Chi ha ucciso Navalny? Rispondere con sicumera ad una domanda di questo tipo renderebbe ridicolo chiunque ci provasse. Nessuno di noi comuni mortali dispone dei dati per dirimere un dilemma di questa portata. E, tuttavia, già se si riesce a togliere un po' di nuvole dal sole della verità, si fa cosa buona e giusta.
La prima nube è l'approccio occidentale. Negli ultimi anni, per screditare ogni dissenso, si è fatto credere alla gente che una cosa può dirsi vera soltanto se ci appare davanti agli occhi e se "ce lo dicono i giornali". Se si prende, ad esempio, la strage dell'11 Settembre, chiunque metta in dubbio - a torto o ragione - la tesi ufficiale, viene visto come complottista: Se i media ufficiali dicono che è stato Bin Laden, chi sei tu per dubitare? Il problema è che questo approccio avrebbe una sua dignità se, nel frattempo, con la stessa sommarietà, non si incolpasse Putin - che ha sempre negato ogni coinvolgimento e contro il quale non sembra esserci nessun processo - della morte di chiunque gli si sia messo di traverso nel corso della sua carriera. In sintesi, i media dicono: Navalny era nemico di Putin? Sì. Dunque se è morto, la colpa non può che essere di Putin. Approccio che a quel punto si deve applicare anche a tutto ciò che riguardi l'Occidente. Non si può essere cospirazionisti a targhe alterne.
Altro conto è discutere sul movente che Putin potesse avere per uccidere Navalny come anche la Politkvoskaja, Litminenko o Nemetsov.
Senza entrare nelle singole vicende, tutti questi signori descrivevano Putin come un criminale che fa cose schifose. Il problema è che questa strategia funziona con i rincoglioniti convinti che la politica sia il mondo rosa delle conferenze congiunte quando la persona avveduta sa benissimo che la politica internazionale è una Gomorra incravattata. In sostanza, i russi sanno benissimo chi è Putin e fanno un ragionamento molto semplice: è un delinquente ma è il nostro delinquente. Nessuna delle scoperte che si sono fatte sul conto di Putin da parte di quei personaggi avrebbe mai potuto metterlo in difficoltà.
Mentre se proprio vogliamo parlare di moventi, forse il movente potrebbe essere proprio quello degli americani che, attribuendo a Putin la responsabilità di quei delitti, vogliono aizzare i paesi europei, da sempre sensibili al fascino russo, contro il Cremlino, per sabotare un'alleanza eurasiatica.
E' una tesi sommaria, certo. Ma come è sommaria anche la tesi di attribuire ad un capo di stato la morte di tutti i suoi avversari politici: la sommarietà o si applica a tutti o non si applica a nessuno.
In realtà, la persona di buonsenso non si scandalizza. Sa bene che, sebbene non si sia più ai tempi di Roma quando le liste di proscrizione si concludevano con l'inevitabile uccisione e confisca di beni di chiunque vi finisse dentro, gli omicidi politici nella storia ci sono sempre stati. Sono l'arma con cui un leader politico si sbarazza di nemici che mettono in dubbio quella stabilità delle istituzioni necessaria per governare il paese. E, dunque, sa bene che morale e politica sono rette parallele che non si incontreranno mai.
Sostieni La Grande Italia con una donazione a questo link:
La prima nube è l'approccio occidentale. Negli ultimi anni, per screditare ogni dissenso, si è fatto credere alla gente che una cosa può dirsi vera soltanto se ci appare davanti agli occhi e se "ce lo dicono i giornali". Se si prende, ad esempio, la strage dell'11 Settembre, chiunque metta in dubbio - a torto o ragione - la tesi ufficiale, viene visto come complottista: Se i media ufficiali dicono che è stato Bin Laden, chi sei tu per dubitare? Il problema è che questo approccio avrebbe una sua dignità se, nel frattempo, con la stessa sommarietà, non si incolpasse Putin - che ha sempre negato ogni coinvolgimento e contro il quale non sembra esserci nessun processo - della morte di chiunque gli si sia messo di traverso nel corso della sua carriera. In sintesi, i media dicono: Navalny era nemico di Putin? Sì. Dunque se è morto, la colpa non può che essere di Putin. Approccio che a quel punto si deve applicare anche a tutto ciò che riguardi l'Occidente. Non si può essere cospirazionisti a targhe alterne.
Altro conto è discutere sul movente che Putin potesse avere per uccidere Navalny come anche la Politkvoskaja, Litminenko o Nemetsov.
Senza entrare nelle singole vicende, tutti questi signori descrivevano Putin come un criminale che fa cose schifose. Il problema è che questa strategia funziona con i rincoglioniti convinti che la politica sia il mondo rosa delle conferenze congiunte quando la persona avveduta sa benissimo che la politica internazionale è una Gomorra incravattata. In sostanza, i russi sanno benissimo chi è Putin e fanno un ragionamento molto semplice: è un delinquente ma è il nostro delinquente. Nessuna delle scoperte che si sono fatte sul conto di Putin da parte di quei personaggi avrebbe mai potuto metterlo in difficoltà.
Mentre se proprio vogliamo parlare di moventi, forse il movente potrebbe essere proprio quello degli americani che, attribuendo a Putin la responsabilità di quei delitti, vogliono aizzare i paesi europei, da sempre sensibili al fascino russo, contro il Cremlino, per sabotare un'alleanza eurasiatica.
E' una tesi sommaria, certo. Ma come è sommaria anche la tesi di attribuire ad un capo di stato la morte di tutti i suoi avversari politici: la sommarietà o si applica a tutti o non si applica a nessuno.
In realtà, la persona di buonsenso non si scandalizza. Sa bene che, sebbene non si sia più ai tempi di Roma quando le liste di proscrizione si concludevano con l'inevitabile uccisione e confisca di beni di chiunque vi finisse dentro, gli omicidi politici nella storia ci sono sempre stati. Sono l'arma con cui un leader politico si sbarazza di nemici che mettono in dubbio quella stabilità delle istituzioni necessaria per governare il paese. E, dunque, sa bene che morale e politica sono rette parallele che non si incontreranno mai.
Dunque, chi ha ucciso Navalny? Non si sa. Ma non importa. Della sorte di questo signore, tra non molto, non fregherà più niente a nessuno. Di sicuro non ai russi, ma altrettanto certamente neanche quegli italiani il cui interesse primario è di avere il piatto a tavola e di poter scaldarsi come vogliono, di certo non la pretesa che i capi di stato siano gigli di campo, tantomeno se stranieri.
Franco Marino
Sostieni La Grande Italia con una donazione a questo link: