A margine del mio articolo su Pozzolo, un contatto di vecchia data - uno di quelli che la politica l'ha fatta davvero - mi ha chiesto, e non retoricamente, perché la politica, a fronte di qualche leaderino che emerge nei dibattiti, nella generalità, sia diventata un ricettacolo di cretini. Problema che, posto da lei che è di destra, non è tacciabile di faziosità politica, anche perché i cretini ci sono anche a sinistra. E la sensazione di tutti è che ormai il Parlamento più che un luogo dove si fanno le leggi per il paese, sia diventato un ritrovo di malati di mente. Ma perché?
Ho già fatto questo truculento esempio: se facessimo un attentato a colpi di mitra contro qualcuno, non tutte le pallottole sarebbero fatali, solo poche sarebbero quelle che lo ammazzerebbero. La democrazia italiana è stata mitragliata da moltissime pallottole ma, se mi volessi atteggiare a medico legale e capire quale pallottola abbia provocato il decesso, quella fatale secondo me è stata una cosa di cui si parla relativamente poco: l'abolizione delle preferenze nelle elezioni politiche, che per me ha dato origine a tutti i fenomeni più deteriori della politica.
Chi come me ha vissuto da persona già elettoralmente attiva il prima e il dopo delle preferenze, la differenza la conosce: prima si andava a votare sapendo chi avrebbe rappresentato il territorio. Oggi si vota la lista. Con il chiaro e ovvio risultato che, sradicando la politica dai territori e dai suoi problemi concreti, questa finisce a parlare del nulla nei mezzi di comunicazione dove ormai non ci sono più persone competenti ma semplici manichini ben parlanti e ben vestiti che eseguono tutto ciò che dice il capo. Questo meccanismo porta anche tantissime persone ambiziose a farsi un'idea sbagliata di come arrivare al Parlamento, o meglio un'idea che è giusta oggi ma che sarebbe stata sbagliata in ogni altro spazio e tempo di una democrazia compiuta: e l'idea di tanti è che basti una bella presenza, uno scilinguagnolo accattivante e una penna pungente per poter diventare bravi politici. In realtà, chiunque evada dal cicaleggio social scopre ben presto che la politica è fatta di cose tecniche che toccano gli interessi della gente e che la stragrande maggioranza di quelli che pure acquisiscono una certa notorietà nemmeno immagina, e che, soprattutto, richiedono una competenza che non si acquisisce certo scrivendo in rete o padroneggiando le telecamere.
E questo, senza voler cadere nel reazionarismo da un euro al chilo, si vede proprio dal confronto dei politici di oggi con quelli di ieri che, purtroppo - e chi mi legge sa quanto io detesti il passatismo - è impietoso. Senza stare a scomodare i soliti Craxi, Andreotti, Cossiga, Berlinguer, Almirante, De Gasperi, Einaudi et cetera, basta prendere i personaggi di secondo piano. Proprio in questi giorni ho visto un'intervista a Mariotto Segni, personaggio di secondo piano della politica di quando ero ragazzo, di cui sarei stato sicuramente "avversario" se fosse attivo oggi. Ma quanta differenza di stile e contenuti. Ma perché? Perché quella era gente che i voti li prendeva lavorando sul territorio, dove non conta chi buca lo schermo ma chi mette a posto le buche nelle strade. Oggi, un capopartito fa le liste senza tener conto dei territori, accorgendosi ben presto che i competenti potrebbero creargli qualche grattacapo. E allora si rivolge a yesman facilmente manovrabili o ricattabili che, non dovendo rispondere dinnanzi ad un territorio delle cretinate che fanno o che dicono, voteranno ogni obbrobrio senza protestare. Il nostro cretino yesman arriverà in Parlamento non grazie alle proprie capacità ma, al contrario, alle proprie incapacità, alla propria incompetenza ben retribuita che quindi lo trasformerà da pirla qualsiasi a ignorante ben pagato, fino ad arrivare alla circostanza in cui il potere e il benessere economico, associati alla sua cretineria, lo trasformeranno in un idiota convinto di poter fare qualsiasi stronzata senza pagare dazio.
Ha ragione chi dice che la Meloni ha una pessima classe dirigente ma, se si eccettuano pochissimi casi, questa è una costante di tutti i partiti che hanno, ciascuno, la propria nutrita lista di subumani più o meno incravattati. Da quello che crede alle sirene al pistolero pistola, ormai è un delirio generale, tuttavia perfettamente funzionale al disegno di sabotare la democrazia, trasformandola in un concorso di bellezza.
Ho già fatto questo truculento esempio: se facessimo un attentato a colpi di mitra contro qualcuno, non tutte le pallottole sarebbero fatali, solo poche sarebbero quelle che lo ammazzerebbero. La democrazia italiana è stata mitragliata da moltissime pallottole ma, se mi volessi atteggiare a medico legale e capire quale pallottola abbia provocato il decesso, quella fatale secondo me è stata una cosa di cui si parla relativamente poco: l'abolizione delle preferenze nelle elezioni politiche, che per me ha dato origine a tutti i fenomeni più deteriori della politica.
Chi come me ha vissuto da persona già elettoralmente attiva il prima e il dopo delle preferenze, la differenza la conosce: prima si andava a votare sapendo chi avrebbe rappresentato il territorio. Oggi si vota la lista. Con il chiaro e ovvio risultato che, sradicando la politica dai territori e dai suoi problemi concreti, questa finisce a parlare del nulla nei mezzi di comunicazione dove ormai non ci sono più persone competenti ma semplici manichini ben parlanti e ben vestiti che eseguono tutto ciò che dice il capo. Questo meccanismo porta anche tantissime persone ambiziose a farsi un'idea sbagliata di come arrivare al Parlamento, o meglio un'idea che è giusta oggi ma che sarebbe stata sbagliata in ogni altro spazio e tempo di una democrazia compiuta: e l'idea di tanti è che basti una bella presenza, uno scilinguagnolo accattivante e una penna pungente per poter diventare bravi politici. In realtà, chiunque evada dal cicaleggio social scopre ben presto che la politica è fatta di cose tecniche che toccano gli interessi della gente e che la stragrande maggioranza di quelli che pure acquisiscono una certa notorietà nemmeno immagina, e che, soprattutto, richiedono una competenza che non si acquisisce certo scrivendo in rete o padroneggiando le telecamere.
E questo, senza voler cadere nel reazionarismo da un euro al chilo, si vede proprio dal confronto dei politici di oggi con quelli di ieri che, purtroppo - e chi mi legge sa quanto io detesti il passatismo - è impietoso. Senza stare a scomodare i soliti Craxi, Andreotti, Cossiga, Berlinguer, Almirante, De Gasperi, Einaudi et cetera, basta prendere i personaggi di secondo piano. Proprio in questi giorni ho visto un'intervista a Mariotto Segni, personaggio di secondo piano della politica di quando ero ragazzo, di cui sarei stato sicuramente "avversario" se fosse attivo oggi. Ma quanta differenza di stile e contenuti. Ma perché? Perché quella era gente che i voti li prendeva lavorando sul territorio, dove non conta chi buca lo schermo ma chi mette a posto le buche nelle strade. Oggi, un capopartito fa le liste senza tener conto dei territori, accorgendosi ben presto che i competenti potrebbero creargli qualche grattacapo. E allora si rivolge a yesman facilmente manovrabili o ricattabili che, non dovendo rispondere dinnanzi ad un territorio delle cretinate che fanno o che dicono, voteranno ogni obbrobrio senza protestare. Il nostro cretino yesman arriverà in Parlamento non grazie alle proprie capacità ma, al contrario, alle proprie incapacità, alla propria incompetenza ben retribuita che quindi lo trasformerà da pirla qualsiasi a ignorante ben pagato, fino ad arrivare alla circostanza in cui il potere e il benessere economico, associati alla sua cretineria, lo trasformeranno in un idiota convinto di poter fare qualsiasi stronzata senza pagare dazio.
Ha ragione chi dice che la Meloni ha una pessima classe dirigente ma, se si eccettuano pochissimi casi, questa è una costante di tutti i partiti che hanno, ciascuno, la propria nutrita lista di subumani più o meno incravattati. Da quello che crede alle sirene al pistolero pistola, ormai è un delirio generale, tuttavia perfettamente funzionale al disegno di sabotare la democrazia, trasformandola in un concorso di bellezza.
E quando si dà il potere ad un idiota, il minimo che possa accadere è che questi non sappia che la propria posizione di parlamentare non prevede soltanto onori ma anche e soprattutto oneri e responsabilità. Fino alle tragiche conseguenze di non saper tenere a bada la propria pistola o, come pure talvolta è accaduto, il proprio pistolino.