Molti hanno notato che sto parlando molto della vicenda della ristoratrice e della Lucarelli. Qualcuno ha criticato la cosa, buttandola sempre sul discorso che esistono cose molto più importanti, come per esempio le manifestazioni in Germania contro le norme green, che si risolveranno in un nulla di fatto come le rivolte dei gilet gialli, dei camionisti canadesi e dei portuali di Trieste. "Pensa a ciò che sta accadendo nel Sarkazzistan e nella Culonia Citeriore, dove pare che stia per avvenire la Rivoluzione Francese". A parte il sottile millenarismo sotteso a questi annunci trionfalistici, che, francamente, fa ridere - oltretutto, non esistono crolli, semmai cambiamenti di equilibri - il punto è che quel che è successo ci tocca personalmente, per varie ragioni. Ma partiamo dalla principale domanda: ci sono gli estremi per incriminare Selvaggia Lucarelli e il fidanzato per istigazione al suicidio? Risposta: no.
Sicuramente, dare della falsaria ad una sulla base di uno screenshot è un'operazione alquanto discutibile, che certamente si presta ad una controquerela per diffamazione, ma la correlazione tra ciò che hanno scritto i due blogger e l'effettivo suicidio della ristoratrice non c'è. Ed è bene che non passi questo concetto.
Ma qual è la colpa della Lucarelli, allora? Semplicemente, di aver fatto ciò che lei fa, indisturbata, da anni - saltare alla giugulare di una preda succulenta, traendone un dividendo in termini di consensi e, in caso di reazione inconsulta, anche di ritorni economici - ma di incappare, stavolta, in una persona troppo più debole di lei. Senza che nessuno si ponga le seguenti domande: è giusto quello che fa? E' legale? Perché quando qualsiasi povero cristo viene preso di mira da lei, si vede immediatamente contattato da alcuni VIP che, con aria supplicante, lo implorano di non reagire perché "lei aspetta solo una reazione sbagliata per mandarti in mezzo ad una strada"? E dunque, perché tutti hanno così paura di lei? Perché è intoccabile? Perché a lei vengono concesse cose che se, per un quarto, se le permettesse una persona normale come me, sarebbe già finito in mutande? Perché esiste un blog di "vittime di Selvaggia Lucarelli", con sede in Svizzera, dove sono radunati tutti coloro che hanno subito azioni persecutorie da parte sua?
Nel momento in cui un individuo, per una qualsiasi cazzata, può essere travolto da insulti e di diffamazioni tale da travolgere la sua reputazione e la propria attività commerciale, in alcuni casi anche il licenziamento, il giornalismo non è più inchiesta ma clava pronta a bastonare potenzialmente tutti. E' sufficiente porsi controvento rispetto alle tramontane del sistema, per veder distrutti i propri diritti individuali. E non è chiaramente solo un problema della Lucarelli. E' sufficiente farsi un giro su Youtube a vedere come Scanzi sta trattando la vicenda di Sgarbi, per capire che la character assassination - indipendentemente dalle responsabilità del critico d'arte, che ci ha messo del suo per farsi trascinare in questa vicenda - è ormai una prassi consolidata.
Quando scrivo di questi casi - questo è quel che non capisce chi mi critica perché me ne occupo - in realtà mi sto occupando, nel mio piccolo, di diritti individuali. Il diritto alla tutela della propria reputazione che, in una società ormai digitalizzata, dove basta mettere nome e cognome e sappiamo tutto di tutti, è di fondamentale importanza. Il diritto di poter fare una scelta personale - come non vaccinarsi - senza venire criminalizzati dalle truppe cammellate dei media. Il diritto alla privacy e cioè non vedersi ritorti contro fatti del passato, penalmente non rilevanti, ad uso sputtanatorio.
Il decadimento della qualità del dibattito pubblico si riverbera su tutti i problemi economici e sociali che affrontate ogni giorno.
E passa anche da una povera ristoratrice che si suicida non perché assassina, ladra, o chissà che ma perché, sgangheratamente, dopo aver cercato di pubblicizzarsi - sfruttando l'equivoco per cui si può servire anche merda e piscio a tavola, cantare come una cornacchia, recitare come un cane, scrivere come all'asilo, basta propagandare le verità del sistema per assurgere al successo - non ha retto alla pressione dello svelamento, che comunque avrebbe dovuto seguire vie giudiziarie, non i tribunali di popolo. Qualcosa che non vede una responsabilità penale diretta della Lucarelli, che non c'è, ma la responsabilità morale di un giornalismo ormai fuori controllo.
Sicuramente, dare della falsaria ad una sulla base di uno screenshot è un'operazione alquanto discutibile, che certamente si presta ad una controquerela per diffamazione, ma la correlazione tra ciò che hanno scritto i due blogger e l'effettivo suicidio della ristoratrice non c'è. Ed è bene che non passi questo concetto.
Ma qual è la colpa della Lucarelli, allora? Semplicemente, di aver fatto ciò che lei fa, indisturbata, da anni - saltare alla giugulare di una preda succulenta, traendone un dividendo in termini di consensi e, in caso di reazione inconsulta, anche di ritorni economici - ma di incappare, stavolta, in una persona troppo più debole di lei. Senza che nessuno si ponga le seguenti domande: è giusto quello che fa? E' legale? Perché quando qualsiasi povero cristo viene preso di mira da lei, si vede immediatamente contattato da alcuni VIP che, con aria supplicante, lo implorano di non reagire perché "lei aspetta solo una reazione sbagliata per mandarti in mezzo ad una strada"? E dunque, perché tutti hanno così paura di lei? Perché è intoccabile? Perché a lei vengono concesse cose che se, per un quarto, se le permettesse una persona normale come me, sarebbe già finito in mutande? Perché esiste un blog di "vittime di Selvaggia Lucarelli", con sede in Svizzera, dove sono radunati tutti coloro che hanno subito azioni persecutorie da parte sua?
Nel momento in cui un individuo, per una qualsiasi cazzata, può essere travolto da insulti e di diffamazioni tale da travolgere la sua reputazione e la propria attività commerciale, in alcuni casi anche il licenziamento, il giornalismo non è più inchiesta ma clava pronta a bastonare potenzialmente tutti. E' sufficiente porsi controvento rispetto alle tramontane del sistema, per veder distrutti i propri diritti individuali. E non è chiaramente solo un problema della Lucarelli. E' sufficiente farsi un giro su Youtube a vedere come Scanzi sta trattando la vicenda di Sgarbi, per capire che la character assassination - indipendentemente dalle responsabilità del critico d'arte, che ci ha messo del suo per farsi trascinare in questa vicenda - è ormai una prassi consolidata.
Quando scrivo di questi casi - questo è quel che non capisce chi mi critica perché me ne occupo - in realtà mi sto occupando, nel mio piccolo, di diritti individuali. Il diritto alla tutela della propria reputazione che, in una società ormai digitalizzata, dove basta mettere nome e cognome e sappiamo tutto di tutti, è di fondamentale importanza. Il diritto di poter fare una scelta personale - come non vaccinarsi - senza venire criminalizzati dalle truppe cammellate dei media. Il diritto alla privacy e cioè non vedersi ritorti contro fatti del passato, penalmente non rilevanti, ad uso sputtanatorio.
Il decadimento della qualità del dibattito pubblico si riverbera su tutti i problemi economici e sociali che affrontate ogni giorno.
E passa anche da una povera ristoratrice che si suicida non perché assassina, ladra, o chissà che ma perché, sgangheratamente, dopo aver cercato di pubblicizzarsi - sfruttando l'equivoco per cui si può servire anche merda e piscio a tavola, cantare come una cornacchia, recitare come un cane, scrivere come all'asilo, basta propagandare le verità del sistema per assurgere al successo - non ha retto alla pressione dello svelamento, che comunque avrebbe dovuto seguire vie giudiziarie, non i tribunali di popolo. Qualcosa che non vede una responsabilità penale diretta della Lucarelli, che non c'è, ma la responsabilità morale di un giornalismo ormai fuori controllo.
Quello che è accaduto a lei, può accadere ad ognuno di noi, se proveniamo da quel legno storto di cui, kantianamente parlando, è fatto l'uomo.