grandi OTT del web reagiranno cercando di costituirsi in nazioni digitali - le criptovalute sono un chiaro segnale in tal senso - in modo da sabotare gli stati sovrani oppure sono destinate a schiattare in parallelo alla fine della bolla degli ultimi trent'anni. E' difficile immaginare qualsiasi scenario. Ma la segmentazione delle reti, sia nel caso in cui gli stati nazionali soffocheranno gli OTT della Rete, sia nel caso in cui questi ultimi vinceranno la guerra contro gli stati, costituendosi a loro volta in nazioni digitali, mi pare ormai irreversibile.