Chi ricorre ai prodotti cosmetici ha bisogno di correggere i difetti di un viso altrimenti anonimo o imperfetto, giacché un viso dai lineamenti perfetti e attraenti non ne avrebbe bisogno. Il problema è quando si pretende di dire che un volto truccato corrisponda al volto vero. Scrissi in tempi non sospetti che la legislatura della Meloni avrebbe prodotto una sorta di sovranismo e identitarismo cosmetico. Me ne sono accorto quando ci fu la storia del rave party e si è proseguito attraverso le demenziali campagne per il merito, per la lingua italiana e altre cose similari.
Così quando ho letto le dichiarazioni della senatrice Mennuni ("Userò un termine terribile, che diventerà trash. Dobbiamo aiutare le istituzioni, le associazioni, il Vaticano, la maternità a diventare di nuovo cool. Dobbiamo far sì che le ragazze e i ragazzi di 17-18-19 anni vogliano sposarsi e vogliano mettere al mondo una famiglia") già prima di mettere il suo nome sui motori di ricerca e di scoprire che è una di Fratelli d'Italia, avevo la chiara contezza che appartenesse a quel partito. Perché è proprio della politica di oggi di condurre battaglie meramente cosmetiche che, tuttavia, non vanno alla sostanza dei fatti. E questo è un discorso sia di destra che di sinistra. Ma qual è questa sostanza?
Per quanto sia sostanzialmente vero che la sinistra faccia propaganda contro la famiglia, non siamo ancora al figlio unico cinese. Ieri ho appreso dalla sua pagina Facebook che Jacopo Coghe - giornalista molto noto nell'ambito del dissenso per le sue polemiche contro l'omosessualità e in favore della famiglia - presto diventerà padre per la settima volta. Sempre ieri ho saputo che un mio compagno di classe è in attesa del quinto figlio. In sostanza, pare che fare figli sia ancora consentito e, in effetti, qualcuno li fa ancora. E tuttavia, l'evidente calo demografico ha una motivazione molto chiara che non si può certo limitare all'indubbia propaganda antifamilista che vediamo sui giornali ma a fattori contingenti molto chiari.
Fare figli costa. I servizi sociali sono declinanti, la crisi economica sta colpendo il ceto medio, la disoccupazione e la precarietà aumentano e un mercato sempre più asfittico di fatto obbliga i lavoratori a prostituire i propri diritti e denari, sacrificando la propria vita personale. In che modo si può pensare che questo favorisca il fare figli?
Se si va da una madre precaria, accusandola di non fare altri figli, è inevitabile che quella ti mandi a quel paese. Il problema non è tanto che fare figli non sia "cool", secondo la Mennuni, ma che non ci sono soldi. I figli costano, nel vero senso della parola, sono un autentico salasso di danaro. Se, invece, si vuole la famiglia numerosa, bisogna fare come ai tempi del fascismo, quando Mussolini non diceva che "fare figli è cool". Intanto, ovviamente, non avrebbe usato né la parola "cool" né la sua traduzione italiana "figo". Ma soprattutto, da uomo profondamente pragmatico, sapeva perfettamente che certe cose andavano finanziate. Così, semplicemente, il regime premiava i genitori più prolifici con case coloniche, con mucche e con benefici di ogni genere, ecco dunque le famiglie con cinque, in qualche caso dieci figli. Circostanza che, a parte i più coraggiosi come il buon Jacopo Coghe, oggi viene penalizzata in ogni modo.
Bisogna, in sostanza, operare un reset globale della mentalità che va oltre la dimensione filosofica del problema. Perché senza piccioli non si cantano messe. Figuriamoci se si fanno figli.
Ecco perché parlo di cosmesi. Perché il problema del decadimento della famiglia è strutturale. Non ha a che fare con i modelli televisivi - che, semmai, sono una conseguenza - ma con una struttura della società che esorta la gente a non fare figli, che le costringe ad un nichilismo culturale prima ancora che fattuale.
Così quando ho letto le dichiarazioni della senatrice Mennuni ("Userò un termine terribile, che diventerà trash. Dobbiamo aiutare le istituzioni, le associazioni, il Vaticano, la maternità a diventare di nuovo cool. Dobbiamo far sì che le ragazze e i ragazzi di 17-18-19 anni vogliano sposarsi e vogliano mettere al mondo una famiglia") già prima di mettere il suo nome sui motori di ricerca e di scoprire che è una di Fratelli d'Italia, avevo la chiara contezza che appartenesse a quel partito. Perché è proprio della politica di oggi di condurre battaglie meramente cosmetiche che, tuttavia, non vanno alla sostanza dei fatti. E questo è un discorso sia di destra che di sinistra. Ma qual è questa sostanza?
Per quanto sia sostanzialmente vero che la sinistra faccia propaganda contro la famiglia, non siamo ancora al figlio unico cinese. Ieri ho appreso dalla sua pagina Facebook che Jacopo Coghe - giornalista molto noto nell'ambito del dissenso per le sue polemiche contro l'omosessualità e in favore della famiglia - presto diventerà padre per la settima volta. Sempre ieri ho saputo che un mio compagno di classe è in attesa del quinto figlio. In sostanza, pare che fare figli sia ancora consentito e, in effetti, qualcuno li fa ancora. E tuttavia, l'evidente calo demografico ha una motivazione molto chiara che non si può certo limitare all'indubbia propaganda antifamilista che vediamo sui giornali ma a fattori contingenti molto chiari.
Fare figli costa. I servizi sociali sono declinanti, la crisi economica sta colpendo il ceto medio, la disoccupazione e la precarietà aumentano e un mercato sempre più asfittico di fatto obbliga i lavoratori a prostituire i propri diritti e denari, sacrificando la propria vita personale. In che modo si può pensare che questo favorisca il fare figli?
Se si va da una madre precaria, accusandola di non fare altri figli, è inevitabile che quella ti mandi a quel paese. Il problema non è tanto che fare figli non sia "cool", secondo la Mennuni, ma che non ci sono soldi. I figli costano, nel vero senso della parola, sono un autentico salasso di danaro. Se, invece, si vuole la famiglia numerosa, bisogna fare come ai tempi del fascismo, quando Mussolini non diceva che "fare figli è cool". Intanto, ovviamente, non avrebbe usato né la parola "cool" né la sua traduzione italiana "figo". Ma soprattutto, da uomo profondamente pragmatico, sapeva perfettamente che certe cose andavano finanziate. Così, semplicemente, il regime premiava i genitori più prolifici con case coloniche, con mucche e con benefici di ogni genere, ecco dunque le famiglie con cinque, in qualche caso dieci figli. Circostanza che, a parte i più coraggiosi come il buon Jacopo Coghe, oggi viene penalizzata in ogni modo.
Bisogna, in sostanza, operare un reset globale della mentalità che va oltre la dimensione filosofica del problema. Perché senza piccioli non si cantano messe. Figuriamoci se si fanno figli.
Ecco perché parlo di cosmesi. Perché il problema del decadimento della famiglia è strutturale. Non ha a che fare con i modelli televisivi - che, semmai, sono una conseguenza - ma con una struttura della società che esorta la gente a non fare figli, che le costringe ad un nichilismo culturale prima ancora che fattuale.