La vittoria di Sinner personalmente l'ho sentita molto.
Intanto, arriva al termine di un torneo letteralmente dominato, dove il primo set Jannik lo ha perso soltanto in semifinale con Djokovic, mentre la vittoria nella finale è arrivata al termine di una gara in cui il nostro tennista era addirittura sotto di due set.
E poi non solo questa è la prima vittoria agli Australian Open di un tennista italiano maschile, non solo non vincevamo uno Slam nel circuito ATP da quasi cinquant'anni ma si ha tutti quanti nell'ambiente la sensazione che il ragazzo altoatesino, con oggi, abbia aperto un ciclo che gli porterà almeno un'altra decina di Slam e comunque un posto da numero uno nel ranking.
Per gli appassionati come me è un giorno di festa e mi dispiace solo che mio padre, appassionato anche più di me - oltre che discreto giocatore agonista - non sia più qui per poter assistere all'evento.

Non mancano i controcanti: da chi lo accusa di non essere sufficientemente italiano a chi gli rinfaccia di aver portato la residenza fiscale a Montecarlo. Onestamente mi sembrano argomentazioni abbastanza stucchevoli. Intanto, Jannik Sinner l'italiano lo parla in maniera fluente, anche considerando che vive in una terra italiana da pochi decenni. E poi, se un tennista - che peraltro gioca la stragrande maggioranza dei suoi tornei fuori dall'Italia - decide di portare i propri risparmi in un paese nel quale si fanno ponti d'oro ai ricchi, la colpa è del nostro paese, non certo sua. Per quale ragione, il buon Jannik dovrebbe farsi "pelare" da uno Stato esoso e sbirresco? E perché, invece, bisogna essere contenti della vittoria di Sinner? Per le seguenti ragioni.
Prima ragione: da appassionato - invero sempre più tiepido - di quello sport, vi dico basta col calcio ormai artificioso, artificiale e artefatto di oggi. Ben venga che ci si appassioni anche di altri sport nei quali siamo bravi.
Seconda ragione: questa vittoria genererà una vampata enorme di calore per uno sport meraviglioso, dunque tanti iscritti, dunque un maggiore indotto che porterà tanti nuovi talenti, maggiore entusiasmo.

Questo progetto si chiama La Grande Italia e oggi ha vinto l'Italia. Questo conta.
E allora, invece di fare questioni di lana caprina e benaltrismi vari, parliamo di un tema concreto: paghiamo un canone RAI per non poter assistere all'evento storico di un tennista che vince uno Slam dopo quarantotto anni dall'ultima vittoria, a meno di non pagarlo su Sky.
Ecco, la RAI, con tutto quello che rappresenta, è la Piccola Italia che non ci piace.


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Sono logiche mercantilistiche abominevoli come l'eliminazione della bandiera russa a indicare la nazionalità degli atleti. Per me il tabellone doveva essere così
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e il mondo dello sport, che ha accettato di essere politicizzato come aveva accettato gli inoculi sperimentali, mostra i suoi tristi limiti.
 

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Franco Marino
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