Ci sono fatti dove è possibile farsi un'opinione chiara e altri dove scrivere qualcosa è completamente inutile.
Sui fatti di Genova del 2001, per esempio, ogni opinione sarebbe inutile. Nessuno è all'altezza di dire cosa sia davvero avvenuto in quella famigerata Scuola Diaz: le forze dell'ordine ci hanno dato dentro troppo pesantemente? Hanno reagito a provocazioni precise? Chissà. La persona di buonsenso ha troppa sfiducia nei confronti della propaganda di ambedue le parti per poter dare per scontate certe cose.
In merito ai fatti di Pisa, siamo in condizioni analoghe. Schierarsi a priori con le forze dell'ordine significherebbe intanto attribuire loro un'infallibilità che non ha nessun essere umano e divinizzare un corpo dello Stato che non merita alcun tipo di rispetto privilegiato rispetto ad altre funzioni. Questa storia che "noi stiamo sempre e comunque con le forze dell'ordine", è una scemenza tipicamente italiana. In qualsiasi paese che ambisca a rimanere democratico e liberale, le forze dell'ordine sono al servizio dei cittadini, non sono i cittadini al servizio delle forze dell'ordine.
Né tantomeno ci si può fidare della buonafede di un certo sinistrismo ribellista all'amatriciana, abilissimo a trasformare in eroe, per esempio, un Carlo Giuliani, ammazzato mentre stava per sfondare la testa di un Carabiniere prendendola ad estintorate.
Se, invece, si vuol provare ad andare oltre il terreno dell'ennesimo scontro inutile, bisogna capire perché, da decenni, centinaia di migliaia di persone si buttano nelle piazze a fare casino e soprattutto perché tutto questo è assolutamente inutile.
Anni di esperienza nell'osservazione delle cose - e anche qualche conoscenza nell'ambito delle forze di solito implicate in questi meccanismi - mi hanno portato alla conclusione che lo spontaneismo manifestativo è una delle più grandi balle che si raccontino. Le manifestazioni sono gestite da entità professionalmente strutturate per fare in modo che facciano rumore e soprattutto sappiano come e quando farle degenerare per far passare un determinato messaggio. Uno dei motivi per cui, ad esempio, non mi sono mai unito alle manifestazioni contro il green-pass, che pure in teoria condividevano le mie opinioni, è perché avendovi visto in prima fila gente vicina alla camorra - che conoscevo perché purtroppo mi ci ero rotto il naso negli anni precedenti - sapevo benissimo che si trattava della solita cosa gestita dall'alto, per fini di vario genere. La spontaneità delle manifestazioni, di qualsiasi tipo, non esiste. Mai.
Questo per quanto riguarda i vertici organizzativi, perché che poi alla base vi si unisca tanta gente in buonafede, su questo non c'è dubbio. Del resto, è lo stesso meccanismo del branco - che è poi alla base, per esempio, anche degli ultras - che porta individui, singolarmente persone tranquillissime, a dire che lo "juventino ciuccia i piselli di tutta quanta la famiglia Agnelli" con la stessa leggerezza con cui si urlano slogan antisemiti. La voglia di "stare insieme" è il nerbo di qualsiasi gruppo e a quel punto manifestare per la Palestina o per una sconfitta avvenuta per colpa di un arbitro venduto è del tutto indifferente. Chi in quel momento osasse dire "No dai ragazzi, non diciamo queste scemenze" verrebbe rapidamente espulso e non potrebbe nemmeno essere sicuro di ritornare a casa sulle proprie gambe. Chi ha militato in gruppi ultrà queste cose le sa bene.
Se poi vogliamo andare nello specifico, a Pisa, i giovani manifestavano per la Palestina, auspicando la fine del sionismo e dello stato di Israele. E già questo fa ridere. L'idea che una manifestazione fermi una guerra a 2000 km di distanza e soprattutto faccia crollare lo stato di Israele è assolutamente ridicola. Non è che se Netanyahu guarderà le immagini di Pisa, si metterà le mani sulla testa e dirà "Mioddio! Cosa sto facendo? Che scandalo! Ora ridò Israele ad Hamas". Se davvero si vuole, come cittadini italiani, avere un ruolo nella fine di questo conflitto, la vera domanda è: noi come Italia che ruolo possiamo avere? Di certo nessuno, grazie a quella stessa sinistra che, mentre oggi porta centinaia di migliaia di ragazzotti disorientati nelle piazze, ha sempre storicamente tifato per l'indebolimento della sovranità italiana, col risultato che oggi l'Italia non può avere una politica estera in grado di incidere su niente al mondo e quindi neanche sulle vicende in Palestina. Se avessimo l'atomica, se avessimo un'economia forte, se avessimo un esercito forte, se non avessimo governi ricattati dalla magistratura o dal giornalismo, potremmo andare da Netanyahu e da Hamas e dire loro "Signori, se non la finite, mettiamo un bell'embargo sui vostri prodotti e/o non compreremo più il vostro debito e/o faremo qualsiasi cosa vi penalizzi". Chiaramente, da incompetente che non ha mai avuto responsabilità di governo, il mio esempio è una bozza, ma serve soltanto a dire che questo - e soltanto questo - ricondurrebbe i belligeranti a più miti consigli, perché una guerra avviene soltanto perché c'è un interesse tale nel farla che ha sopravanzato tutti gli altri interessi. L'unica speranza per farla finire è fare in modo che venga meno quell'interesse.
E' anche per questo che il ribellismo è del tutto inutile. Ma tutto questo oggi non viene capito da chi va in piazza a protestare perché trascinato dal più classico dei meccanismi del branco né più né meno di quei tifosi convinti che siano le loro urla a trascinare il pallone oltre la linea della porta avversaria e non la destrezza del centravanti. Che poi molti media coltivino questa illusione, è cosa nota. D'altronde, per sopravvivere, hanno bisogno di convincere i loro lettori/telespettatori di essere importanti. Sennò nessuno li leggerebbe/guarderebbe più.
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Sui fatti di Genova del 2001, per esempio, ogni opinione sarebbe inutile. Nessuno è all'altezza di dire cosa sia davvero avvenuto in quella famigerata Scuola Diaz: le forze dell'ordine ci hanno dato dentro troppo pesantemente? Hanno reagito a provocazioni precise? Chissà. La persona di buonsenso ha troppa sfiducia nei confronti della propaganda di ambedue le parti per poter dare per scontate certe cose.
In merito ai fatti di Pisa, siamo in condizioni analoghe. Schierarsi a priori con le forze dell'ordine significherebbe intanto attribuire loro un'infallibilità che non ha nessun essere umano e divinizzare un corpo dello Stato che non merita alcun tipo di rispetto privilegiato rispetto ad altre funzioni. Questa storia che "noi stiamo sempre e comunque con le forze dell'ordine", è una scemenza tipicamente italiana. In qualsiasi paese che ambisca a rimanere democratico e liberale, le forze dell'ordine sono al servizio dei cittadini, non sono i cittadini al servizio delle forze dell'ordine.
Né tantomeno ci si può fidare della buonafede di un certo sinistrismo ribellista all'amatriciana, abilissimo a trasformare in eroe, per esempio, un Carlo Giuliani, ammazzato mentre stava per sfondare la testa di un Carabiniere prendendola ad estintorate.
Se, invece, si vuol provare ad andare oltre il terreno dell'ennesimo scontro inutile, bisogna capire perché, da decenni, centinaia di migliaia di persone si buttano nelle piazze a fare casino e soprattutto perché tutto questo è assolutamente inutile.
Anni di esperienza nell'osservazione delle cose - e anche qualche conoscenza nell'ambito delle forze di solito implicate in questi meccanismi - mi hanno portato alla conclusione che lo spontaneismo manifestativo è una delle più grandi balle che si raccontino. Le manifestazioni sono gestite da entità professionalmente strutturate per fare in modo che facciano rumore e soprattutto sappiano come e quando farle degenerare per far passare un determinato messaggio. Uno dei motivi per cui, ad esempio, non mi sono mai unito alle manifestazioni contro il green-pass, che pure in teoria condividevano le mie opinioni, è perché avendovi visto in prima fila gente vicina alla camorra - che conoscevo perché purtroppo mi ci ero rotto il naso negli anni precedenti - sapevo benissimo che si trattava della solita cosa gestita dall'alto, per fini di vario genere. La spontaneità delle manifestazioni, di qualsiasi tipo, non esiste. Mai.
Questo per quanto riguarda i vertici organizzativi, perché che poi alla base vi si unisca tanta gente in buonafede, su questo non c'è dubbio. Del resto, è lo stesso meccanismo del branco - che è poi alla base, per esempio, anche degli ultras - che porta individui, singolarmente persone tranquillissime, a dire che lo "juventino ciuccia i piselli di tutta quanta la famiglia Agnelli" con la stessa leggerezza con cui si urlano slogan antisemiti. La voglia di "stare insieme" è il nerbo di qualsiasi gruppo e a quel punto manifestare per la Palestina o per una sconfitta avvenuta per colpa di un arbitro venduto è del tutto indifferente. Chi in quel momento osasse dire "No dai ragazzi, non diciamo queste scemenze" verrebbe rapidamente espulso e non potrebbe nemmeno essere sicuro di ritornare a casa sulle proprie gambe. Chi ha militato in gruppi ultrà queste cose le sa bene.
Se poi vogliamo andare nello specifico, a Pisa, i giovani manifestavano per la Palestina, auspicando la fine del sionismo e dello stato di Israele. E già questo fa ridere. L'idea che una manifestazione fermi una guerra a 2000 km di distanza e soprattutto faccia crollare lo stato di Israele è assolutamente ridicola. Non è che se Netanyahu guarderà le immagini di Pisa, si metterà le mani sulla testa e dirà "Mioddio! Cosa sto facendo? Che scandalo! Ora ridò Israele ad Hamas". Se davvero si vuole, come cittadini italiani, avere un ruolo nella fine di questo conflitto, la vera domanda è: noi come Italia che ruolo possiamo avere? Di certo nessuno, grazie a quella stessa sinistra che, mentre oggi porta centinaia di migliaia di ragazzotti disorientati nelle piazze, ha sempre storicamente tifato per l'indebolimento della sovranità italiana, col risultato che oggi l'Italia non può avere una politica estera in grado di incidere su niente al mondo e quindi neanche sulle vicende in Palestina. Se avessimo l'atomica, se avessimo un'economia forte, se avessimo un esercito forte, se non avessimo governi ricattati dalla magistratura o dal giornalismo, potremmo andare da Netanyahu e da Hamas e dire loro "Signori, se non la finite, mettiamo un bell'embargo sui vostri prodotti e/o non compreremo più il vostro debito e/o faremo qualsiasi cosa vi penalizzi". Chiaramente, da incompetente che non ha mai avuto responsabilità di governo, il mio esempio è una bozza, ma serve soltanto a dire che questo - e soltanto questo - ricondurrebbe i belligeranti a più miti consigli, perché una guerra avviene soltanto perché c'è un interesse tale nel farla che ha sopravanzato tutti gli altri interessi. L'unica speranza per farla finire è fare in modo che venga meno quell'interesse.
E' anche per questo che il ribellismo è del tutto inutile. Ma tutto questo oggi non viene capito da chi va in piazza a protestare perché trascinato dal più classico dei meccanismi del branco né più né meno di quei tifosi convinti che siano le loro urla a trascinare il pallone oltre la linea della porta avversaria e non la destrezza del centravanti. Che poi molti media coltivino questa illusione, è cosa nota. D'altronde, per sopravvivere, hanno bisogno di convincere i loro lettori/telespettatori di essere importanti. Sennò nessuno li leggerebbe/guarderebbe più.
Franco Marino
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