Si narra che Temistocle fosse stato uno sfaccendato che viveva in maniera dissoluta, così che il padre decise di diseredarlo. Il generale ateniese avrebbe potuto reagire vendicandosi contro il genitore oppure crescere, cosa che alla fine avvenne. La fonte dell'aneddoto è dubbia e lo stesso Plutarco la ritiene infondata. E, tuttavia, non è, in assoluto, inverosimile. Non di rado, una persona davanti ad un brutto evento, viene scossa al punto da maturare definitivamente. E' il caso di quei ragazzi che, dopo essere diventati orfani, oppure affetti da una grave malattia, sono costretti a "diventare grandi prima del tempo" fino ad acquisire una tale carica di prudenza, di fame di riscossa, di grinta da realizzare memorabili imprese.
Che un essere umano possa trovarsi a vivere in una situazione di irresponsabilità, non è strano. In fondo siamo predatori anche noi e ci accaparriamo tutto quel che possiamo, sfuggendo ogni sforzo. Ma se questo meccanismo diviene sistematico fino a farlo diventare un costume nazionale, non ci si può certo stupire che tutti la identifichino come normalità. Del resto, quando il Duce dal balcone annunciò la guerra contro gli Alleati, i fessi, che non lo fecero nemmeno finire di parlare e scatenarono un tripudio da stadio, pensavano che tutto sarebbe finito con rapidità (la famosa "guerra lampo") e con la vittoria della propria nazione. Fu soltanto quando la realtà fece giustizia delle suggestioni e della propaganda dell'Istituto Luce che, finalmente, gli italiani maturarono e capirono come stavano davvero le cose.
Queste riflessioni sorgono spontanee a seguito dell'annuncio di Macron che ha praticamente detto che bisogna prepararsi alla guerra contro la Russia. E' lecito essere molto preoccupati perché questa sarebbe certamente una disgrazia per milioni di francesi, di italiani, di tedeschi, di inglesi, di chiunque si ritrovasse a fare i conti con questa prospettiva. Ma proprio da questo tornante della storia se ne ricaverebbe una scossa analoga a quella di Temistocle diseredato. Perché, a quel punto, sarebbe chiarissimo che, dinnanzi alla prospettiva di finire in galera per diserzione - e quindi costretti ad espatriare da qualche parte - e morire come mosche in un conflitto dove è palese che perderemo, dovremmo nasconderci nelle montagne sparando contro tutti quei gerarchi del regime che venissero a prenderci con la forza. Stupirsi del rischio che corriamo indica uno stato "adolescenziale" dal quale il nostro popolo non si è ancora svegliato, del tutto analogo a quello che fece esultare la folla alle roboanti parole del Duce che dichiarava guerra agli anglofrancesi. Gli adolescenti non si pongono alcun problema del futuro, per loro la massima aspirazione è l'ultimo videogioco, l'ultimo telefonino, la ragazzetta che gli ha dato il due di picche, tanto ci pensa qualcuno di "superiore" a fare il lavoro sporco. Ma quando babbo e mamma muoiono o, peggio ancora, l'adolescente scopre che non volevano farci crescere ma venderci, si diventa adulti e si capisce che bisogna assumersi la responsabilità di tutto ciò che si dice e che si fa. Allo stesso modo, un paese che si ritrovasse riproiettato negli scenari di uno scontro armato o di una carestia, non avrebbe più il tempo di considerare un molestatore chiunque osi guardare una ragazza - non è uno scherzo, è una demenziale locandina che gira a Bologna ("Gli occhi tienili fissi sullo smartphone, fissare una ragazza è una molestia") - oppure perdere tempo appresso alle scemenze di Bianca Balti sul social freezing, cioè conservare gli ovociti per diventare mamma quando si vuole. Tutte idiozie tipiche di società che hanno divorziato da quella realtà che, quando ritorna sul proscenio, chiede gli alimenti come la più spietata delle mogli.
In questo senso, andare a rischiare la pelle in Ucraina, nello Yemen, ovunque si rischi, non sarebbe soltanto una tragedia ma anche la gigantesca occasione di una resa dei conti che costringa chi in questi anni si è nutrito solo di proteste verbali a trasformarle in fatti. Sarà il momento in cui capiremo l'inconsistenza di chi oggi sostiene le ragioni di Zelensky forse perché, in cuor suo, crede che non sarà chiamato a difenderle sul campo. Sarà il momento in cui, colpiti nei propri interessi personali, forse sceglieremo, per una volta, di difenderli, ribellandoci agli attuali padroni. Sarà il momento in cui, di fronte ad una vita che rischia di fuggirci di giorno in giorno, riscopriremo i veri valori di una persona sana ed intelligente, l'importanza di un'istruzione adeguata e non del sei politico per accedere a qualche concorso, la necessità di fare ponti d'oro ai produttori di ricchezza abbandonando i nullafacenti al loro destino, invece di trattare come ladri i primi e come vittime i secondi, di interessarci di politica estera nell'unica misura del nostro interesse, non di quello degli Stati Uniti o della Cina. Sarà il momento in cui non riterremo vitale togliere l'articolo "la" davanti a Meloni o mettere l'asterisco perché la lingua italiana non ci ha dato il genere neutro e in cui ci vergogneremo di aver dato peso a scemenze del genere.
Che un essere umano possa trovarsi a vivere in una situazione di irresponsabilità, non è strano. In fondo siamo predatori anche noi e ci accaparriamo tutto quel che possiamo, sfuggendo ogni sforzo. Ma se questo meccanismo diviene sistematico fino a farlo diventare un costume nazionale, non ci si può certo stupire che tutti la identifichino come normalità. Del resto, quando il Duce dal balcone annunciò la guerra contro gli Alleati, i fessi, che non lo fecero nemmeno finire di parlare e scatenarono un tripudio da stadio, pensavano che tutto sarebbe finito con rapidità (la famosa "guerra lampo") e con la vittoria della propria nazione. Fu soltanto quando la realtà fece giustizia delle suggestioni e della propaganda dell'Istituto Luce che, finalmente, gli italiani maturarono e capirono come stavano davvero le cose.
Queste riflessioni sorgono spontanee a seguito dell'annuncio di Macron che ha praticamente detto che bisogna prepararsi alla guerra contro la Russia. E' lecito essere molto preoccupati perché questa sarebbe certamente una disgrazia per milioni di francesi, di italiani, di tedeschi, di inglesi, di chiunque si ritrovasse a fare i conti con questa prospettiva. Ma proprio da questo tornante della storia se ne ricaverebbe una scossa analoga a quella di Temistocle diseredato. Perché, a quel punto, sarebbe chiarissimo che, dinnanzi alla prospettiva di finire in galera per diserzione - e quindi costretti ad espatriare da qualche parte - e morire come mosche in un conflitto dove è palese che perderemo, dovremmo nasconderci nelle montagne sparando contro tutti quei gerarchi del regime che venissero a prenderci con la forza. Stupirsi del rischio che corriamo indica uno stato "adolescenziale" dal quale il nostro popolo non si è ancora svegliato, del tutto analogo a quello che fece esultare la folla alle roboanti parole del Duce che dichiarava guerra agli anglofrancesi. Gli adolescenti non si pongono alcun problema del futuro, per loro la massima aspirazione è l'ultimo videogioco, l'ultimo telefonino, la ragazzetta che gli ha dato il due di picche, tanto ci pensa qualcuno di "superiore" a fare il lavoro sporco. Ma quando babbo e mamma muoiono o, peggio ancora, l'adolescente scopre che non volevano farci crescere ma venderci, si diventa adulti e si capisce che bisogna assumersi la responsabilità di tutto ciò che si dice e che si fa. Allo stesso modo, un paese che si ritrovasse riproiettato negli scenari di uno scontro armato o di una carestia, non avrebbe più il tempo di considerare un molestatore chiunque osi guardare una ragazza - non è uno scherzo, è una demenziale locandina che gira a Bologna ("Gli occhi tienili fissi sullo smartphone, fissare una ragazza è una molestia") - oppure perdere tempo appresso alle scemenze di Bianca Balti sul social freezing, cioè conservare gli ovociti per diventare mamma quando si vuole. Tutte idiozie tipiche di società che hanno divorziato da quella realtà che, quando ritorna sul proscenio, chiede gli alimenti come la più spietata delle mogli.
In questo senso, andare a rischiare la pelle in Ucraina, nello Yemen, ovunque si rischi, non sarebbe soltanto una tragedia ma anche la gigantesca occasione di una resa dei conti che costringa chi in questi anni si è nutrito solo di proteste verbali a trasformarle in fatti. Sarà il momento in cui capiremo l'inconsistenza di chi oggi sostiene le ragioni di Zelensky forse perché, in cuor suo, crede che non sarà chiamato a difenderle sul campo. Sarà il momento in cui, colpiti nei propri interessi personali, forse sceglieremo, per una volta, di difenderli, ribellandoci agli attuali padroni. Sarà il momento in cui, di fronte ad una vita che rischia di fuggirci di giorno in giorno, riscopriremo i veri valori di una persona sana ed intelligente, l'importanza di un'istruzione adeguata e non del sei politico per accedere a qualche concorso, la necessità di fare ponti d'oro ai produttori di ricchezza abbandonando i nullafacenti al loro destino, invece di trattare come ladri i primi e come vittime i secondi, di interessarci di politica estera nell'unica misura del nostro interesse, non di quello degli Stati Uniti o della Cina. Sarà il momento in cui non riterremo vitale togliere l'articolo "la" davanti a Meloni o mettere l'asterisco perché la lingua italiana non ci ha dato il genere neutro e in cui ci vergogneremo di aver dato peso a scemenze del genere.
Trovarsi in una situazione simile sarebbe una disgrazia, certo. E, mentre lo scrivo, non dimentico che in fondo, avendo quarantatré anni, non sono troppo vecchio perché qualcuno tenti di farmi ipotecare il mio sedere. Ma, alle volte, anche da una tragedia può nascere qualcosa di positivo, come un trauma che ci fa maturare e archiviare i turbamenti tipici di un vissuto a pancia piena e, soprattutto, sulle spalle altrui.