Quando nell'articolo di ieri sulla Balzerani abbiamo scritto che Stati Uniti e URSS sono due sistemi totalitari speculari, non è stato a caso. Indagare dentro le strutture di questi sistemi ci porterebbe ad un saggio chilometrico e non è il caso. Ma visto che parliamo di dossieraggio, possiamo per una volta andare oltre lo sterile e banale meccanismo della dialettica partitica, per affrontarlo ideologicamente, partendo dalla domanda di fondo che ci si pone in questi giorni: perché dossierare un politico? Perché scandagliare la sua vita privata alla ricerca della minima contraddizione? Perché in questo paese non è più possibile pensarla in un certo modo senza rischiare delle conseguenze?
Il riferimento ad USA e URSS non è casuale. Difatti, quando si parla di democrazia e libertà, spesso le si confonde col diritto di voto e con la presenza di alcuni diritti considerati propri di una democrazia liberale, quando basterebbe, invece, aprire un libro di storia o parlare con qualche cinese, per scoprire che in nessuno dei sistemi che siamo stati educati a ritenere totalitari, si è mai smesso di votare.
In Cina e in Iran si tengono regolari elezioni e lo stesso avveniva durante il fascismo e persino durante il nazismo. La differenza è che in quei sistemi non si può andare oltre il terreno di valori oltre i quali o ci sono le carceri come nei sistemi apertamente totalitari oppure c'è l'ostracismo e l'emarginazione come avviene nei sistemi apparentemente democratici.
Di conseguenza, chiunque metta in discussione i valori su cui si fonda uno stato, viene naturalmente visto come un nemico da abbattere, un individuo abietto e malvagio, da screditare facendo in modo di sporcarne la reputazione presso i suoi elettori. Ecco dunque che si scandaglia la sua vita privata alla ricerca di tutte quelle contraddizioni che lo sputtanino all'occhio dell'elettore.
Contro questo meccanismo non esistono protezioni efficaci perché quando si mettono i cittadini gli uni contro gli altri, facendo credere che essere persone perbene vada di pari passo con l'abbracciamento di certi valori, ci sarà sempre chi vedrà nell'avversario un nemico da colpire, attingendo alle informazioni sulla sua vita privata, così da ritorcergliele contro. E che il problema dei dossieraggi sia trasversale, si vede dal fatto che nessun politico ne è immune.
Molti affrontano il problema del dossieraggio partendo dal presupposto che sia un problema partitico - cioè lo fa la sinistra ma non la destra - e non invece di natura ideologica. Mentre la convinzione che si debba sputtanare la vita privata di un politico nasce dalla convinzione che l'avversario politico non sia una persona che, semplicemente, la pensa diversamente da noi, ma dal presupposto che sia un nemico pubblico. Ecco dunque cercare ogni appiglio che lo sputtani all'occhio dell'elettore, che lo consacri al minuto d'odio.
Senza porsi la questione in questo modo, ogni discorso sui dossieraggi diventa l'ennesimo inutile ring dello scontro tra destra e sinistra quando, specialmente nell'era dell'ipertrofia mediatica, invece di starnazzare soltanto quando qualcuno fa il saluto romano o dice di non essersi vaccinato, il diritto di proteggere la propria reputazione dovrebbe rientrare tra quelli costituzionali.
Perché un paese dove non si rispettano le idee politiche di una persona, è una dittatura anche peggiore di quelle da cui, a chiacchiere, ambirebbe a proteggerci.
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Il riferimento ad USA e URSS non è casuale. Difatti, quando si parla di democrazia e libertà, spesso le si confonde col diritto di voto e con la presenza di alcuni diritti considerati propri di una democrazia liberale, quando basterebbe, invece, aprire un libro di storia o parlare con qualche cinese, per scoprire che in nessuno dei sistemi che siamo stati educati a ritenere totalitari, si è mai smesso di votare.
In Cina e in Iran si tengono regolari elezioni e lo stesso avveniva durante il fascismo e persino durante il nazismo. La differenza è che in quei sistemi non si può andare oltre il terreno di valori oltre i quali o ci sono le carceri come nei sistemi apertamente totalitari oppure c'è l'ostracismo e l'emarginazione come avviene nei sistemi apparentemente democratici.
Di conseguenza, chiunque metta in discussione i valori su cui si fonda uno stato, viene naturalmente visto come un nemico da abbattere, un individuo abietto e malvagio, da screditare facendo in modo di sporcarne la reputazione presso i suoi elettori. Ecco dunque che si scandaglia la sua vita privata alla ricerca di tutte quelle contraddizioni che lo sputtanino all'occhio dell'elettore.
Contro questo meccanismo non esistono protezioni efficaci perché quando si mettono i cittadini gli uni contro gli altri, facendo credere che essere persone perbene vada di pari passo con l'abbracciamento di certi valori, ci sarà sempre chi vedrà nell'avversario un nemico da colpire, attingendo alle informazioni sulla sua vita privata, così da ritorcergliele contro. E che il problema dei dossieraggi sia trasversale, si vede dal fatto che nessun politico ne è immune.
Molti affrontano il problema del dossieraggio partendo dal presupposto che sia un problema partitico - cioè lo fa la sinistra ma non la destra - e non invece di natura ideologica. Mentre la convinzione che si debba sputtanare la vita privata di un politico nasce dalla convinzione che l'avversario politico non sia una persona che, semplicemente, la pensa diversamente da noi, ma dal presupposto che sia un nemico pubblico. Ecco dunque cercare ogni appiglio che lo sputtani all'occhio dell'elettore, che lo consacri al minuto d'odio.
Nell'era in cui la fantasia progressista introduce quasi quotidianamente categorie da tutelare, ci si è dimenticati di introdurre il reato di "discriminazione politica". Diffamare, ingiuriare, calunniare un'opinione politica, incitare al boicottaggio contro persone e aziende che si identificano in un determinato pensiero politico deve diventare reato come lo sono il razzismo e l'omofobia.
Offendere qualcuno perché vota un determinato partito o perché ha una visione diversa su determinati temi rispetto al mainstream, deve diventare reato esattamente come è reato chiamarlo frocio, sporco negro o pedofilo. Ma soprattutto bisogna mettere in discussione lo strapotere dei media che, seppure sacri in una democrazia compiuta, nondimeno hanno diritti e doveri come qualsiasi persona fisica o giuridica. E si mette in discussione soltanto fissando il principio che il diritto di informazione da parte dei media si deve fermare dove inizia quello del cittadino di vedere i propri diritti tutelati, indipendentemente dal proprio ruolo. Senza porsi la questione in questo modo, ogni discorso sui dossieraggi diventa l'ennesimo inutile ring dello scontro tra destra e sinistra quando, specialmente nell'era dell'ipertrofia mediatica, invece di starnazzare soltanto quando qualcuno fa il saluto romano o dice di non essersi vaccinato, il diritto di proteggere la propria reputazione dovrebbe rientrare tra quelli costituzionali.
Perché un paese dove non si rispettano le idee politiche di una persona, è una dittatura anche peggiore di quelle da cui, a chiacchiere, ambirebbe a proteggerci.
Franco Marino
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