Molti credono che la censura sia efficace contro la diffusione del pensiero e, invece, è esattamente l'opposto: lo rafforza. Ma soprattutto, non c'è niente di più efficace per smontare la narrazione proposta da una persona che consentirle di esprimerla.
In questo senso, farsi un giro nella bacheca di un sostenitore dei deliri degli ultimi anni - dal covid alla carne sintetica, passando per ecobufale e ucrainismi - è quanto mai salvifico perché permette di radicalizzare la propria distanza da quel mondo.

Ecco perché ho trovato profondamente sbagliata la censura della Venier alle parole di Ghali e di Dargen D'Amico in favore della "pace in Palestina", che poi in realtà è propaganda filo-Hamas. Tanto per cominciare, in democrazia e in uno spazio pubblico, ognuno ha il diritto di dire ciò che pensa, fesserie comprese. Ma soprattutto, non c'è modo migliore per smontare un fesso che consentirgli di dire ciò che dice.
Infatti sono, da sempre, convinto che i pacifisti siano sostanzialmente dei cretini. Non perché l'ideale della pace non si debba raggiungere - ché una guerra periglierebbe l'intera umanità - ma perché è del tutto infantile pensare che strillando in mondovisione "Stop alla guerra", Putin e Zelensky anziché Netanyahu e Hamas, decidano di fare mignolino mignolino e finirla lì.
Chiunque si sia, per le più svariate ragioni, trovato nella vita ad affrontare un conflitto con qualcuno, sa che non è mai un momento sereno. Tanto per cominciare, il nemico può sconfiggerci, ma soprattutto spesso anche una vittoria può rivelarsi più dannosa dei profitti che si sono ottenuti.

Così, se fossi stato io il conduttore, avrei lasciato sfogare tutta la prosopopea pacifista di Ghali infilzandolo con quel po' di cultura cinematografica che ho, di film significativi, veri. Gli avrei, per esempio, raccontato di un film di Alberto Sordi "finché c'è guerra c'è speranza" dove il protagonista, un fabbricante d'armi, spiega che le guerre non le fanno quelli che vendono le armi, ma la gente comune che vuole troppo e costringe dunque i governi a depredare altri paesi. Oppure sarebbe bastato ricordare a Ghali che esiste qualcosa di ben peggiore di fare una guerra: perderla. Perché il problema degli italiani, che hanno perso una guerra ottant'anni fa, è che non hanno ancora pagato il conto - in realtà stiamo iniziando ora a pagarlo - e, dunque, confondono il benessere del tutto fortuito, dovuto all'esigenza dei vincitori di evitare che l'Occidente finisse ad Est, con il fatto che davvero si possa perdere una guerra senza conseguenze. Hamas e Israele, chiunque abbia ragione o torto tra le due parti, come pure Ucraina (e con essa l'Occidente) e la Russia, si giocano il tutto per tutto. Non esiste pacifismo quando si deve sopravvivere. Tutto il resto è roba moralistica per cervelli bacati.

Ecco, sarebbe bastato fare un discorso del genere per smontare tutta la retorica dei Ghali e di tutti i menestrelli del pacifismo, da quelli che perlomeno hanno fatto buona musica e bella poesia come De André, ai fenomeni mediatici del momento.
Ma forse, riflettendoci, se avessi osato un discorso così temerario, altro che censura dalla RAI.
Mi avrebbero sparato a vista.

Franco Marino


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Comments

Condivido tutto e posso aggiungere una cosa?
Mara Venier sta alla Rai da tutta la vita , ha potere… ha anche il potere di non eseguire gli ordini e di leggere un comunicato scritto
L’uomo ha sempre una scelta… lei ha deciso di eseguire gli ordini
A fine carriera ha perso una occasione
Io avrei deciso di testa mia anche a costo di essere licenziata in tronco
 
Il tuo discorso, di tipo generale, è ineccepibile. Nello specifico (da buon complottista) dico che il Ghali ha avuto il compito di rappresentare una posizione dell'establishment, con la farsa successiva del piede in due scarpe della Mara. Se il Ghali sarà metaforicamente fatto fuori, significa che ho sbagliato.
 
Last edited by a moderator:
Vero, infatti, il fatto che purtroppo cessi sociali vari, coi loro modi censori, abbiano sposato la causa palestinese scippandola a noi neof, non ha fatto che favorire una destra islamofoba facendo del filosionismo sempre più un mantra nelle destre, più di prima.
 

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