Immaginiamo una persona che andasse a vivere a casa di una numerosa famiglia che ha regole ben precise. Se l'ospite in questione cercasse di imporre le proprie regole a questa famiglia, otterrebbe come unico risultato di essere cacciato giustamente a pedate. Se poi il capofamiglia in questione è il capo di uno stato e ha la responsabilità di dover gestire milioni di persone e non c'è una polizia internazionale che ne prevenga gli abusi, l'ospite rischia di essere ammazzato come magari è capitato a Regeni.
Questo principio stenta a sedimentarsi nella testa in generale degli occidentali e dunque scalzare la pretesa che il mondo si adegui allo schema americano e dunque accetti di buon grado che un grosso gendarme non riconosciuto da nessuno come tale, vada a sindacare in casa d'altri. Anche volendo propagandare al mondo che l'Occidente sia il paradiso terrestre, suggestione che reggerà soltanto fin quando tiene Wall Street, rimane sempre il fatto che imporre la propria visione delle cose agli altri implichi una condizione di maggioranza rispetto a tutti gli altri. E così non è. Se contiamo che l'Occidente è una minoranza nel mondo, rumorosa quanto si vuole ma minoranza, un'operazione di egemonia globale richiederebbe di dichiarare guerra a miliardi di persone che, rivendicando il proprio diritto di mangiare montone e di bardare le donne col velo, non se la sentono minimamente di mangiare hamburger e scoprire ogni millimetro del proprio corpo.
Il caso di Ilaria Salis, personalmente, mi lascia del tutto indifferente.
Prima di tutto, ho scoperto con grande sconcerto che questa povera disgraziata è in galera da un anno. Strano perché io il suo nome l'ho letto per la prima volta proprio ieri. Tradotto, di questa qui non frega niente a nessuno di coloro che oggi fingono di interessarsene. La vogliono soltanto come strumento di propaganda contro Orban perché quest'ultimo sta arrivando allo scontro con l'UE sulla legge finanziaria, viceversa, il suo nome sarebbe confinato nell'anonimato di una sinistra troppo presa ad occuparsi di baggianate.
In secondo luogo, si vuol far passare il messaggio che Orban sia una sorta di monarca assoluto, che oltre a fare le leggi commina anche le sentenze, che è ovviamente un'idiozia, ma vai a farlo capire alle sinistre.
Ma indipendentemente da questi punti che, già di per sé, basterebbero a stomacare, va detta un'altra cosa: molti anarcolibertari sembrano non considerare che ci sono parti del mondo dove si ragiona diversamente che in Italia.
Qui da noi è possibile tirare un estintore in faccia ad un Carabiniere che, va da sé, se ha l'umile pretesa di non voler farsi prendere ad estintorate in faccia e ammazza l'aggressore, passerà un guaio che gli rovinerà la vita, mentre l'aggressore si vedrà dedicata un'aula del Senato.
Qui da noi, è possibile ammazzare una donna per poi, dopo aver cumulato buone condotte ed altre frattaglie, uscire dopo qualche anno, circostanza questa sì che dovrebbe far venire le vampate di calore alle nazifemministe, invece di sguinzagliarle contro qualsiasi organismo pluricellulare che abbia qualcosa di penzolante in mezzo alle cosce.
Qui da noi, è possibile aggredire un militante di estrema destra, occupare le case e passarla liscia - salvo se ti chiami Casapound o Forza Nuova - e, in generale, invocare che il diritto venga sospeso se la vittima pensa controcorrente.
Altrove, le cose funzionano diversamente: per esempio, succede che il militante di estrema destra - ammesso che sia di estrema destra - non smette di essere un cittadino con dei diritti e che, dunque, se lo prendi a botte, vai in galera. E se il codice dice che la pena massima è di dieci anni di carcere, te li fai tutti, dal primo all'ultimo. E non al Grand Hotel Ucciardone ma in una gattabuia fetida e puzzolente.
Allora, la questione non è se sia giusto o meno scandalizzarsi del fatto che venga trattato con disumanità chi delinque all'estero, ma che se si va in casa d'altri a fare gli stronzi, non è come in Italia, è come in Ungheria o in Russia o in Cina. E se a livello internazionale non c'è un'autorità universalmente riconosciuta che abbia un esercito tale da andare a Budapest e arrestare Orban, il detenuto viene trattato secondo le leggi ungheresi che, d'altro canto, sono anche più miti di quelle cinesi o di quelle iraniane dove, per molto meno, si finisce impiccati.
Brutto? Sì. E naturalmente, qualsiasi persona di buon cuore si augura che questa tizia torni sana e salva a casa, possibilmente senza essere usata come ninnola da esibire per qualche battaglia woke e soprattutto che da questa vicenda si impari a non andare a fare i coglioni all'estero, in paesi con usanze, leggi, cultura e modi di fare diversi dall'Asilo Mariuccia che ormai è il nostro barzellettante paese.
Perché puoi tanto trovare chi non vuole rogne con te e allora ti caccia a pedate - forse perché immagina che tu sia un agente provocatore e allora non vuole tirarsi addosso gli occhi del mondo - e chi invece questi complessi non se li fa e ti sbatte in galera o ti ammazza.
Il caso di Ilaria Salis segna la differenza tra chi questi concetti li capisce e chi, invece, pretende di andare in casa d'altri e mettere le scarpe sporche di cacca di cane pestata per strada sul tavolo.
Questo principio stenta a sedimentarsi nella testa in generale degli occidentali e dunque scalzare la pretesa che il mondo si adegui allo schema americano e dunque accetti di buon grado che un grosso gendarme non riconosciuto da nessuno come tale, vada a sindacare in casa d'altri. Anche volendo propagandare al mondo che l'Occidente sia il paradiso terrestre, suggestione che reggerà soltanto fin quando tiene Wall Street, rimane sempre il fatto che imporre la propria visione delle cose agli altri implichi una condizione di maggioranza rispetto a tutti gli altri. E così non è. Se contiamo che l'Occidente è una minoranza nel mondo, rumorosa quanto si vuole ma minoranza, un'operazione di egemonia globale richiederebbe di dichiarare guerra a miliardi di persone che, rivendicando il proprio diritto di mangiare montone e di bardare le donne col velo, non se la sentono minimamente di mangiare hamburger e scoprire ogni millimetro del proprio corpo.
Il caso di Ilaria Salis, personalmente, mi lascia del tutto indifferente.
Prima di tutto, ho scoperto con grande sconcerto che questa povera disgraziata è in galera da un anno. Strano perché io il suo nome l'ho letto per la prima volta proprio ieri. Tradotto, di questa qui non frega niente a nessuno di coloro che oggi fingono di interessarsene. La vogliono soltanto come strumento di propaganda contro Orban perché quest'ultimo sta arrivando allo scontro con l'UE sulla legge finanziaria, viceversa, il suo nome sarebbe confinato nell'anonimato di una sinistra troppo presa ad occuparsi di baggianate.
In secondo luogo, si vuol far passare il messaggio che Orban sia una sorta di monarca assoluto, che oltre a fare le leggi commina anche le sentenze, che è ovviamente un'idiozia, ma vai a farlo capire alle sinistre.
Ma indipendentemente da questi punti che, già di per sé, basterebbero a stomacare, va detta un'altra cosa: molti anarcolibertari sembrano non considerare che ci sono parti del mondo dove si ragiona diversamente che in Italia.
Qui da noi è possibile tirare un estintore in faccia ad un Carabiniere che, va da sé, se ha l'umile pretesa di non voler farsi prendere ad estintorate in faccia e ammazza l'aggressore, passerà un guaio che gli rovinerà la vita, mentre l'aggressore si vedrà dedicata un'aula del Senato.
Qui da noi, è possibile ammazzare una donna per poi, dopo aver cumulato buone condotte ed altre frattaglie, uscire dopo qualche anno, circostanza questa sì che dovrebbe far venire le vampate di calore alle nazifemministe, invece di sguinzagliarle contro qualsiasi organismo pluricellulare che abbia qualcosa di penzolante in mezzo alle cosce.
Qui da noi, è possibile aggredire un militante di estrema destra, occupare le case e passarla liscia - salvo se ti chiami Casapound o Forza Nuova - e, in generale, invocare che il diritto venga sospeso se la vittima pensa controcorrente.
Altrove, le cose funzionano diversamente: per esempio, succede che il militante di estrema destra - ammesso che sia di estrema destra - non smette di essere un cittadino con dei diritti e che, dunque, se lo prendi a botte, vai in galera. E se il codice dice che la pena massima è di dieci anni di carcere, te li fai tutti, dal primo all'ultimo. E non al Grand Hotel Ucciardone ma in una gattabuia fetida e puzzolente.
Allora, la questione non è se sia giusto o meno scandalizzarsi del fatto che venga trattato con disumanità chi delinque all'estero, ma che se si va in casa d'altri a fare gli stronzi, non è come in Italia, è come in Ungheria o in Russia o in Cina. E se a livello internazionale non c'è un'autorità universalmente riconosciuta che abbia un esercito tale da andare a Budapest e arrestare Orban, il detenuto viene trattato secondo le leggi ungheresi che, d'altro canto, sono anche più miti di quelle cinesi o di quelle iraniane dove, per molto meno, si finisce impiccati.
Brutto? Sì. E naturalmente, qualsiasi persona di buon cuore si augura che questa tizia torni sana e salva a casa, possibilmente senza essere usata come ninnola da esibire per qualche battaglia woke e soprattutto che da questa vicenda si impari a non andare a fare i coglioni all'estero, in paesi con usanze, leggi, cultura e modi di fare diversi dall'Asilo Mariuccia che ormai è il nostro barzellettante paese.
Perché puoi tanto trovare chi non vuole rogne con te e allora ti caccia a pedate - forse perché immagina che tu sia un agente provocatore e allora non vuole tirarsi addosso gli occhi del mondo - e chi invece questi complessi non se li fa e ti sbatte in galera o ti ammazza.
Il caso di Ilaria Salis segna la differenza tra chi questi concetti li capisce e chi, invece, pretende di andare in casa d'altri e mettere le scarpe sporche di cacca di cane pestata per strada sul tavolo.
Salvo poi frignare se il capofamiglia non gradisce.