Una volta, avrò avuto tredici o quattordici anni, durante una conversazione tra amici, mio padre e mia madre mi cacciarono davanti a tutti, intimandomi di andarmene in camera da letto. Ero incredulo. Non capivo cosa potessi aver fatto. Non avevo offeso nessuno, ero assolutamente tranquillo. Sapete qual era la ragione? Mi ero semplicemente permesso di non dire, durante l'esposizione di una mia opinione, l'espressione "a mio modesto parere". I miei su queste cose erano estremamente formali. Non so se esagerassero, certo è che ho ereditato un'allergia totale alle polemiche e alle discussioni. Quando si gestisce uno spazio digitale, specie se si parla di temi molto importanti, queste sono inevitabili e non si può pretendere che tutti dicano "a mio modesto parere" pure su messaggi di pochi kb. Ma certamente, non mi sono rassegnato alla cafonaggine di certi talk-show, di certi pollai dove ci si interrompe vicendevolmente, dove ci si insulta, né tantomeno accetto il clima da rissa dei social, che oltretutto sta surriscaldando anche me. Il mio ideale di discussione è la conversazione in modalità caminetto, dove due persone conversano allegramente, senza l'aria di rilasciare sentenze apodittiche da apporre in ogni aula del globo terracqueo.
E tuttavia, questo ideale è destinato ad essere lettera morta quando si discute di temi che toccano la carne viva degli interessi personali. Fin quando si tratta di discutere se De Laurentiis abbia fatto bene ad esonerare Mazzarri (per me ha fatto malissimo, aperta e chiusa parentesi) si può anche vedere l'argomento per quel che è, ossia un divertissement per il quale non vale la pena troncare un'amicizia. Ben diverso sarebbe il caso se qualcuno difendesse davanti ai miei occhi il Green Deal, che molte ansie per il futuro mi sta provocando. In quel caso, io non ci tengo ad essere amico di chi tifa perché io tiri fuori 100.000 euro.
Molti si scandalizzano per i toni ormai raggiunti dalla comunicazione. Si scandalizza la gente di De Luca che chiama stronza la Meloni - come se lo Sceriffo non avesse una lunga storia di contumelie rivolte a chiunque non aderisca in toto alle sue convinzioni - oppure, è il caso di ieri, ci si scandalizza della russa che, con tanto di permesso di soggiorno, all'aeroporto di Fiumicino si è vista rifiutare la vendita di una bottiglia d'acqua. Ormai gli insulti volano tra centrosinistra e centrodestra, con giornalisti sempre più violenti contro gli avversari politici. E purtroppo si tratta di lamentazioni sterili, fini a se stesse.
Purtroppo noi stiamo vivendo un clima di guerra che peggiorerà sempre più e, dunque, è inevitabile che i toni siano questi.
Se l'Occidente descrive Putin come novello Hitler, vi aspettate che la gente comune non si adegui fino a prendersela con una povera cittadina russa che ha la sola "colpa" di appartenere ad un paese etichettato come nuovo impero del male? E se chi ha un'opinione alternativa, viene descritto come un individuo da emarginare, vi aspettate che non reagisca indignato?
Pretendere che i toni si pacifichino è destinato a rimanere lettera morta. Ormai l'Occidente, a partire dagli Stati Uniti, è spaccato in due tra due fronti che si odiano, che si detestano perché in troppi occupano poche risorse. Pensare che si mantengano toni cortesi durante una guerra è, semplicemente, una perdita di tempo.
Le regole della cortesia valgono in tempo di pace. Ormai siamo immersi in un clima di guerra che non promette niente di buono, che vede, come disse Abramo Lincoln poco prima di dichiarare guerra agli stati del Sud, "americani contro americani, fratelli contro fratelli, ma non c'è altra scelta".
E tuttavia, questo ideale è destinato ad essere lettera morta quando si discute di temi che toccano la carne viva degli interessi personali. Fin quando si tratta di discutere se De Laurentiis abbia fatto bene ad esonerare Mazzarri (per me ha fatto malissimo, aperta e chiusa parentesi) si può anche vedere l'argomento per quel che è, ossia un divertissement per il quale non vale la pena troncare un'amicizia. Ben diverso sarebbe il caso se qualcuno difendesse davanti ai miei occhi il Green Deal, che molte ansie per il futuro mi sta provocando. In quel caso, io non ci tengo ad essere amico di chi tifa perché io tiri fuori 100.000 euro.
Molti si scandalizzano per i toni ormai raggiunti dalla comunicazione. Si scandalizza la gente di De Luca che chiama stronza la Meloni - come se lo Sceriffo non avesse una lunga storia di contumelie rivolte a chiunque non aderisca in toto alle sue convinzioni - oppure, è il caso di ieri, ci si scandalizza della russa che, con tanto di permesso di soggiorno, all'aeroporto di Fiumicino si è vista rifiutare la vendita di una bottiglia d'acqua. Ormai gli insulti volano tra centrosinistra e centrodestra, con giornalisti sempre più violenti contro gli avversari politici. E purtroppo si tratta di lamentazioni sterili, fini a se stesse.
Purtroppo noi stiamo vivendo un clima di guerra che peggiorerà sempre più e, dunque, è inevitabile che i toni siano questi.
Se l'Occidente descrive Putin come novello Hitler, vi aspettate che la gente comune non si adegui fino a prendersela con una povera cittadina russa che ha la sola "colpa" di appartenere ad un paese etichettato come nuovo impero del male? E se chi ha un'opinione alternativa, viene descritto come un individuo da emarginare, vi aspettate che non reagisca indignato?
Pretendere che i toni si pacifichino è destinato a rimanere lettera morta. Ormai l'Occidente, a partire dagli Stati Uniti, è spaccato in due tra due fronti che si odiano, che si detestano perché in troppi occupano poche risorse. Pensare che si mantengano toni cortesi durante una guerra è, semplicemente, una perdita di tempo.
Le regole della cortesia valgono in tempo di pace. Ormai siamo immersi in un clima di guerra che non promette niente di buono, che vede, come disse Abramo Lincoln poco prima di dichiarare guerra agli stati del Sud, "americani contro americani, fratelli contro fratelli, ma non c'è altra scelta".
Dice, ma perché hai sentito l'esigenza di dircelo? Niente, per condividere un'amara e sconsolata riflessione su ciò che questo nostro mondo sta diventando.