Feltri è stato rinviato a giudizio per "istigazione all'odio razziale". E a parte la comicità involontaria intrinseca di ritenere i "meridionali" una razza, dire che si sia piombati in una preoccupante deriva censoria, ormai è pleonastica banalità.
Tanto per la cronaca, chi scrive è un meridionale che, come l'omino bianco color dei bei tempi che furono, più meridionale non si può. Non perché esista una classifica di meridionalità nella quale io sia al primo posto, ma perché ho nel sangue quantità rilevanti di globuli rossi napoletani, siciliani e pugliesi, cioè i tre capisaldi del Sud Italia. Non che questo sia sempre un piacere, visto che il Sud è esattamente la parte meno funzionante d'Italia, ma almeno posso permettermi di "parlare male" del Sud senza dovermi sciroppare accuse di razzismo o scemenze del genere.

Per una serie di ragioni anche geopolitiche, l'Italia, a dispetto di parlare lo stesso italiano televisivo, non è un paese unitario: chi da fuori venisse in Italia e superasse il Garigliano avrebbe l'impressione di ritrovarsi in un altro mondo. Ed è a partire da questa base che divampano le polemiche. Infatti il meridionale medio, quando gli si fa notare che il Sud è arretrato, inizia a ricordare che c'era un tempo in cui Napoli era una grande capitale europea e la Sicilia era la Magna Grecia mentre al Nord c'era la peste, la pellagra e non so più cosa. Che i Savoia hanno creato l'Italia rapinando il Regno delle Due Sicilie. Che il Sud ha inventato la prima ferrovia mentre il Nord era paludoso. Tutte cose vere ma inutili. Che senso ha rivangare il passato? Oggi le cose stanno così e prendersela con chi ci ha ridotto in questa situazione è inutile, visto che quelli che c'erano, all'epoca, sono tutti un mucchietto d'ossa depositato sotto terra. Semmai è più utile chiedersi come cambiare le cose.

A frenare l'utilità di questo spunto di riflessione è il fatto che, come sempre capita in questi casi, la discussione parte da ciò che dovrebbero fare gli altri - e non i meridionali stessi - per risollevare il Sud. Ed è proprio qui che tra me e i miei conterranei inizia la frattura.
Infatti, ubriacati da una propaganda che predica sempre la generosità a conto terzi, che ha convinto tutti che chi è ricco lo sia sempre perché intrinsecamente criminale, i meridionali si sono convinti che la solidarietà del Nord sia un dovere, un obbligo, mentre non è nient'altro che una convenienza. E quindi tendono in continuazione la mano per prendere soldi.
Forse perché sono un fottuto liberista, forse perché ho una visione calvinista della responsabilità individuale, non ritengo affatto doveroso che il problema si risolva così. La generosità non si può imporre per legge, altrimenti diventa estorsione. I meridionali devono smettere di dare ad altri la colpa della loro miseria e fare in modo di uscirne con le proprie forze.
Se il Nord vuole tenersi i suoi soldi, la cosa è del tutto lecita. Sono le regioni del Sud ad essere avide se vogliono i soldi del Nord.

Dopodiché, alla domanda se i meridionali siano intrinsecamente inferiori, risponderò con un aneddoto personale. Una mia parente, convinta che io fossi poco intelligente, pensava che dopo le medie io non potessi far altro che mirare ad un istituto professionale. La cosa mi ferì così tanto che invece di reagire da meridionale, cioè offendendo mia cugina, dicendole che era una stronza a mortificare un ragazzino - tanto più che è più vecchia di me di quasi trent'anni - reagii, forse perché influenzato dai miei primi quattordici anni di vita al Nord, da settentrionale: orgogliosissimo come ero e come sono ancora oggi, mi iscrissi al più difficile liceo classico della mia città e, dopo le mie difficoltà iniziali alle quali la cugina reagiva con un ghigno di malcelata soddisfazione, quando verso Gennaio il mio rendimento iniziò a crescere verticalmente grazie al mio duro lavoro e a fine anno la mia media scolastica si aggirò tra il 7 e l'8, le sventolai la pagella sotto il naso. E non si permise più di dirmi nulla.
Tutto questo per dire che c'è solo un modo per smentire i pregiudizi della gente: i risultati. I meridionali se non vogliono essere considerati inferiori, si comportino realizzando grandi imprese e risolvendo i propri problemi. Sarà solo questo che zittirà Feltri e compagnia.
Non le minacce di carta bollata.

Comments

Premetto che sono esattamente al 50% siciliano e al 50% friulano, non solo per nascita dei genitori ma anche per le rispettive famiglie di origine.
Sono perfettamente d'accordo: basta con le continue autocommiserazioni o gli eccessi di permalosaggine, tirare fuori gli attributi e lottare!
 
Io sono veneta purosangue. Da ragazzina
anni 50-60 sentivo il borbottio infastidito di mio padre, medico, che parlava di "casmez" e pensavo che fosse una specie di malattia delle regioni del sud che chiedevano aiuti in termini di soldi per guarire. Mi sa che di tale epidemia il sud non é guarito ancora del tutto ed é un peccato perché, tramite mio marito ed i suoi contatti a livello di progettazione industriale, di persone più preparate, più reattive, più creative in quanto ad idee rispetto agli industriali "polentoni" veneti, ne ha conosciute molte. Molti progetti stupendi sono stati bloccati per interferenze della politica locale. Credo che la guarigione da casmez debba iniziare dal lì. Magari convincendo De Luca a frequentare un corso di educazione più civile che civica
 
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Franco Marino
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