Tutte le volte che esulto perché qualcuno commette qualcosa di eversivo, vengo inevitabilmente bollato dai cosiddetti teorici del bon ton democratico come eversore. Si tratta di un leit motiv della mia vita da blogger. Praticamente da sempre, scrivo che non si uscirà con le buone da questa situazione. Prima della pandemia, molti avevano smesso di leggermi per questo motivo, durante la pandemia sono tornati dicendomi "Avevi ragione tu! Scusaci", per poi, a briglie allentate, ricominciare a guardarmi con diffidenza.
Questo è un fenomeno non particolarmente strano perché nasce da una serie di premesse completamente sbagliate che sono state sedimentate nella testa dei cittadini dal potere che, ricordatevelo sempre, se può, cercherà sempre di essere autoritario e totalitario, coltivando nei cittadini non il coraggio e l'onore, ma la codardia. La premessa principale e sbagliata è che libertà e democrazia vadano di pari passo con un'indole pacifica e tollerante e che la democrazia e la libertà occidentale siano prodotti culturali dell'Occidente.

Sul primo punto non c'è nemmeno da stare a discutere. Senza scomodare la Rivoluzione Francese che si caratterizzò per una molteplicità di teste tagliate, senza menzionare quella americana che si caratterizzò per le navi piene di the diretto alla Madrepatria affondata dai coloni, senza citare quella russa che fece letteralmente fuori tutto il sistema zarista, la democrazia italiana nasce dalla Resistenza, da un gruppo di dissidenti che, senza ovviamente avere canali Telegram, senza urlare ogni giorno dal proprio balcone che Mussolini era un tiranno, ad un certo punto presero i fucili e, dopo essersi organizzati con uno stato parallelo e con coperture internazionali, si misero a sparare ai fascisti, appendendoli a testa in giù a Piazzale Loreto.
Il secondo punto è già più complicato da spiegare ma, in sintesi, la cosa è semplice: le classi dirigenti del Settecento, ad un certo punto furono costrette obtorto collo ad abbandonare il proprio tratto assolutistico perché non essendo in grado di affrontare le gravi carestie che tormentarono l'Europa, apparve loro chiaro che se non avessero fatto ciò, sarebbero state rapidamente soffocate nel sangue. La Francia non lo capì e fu la Rivoluzione Francese. Altri paesi lo capirono e abbandonarono l'assolutismo, democratizzandosi.

Questa premessa è fondamentale per introdurre un concetto semplicissimo: non esistono democrazia e libertà senza la disponibilità da parte del popolo di fare del male al potere, qualora esso tenti di sopraffarlo. D'altra parte, se noi adottassimo il criterio di Kissinger per definire cosa sia uno stato - ossia, la fazione militare più forte di un territorio - ci renderemmo immediatamente conto che, avendo il cosiddetto monopolio della forza, ossia la possibilità di fare del male ai propri cittadini fino ad ucciderli, questo potere incontrerà un freno in un limite ben preciso: la situazione per la quale un cittadino che, per interessi o ideali, non accettasse determinati principi, si estranierà dal controllo dello Stato. Ed è altrettanto chiaro che se questo cittadino si associa ad altri cittadini in modo tale da costituire un gruppo di irredimibili, la stessa autorità dello Stato è in pericolo. E' esattamente in questo momento che il potere è costretto a diventare democratico.
Non è certamente un caso - e non ha nulla a che fare col Sessantotto - che le più grandi conquiste sociali e civili siano avvenute negli anni Settanta quando la politica, a seguito della minaccia rappresentata dal terrorismo, capì che presso gli oppositori ci fossero persone molto più coraggiose che presso gli sbirri. Perché è soltanto quando il potere ha paura del popolo che finisce il suo potere.
In un paese dove il potere ha paura del popolo, dopo che un povero disgraziato si vede portare via, a soli 30.000, una masseria di 300.000 euro dalle aste giudiziarie, per un debito di 60.000 euro, segue la morte violenta di chi si occupa di aste giudiziarie. Soltanto questo porrà fine alla piaga delle aste. Ed è per questo che oggi dalle classi dirigenti arrivano attacchi personali contro chi dissente, contro chi non accetta le logiche della classe dominante, che si moltiplicano le accuse di complottismo ai danni di chi mette in discussione le verità del sistema. E' per questo che le rivolte in Germania, che i post sugli autovelox abbattuti, vengono praticamente silenziati dai social. Ed è esattamente questo il motivo per cui la distruzione degli autovelox è un fatto positivo.
Chi sta distruggendo gli autovelox ha capito una cosa fondamentale: gli abusi da parte del potere si fermano soltanto facendogli capire che esiste un limite che non va oltrepassato. E questo limite si incontra solo se il potere viene colpito nei suoi interessi. Uno Stato che continua a mettere demenziali limiti di velocità, in posti dove andare troppo piano è persino più pericoloso che andare troppo veloce, e a cui non fotte niente della sicurezza nelle strade ma vuole soltanto vessare i cittadini prendendo più soldi dalle loro tasche, diventerà ancora più oppressivo: e la volta dopo, il limite sarà di 20 km/h, poi di 10. Fino a quando non deciderà di sequestrare tutte le auto. Contro uno Stato che abusa dei cittadini, l'unico modo di ribellarsi è di passare alle vie di fatto.


Naturalmente non è da escludere, come ha acutamente osservato qualcuno, che dietro queste azioni potrebbe celarsi la volontà da parte di qualcuno di creare la scusa per mettere altre telecamere. Il che può essere vero. Ma se si critica il principio che un automobilista vessato da limiti di velocità spesso ridicoli e inutili, che servono solo a fare cassa sulla pelle della gente, possa decida di abbatterli con un flex, facciamo passare il principio che il potere debba abusare del popolo, quando una democrazia funziona davvero solo se il potere, del popolo, ha paura.
Chiunque abbia un potere politico e non abbia paura dei cittadini, non ha limiti. Può fare qualsiasi cosa, minacciarli, vessarli, umiliarli, ammazzarli. A fermarlo è solo la consapevolezza di poter pagarla cara.

Ed è solo con questa consapevolezza che un paese rimane democratico. Soltanto con questa consapevolezza.

Comments

Verissimo…
 
Sono rivoluzionaria per natura . Prima o poi, spero, si sveglino tutti con sentimenti rivoluzionari
Non posso condividere su FB perché mi hanno bloccata di nuovo . 😘 condivido col pensiero perché mi trovi sempre d'accordo
 
Assolutamente vero . Alla base è una questione di consapevolezza . Mi vengono in mente due esempi banali , che non competono ma sono dimostrativi . Che se ci si riflettesse di più su certe cose , tutto sembrerebbe maggiormente possibile . Perché il popolo quando vuole sa scegliere
Se c’è una legge che ti impone di mettere la cintura di sicurezza alla guida anche in città ma quasi nessuno vi si attiene , giusto o sbagliato è dimostrazione che se nessuno segue sta legge non c’è niente da fare . E vedi che per la cintura chi ti fa la multa , nessuno più . Stesso discorso durante il Covid , per consapevolezza acquisita a mio parere , la gente nonostante la legge ancora persisteva , ha cominciato a non indossare più la mascherina . A un certo punto nessuno ha più avuto paura di infrangere e tantomeno di prendersi le multe . Le mascherine sono state tolte dallo stato quando la gente oramai già da tempo non le utilizzava più
 
Mah...se rivoluzione significa distruggere qualche autovelox....siamo proprio messi male come rivoluzionari. Tu sei piccolino ma io ricordo che dal 1956 al 1967 in Alto Adige ci furono oltre 340 attentati 19 vittime e almeno una decina di stragi evitate in modo fortuito per avere lo stato di indipendenza o di ritorno all'Austria. Questa dopo un pò se n'e lavata le mani e allora? Tanto chiasso per avere una regione autonoma....
 

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Franco Marino
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