Se scrivessi che Mussolini "ha fatto anche cose buone" - cosa inevitabile se si tiene il potere per vent'anni - potrei essere denunciato per apologia di fascismo. E tuttavia, la persona che parla di politica in maniera matura sa bene che il mondo non è una favola dove si scontrano buoni e cattivi. Nessun regime rimane in piedi per vent'anni se non fa anche cose buone. Per non rivolere più il fascismo non è necessaria la polizia del pensiero: basterebbe dire che ha portato alla totale disfatta la nostra nazione e che il conto che oggi stiamo pagando è figlio anche di quegli anni, per ritenere quell'esperienza non ripetibile. Solo che questo ai poliziotti del pensiero non va bene. Non va bene storicizzare il Ventennio e trarne gli insegnamenti più veritativi. Bisogna a tutti i costi creare la narrazione dell'Italia come paradiso terrestre, minacciata da un tiranno pazzo o cattivo che decise di mettere sotto scacco decine di milioni di italiani che prima vivevano felici in un paese democratico. Questo è il livello medio dell'intelligentia antifascista e chiunque osi contestarla rischia una convocazione da qualche questurino perdigiorno in toga o in divisa.
I reati di opinione sono pericolosi proprio per questo: lasciano a chi è chiamato a giudicarli un ampio margine interpretativo nel quale si mettono nel calderone i busti del Duce e il tentativo di proporre una visione differente della storiografia ufficiale, magari proprio perché certi fatti non si ripetano. Per cui, quando ho letto la notizia del rinvio a giudizio di Vannacci per istigazione all'odio razziale in quanto ha osato scrivere che "i tratti somatici della Egonu non rappresentano l'italianità", non sono rimasto sorpreso. Questo è il paese dove ogni dì si accusano la Meloni e Salvini di fascismo, razzismo e omofobia senza che da questi signori sia mai arrivata una parola che identifichi un fatto criminoso in tal senso, ché viceversa sarebbero già stati buttati in gattabuia ed espulsi dalla politica. Al sottoscritto danno in continuazione del fascista senza che lo sia mai stato neanche per un giorno della mia vita.
Naturalmente, questo non significa che Vannacci abbia ragione. Che l'italianità debba per forza coincidere con la pelle color mozzarella è altamente discutibile. Intanto, tantissimi italiani di origine africana non soltanto sono perfettamente integrati e fieri di essere italiani molto più di tanti autoctoni, ma soprattutto contribuiscono in maniera fattiva all'erario italiano. La persona di buonsenso, tra un nero che tiene alta la bandiera del suo paese e un bianco che la vende al nemico, personalmente non avrebbe esitazioni a cacciare a pedate il bianco e tenersi stretto il nero. Semplicemente, non si capisce dove sia il crimine di dire che i tratti somatici della Egonu non siano propri dell'italianità. Personalmente, non mi offenderei certo se un nigeriano si stupisse nel vedere nella sua Nazionale un calciatore con tratti somatici simili ai miei.
Ma soprattutto, questo è il modo migliore per far diventare Vannacci un martire, consentendogli di fare il pieno alle elezioni. Le classi dirigenti non capiscono che il generale ha avuto successo perché trascrive nero su bianco quello che molti italiani, ogni giorno, pensano e scrivono - fin quando potranno farlo - sui social. E che lo pensano più per reazione ad un clima di perenne censura che per reale omofobia, razzismo o che. Perseguirlo e perseguitarlo non otterrà nient'altro che rendere ancora più aggressiva la rabbia di chi, oggi, non si sente più libero di esprimersi. Ammesso che questo non sia l'effetto desiderato, cosa che ovviamente aprirebbe scenari piuttosto inquietanti.
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I reati di opinione sono pericolosi proprio per questo: lasciano a chi è chiamato a giudicarli un ampio margine interpretativo nel quale si mettono nel calderone i busti del Duce e il tentativo di proporre una visione differente della storiografia ufficiale, magari proprio perché certi fatti non si ripetano. Per cui, quando ho letto la notizia del rinvio a giudizio di Vannacci per istigazione all'odio razziale in quanto ha osato scrivere che "i tratti somatici della Egonu non rappresentano l'italianità", non sono rimasto sorpreso. Questo è il paese dove ogni dì si accusano la Meloni e Salvini di fascismo, razzismo e omofobia senza che da questi signori sia mai arrivata una parola che identifichi un fatto criminoso in tal senso, ché viceversa sarebbero già stati buttati in gattabuia ed espulsi dalla politica. Al sottoscritto danno in continuazione del fascista senza che lo sia mai stato neanche per un giorno della mia vita.
Naturalmente, questo non significa che Vannacci abbia ragione. Che l'italianità debba per forza coincidere con la pelle color mozzarella è altamente discutibile. Intanto, tantissimi italiani di origine africana non soltanto sono perfettamente integrati e fieri di essere italiani molto più di tanti autoctoni, ma soprattutto contribuiscono in maniera fattiva all'erario italiano. La persona di buonsenso, tra un nero che tiene alta la bandiera del suo paese e un bianco che la vende al nemico, personalmente non avrebbe esitazioni a cacciare a pedate il bianco e tenersi stretto il nero. Semplicemente, non si capisce dove sia il crimine di dire che i tratti somatici della Egonu non siano propri dell'italianità. Personalmente, non mi offenderei certo se un nigeriano si stupisse nel vedere nella sua Nazionale un calciatore con tratti somatici simili ai miei.
Ma soprattutto, questo è il modo migliore per far diventare Vannacci un martire, consentendogli di fare il pieno alle elezioni. Le classi dirigenti non capiscono che il generale ha avuto successo perché trascrive nero su bianco quello che molti italiani, ogni giorno, pensano e scrivono - fin quando potranno farlo - sui social. E che lo pensano più per reazione ad un clima di perenne censura che per reale omofobia, razzismo o che. Perseguirlo e perseguitarlo non otterrà nient'altro che rendere ancora più aggressiva la rabbia di chi, oggi, non si sente più libero di esprimersi. Ammesso che questo non sia l'effetto desiderato, cosa che ovviamente aprirebbe scenari piuttosto inquietanti.
Franco Marino
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