Un'opinione non conta tanto per se stessa ma per le motivazioni che la ispirano. Questa è una delle ragioni per cui, ad esempio, ho sempre guardato con una certa diffidenza un noto commentatore molto apprezzato dai filorussi come Alessandro Orsini. Di lui, come di altre voci dissonanti, fiuto a distanza la voce tremolante di chi sa di avere i passi contati e di poter finire fuori pista in qualsiasi momento. E dunque, è un continuo scusarsi, un continuo ribadire che lui è dalla parte dell'Occidente, ovviamente che è un convinto filovax e quant'altro, come se avesse paura della reazione dei tanti ras che dominano i media italiani, evidentemente ignaro che, come nella favola di Esopo, il lupo pur di aggredire la pecora, i pretesti se li inventa e che è molto meglio dire apertamente ciò che si pensa, che cercare di rimanere nel recinto tracciato dal nemico. Questo è un problema abbastanza noto e che affronteremo in un prossimo articolo, ed è l'autocensura ormai imperante nei media italiani. Sembra quasi che molti abbiano paura di dire apertamente ciò che pensano perché consapevoli di avere un guinzaglio a strozzo molto corto.
Papa Francesco, anche a non volerne apprezzare la figura, ha ben altra stazza, è il capo di una religione sbertucciata ma ancora la più importante del mondo e proprio per questo, quando parla, le sue parole assumono ben altro peso. E tuttavia, anche a concordare sulla sua visione delle cose nel Donbass, le sue argomentazioni screditano molto la sua tesi.
In merito alla guerra in Donbass, Papa Francesco dice che l'Ucraina deve avere il coraggio della resa. E dimentica che queste stesse parole sono, magari anche ben oltre le sue intenzioni, poco coraggiose. Il presupposto da cui parte Bergoglio è che c'è un cattivone, Putin, dinnanzi al quale non tocca far altro che arrendersi perché altrimenti ci fa molto male, perché "bisogna pensare al popolo". E fin qui c'è molto da dubitare. Infatti, se si tiene una posizione filoucraina e si pensa davvero che Putin sia un aggressore, a maggior ragione bisogna esortare l'Ucraina a combattere. Volendo condividere la tesi - per me fallace - di Putin aggressore, è del tutto impensabile che, dopo aver visto la stabilità della Federazione Russa in grave crisi, non chieda un cospicuo risarcimento all'Occidente. Quindi, a maggior ragione se si pensa che l'Ucraina sia un paese oppresso, al contrario bisogna invocare la resistenza contro il nemico. Chiedere la resa, pur pensando di avere ragione, è il modo migliore per incattivire l'aggressore.
Ma questo atteggiamento non stupisce. In generale, accanto ai filoamericani all'amatriciana, si accosta una categoria di paraculi che, esibendo un farlocco pragmatismo, invocano una trattativa e tuttavia partendo dal presupposto che Putin sia l'invasore, oltretutto dimenticando che il punto non è che l'Ucraina debba arrendersi a lui - anche perché mai Zelensky si sarebbe messo in questa assurda guerra da solo, senza avere delle robustissime protezioni - ma che questa guerra dura da ben dieci anni, nel silenzio generale dei media, e non è stata causata da Putin ma dagli Stati Uniti. E allora, o Papa Francesco ha il coraggio di dirlo apertamente e di dare la colpa alla NATO, oppure le sue sono parole paracule, di chi ha paura di dire ciò che pensa.
Ben più coraggioso fu quando disse, a chiare lettere, che la guerra fu provocata dalla NATO. In quel frangente mi piacque un po' di più.
La questione non è che l'Ucraina debba fermarsi. E' chi l'ha aizzata in questa assurda e folle guerra a dover mettersi una mano sulla coscienza e fare in modo che il Donbass vada alla Federazione Russa, come del resto vogliono gli stessi abitanti di quei posti, è sufficiente averci a che fare per rendersene conto.
Il problema qual è? Che poi Putin prosegua oltre e invada tutta l'Europa? Anche ammesso e non concesso che ciò fosse vero, sta all'Occidente arrivare preparato all'ipotesi, non farsi mille paranoie sulle intenzioni della Russia.
Papa Francesco, anche a non volerne apprezzare la figura, ha ben altra stazza, è il capo di una religione sbertucciata ma ancora la più importante del mondo e proprio per questo, quando parla, le sue parole assumono ben altro peso. E tuttavia, anche a concordare sulla sua visione delle cose nel Donbass, le sue argomentazioni screditano molto la sua tesi.
In merito alla guerra in Donbass, Papa Francesco dice che l'Ucraina deve avere il coraggio della resa. E dimentica che queste stesse parole sono, magari anche ben oltre le sue intenzioni, poco coraggiose. Il presupposto da cui parte Bergoglio è che c'è un cattivone, Putin, dinnanzi al quale non tocca far altro che arrendersi perché altrimenti ci fa molto male, perché "bisogna pensare al popolo". E fin qui c'è molto da dubitare. Infatti, se si tiene una posizione filoucraina e si pensa davvero che Putin sia un aggressore, a maggior ragione bisogna esortare l'Ucraina a combattere. Volendo condividere la tesi - per me fallace - di Putin aggressore, è del tutto impensabile che, dopo aver visto la stabilità della Federazione Russa in grave crisi, non chieda un cospicuo risarcimento all'Occidente. Quindi, a maggior ragione se si pensa che l'Ucraina sia un paese oppresso, al contrario bisogna invocare la resistenza contro il nemico. Chiedere la resa, pur pensando di avere ragione, è il modo migliore per incattivire l'aggressore.
Ma questo atteggiamento non stupisce. In generale, accanto ai filoamericani all'amatriciana, si accosta una categoria di paraculi che, esibendo un farlocco pragmatismo, invocano una trattativa e tuttavia partendo dal presupposto che Putin sia l'invasore, oltretutto dimenticando che il punto non è che l'Ucraina debba arrendersi a lui - anche perché mai Zelensky si sarebbe messo in questa assurda guerra da solo, senza avere delle robustissime protezioni - ma che questa guerra dura da ben dieci anni, nel silenzio generale dei media, e non è stata causata da Putin ma dagli Stati Uniti. E allora, o Papa Francesco ha il coraggio di dirlo apertamente e di dare la colpa alla NATO, oppure le sue sono parole paracule, di chi ha paura di dire ciò che pensa.
Ben più coraggioso fu quando disse, a chiare lettere, che la guerra fu provocata dalla NATO. In quel frangente mi piacque un po' di più.
La questione non è che l'Ucraina debba fermarsi. E' chi l'ha aizzata in questa assurda e folle guerra a dover mettersi una mano sulla coscienza e fare in modo che il Donbass vada alla Federazione Russa, come del resto vogliono gli stessi abitanti di quei posti, è sufficiente averci a che fare per rendersene conto.
Il problema qual è? Che poi Putin prosegua oltre e invada tutta l'Europa? Anche ammesso e non concesso che ciò fosse vero, sta all'Occidente arrivare preparato all'ipotesi, non farsi mille paranoie sulle intenzioni della Russia.
Non sono le urla isteriche del padrone di casa a fermare i ladri, ma un antifurto a prova di bomba.