Roberto Fiore, leader di Forza Nuova, è stato condannato ad otto anni per il cosiddetto "assalto alla CGIL". La cosa ha, giustamente, scandalizzato tutti coloro che credono a quella scritta "la legge è uguale per tutti" che campeggia nei tribunali. Ma era tutt'altro che imprevedibile, almeno all'occhio di chi crede di aver avuto sempre chiara la questione, ossia che non ha alcun senso combattere il sistema come lo combatte oggi il dissenso, nelle sue varie forme. E il motivo è semplice. Con cento tra basi NATO e basi americane, con un debito pubblico governato dalle stesse forze che dettano l'agenda di tutte le scemenze contro cui ci scagliamo ogni giorno, con un sistema politico in apparenza bipolarista ma il cui stato profondo è dominato da un'unica corrente che stabilisce buoni e cattivi, un cambiamento istituzionale appare impossibile. In realtà, anche osservando la carriera politica di personaggi come Putin o come Erdogan, partiti per giunta da situazioni ben peggiori, ci si rende conto che non è sempre così. E' possibile cambiare il paese istituzionalmente. Il problema è che paradossalmente bisogna farlo riuscendo ad entrare nel sistema che si vuole distruggere. E naturalmente, per entrare in quel sistema, non bisogna allarmarlo, anzi bisogna avere l'aria di esserne strenui difensori. Se analizziamo, difatti, la carriera di Putin, idolo di molti dissidenti, scopriremo un dettaglio a pochi noto: è stato messo lì da Eltsin, ossia proprio l'uomo che oggi i filorussi putiniani guardano come il fumo negli occhi. E, soprattutto i primissimi tempi, Putin tutto sembrava tranne che il gigante che sarebbe diventato poi. Nella testa di coloro che hanno favorito questo avvicendamento, Putin avrebbe dovuto eseguire, zelantemente, il compito di smembramento del sistema russo. Le cose, come è noto, sono andate diversamente.
Ed è esattamente la stessa parabola di Erdogan: liberale, atlantista ed oggi, invece, non più saldo nel sostegno degli americani.
Quanto sopra, non sarebbe stato certo possibile se questi signori sin da subito avessero palesato le proprie intenzioni. E questo ci porta a Fiore, alla sua condanna indegna e orrenda ma che è l'emblema del suo fallimento. Ma perché?
Il perché, più volte spiegato da queste pagine, è chiaro. Il sistema non è modificabile con le buone, almeno se ci si presenta con l'intenzione, manifesta e programmatica, di cambiarlo. L'Italia nel 1945 ha perso una guerra e si è condannata ad un destino da colonia. Ed è inevitabile che chiunque si palesi come il liberatore dal cappio del padrone, si candidi ad essere o rapidamente fatto fuori oppure a svolgere il ruolo di gatekeeper, di contenitore di un malcontento da radunare per poi sterilizzarlo.
L'unica alternativa è mimetizzarsi da garante del sistema per poi fare lo strappo dall'interno, proprio come hanno fatto Putin ed Erdogan, come hanno tentato di fare Craxi - che era il Putin italiano - e Berlusconi, e come secondo me avrebbe voluto fare Renzi. Tutti signori che, da posizioni in alcuni casi contrapposte, si erano presentati come garanti del sistema, per poi sabotarlo. Anche per questo, le critiche alla Meloni, definita Lady Aspen, sono poco centrate. E' certamente possibile che l'attuale premier si sia venduta ai poteri forti, ma non è certo dai suoi attuali passi che si può certificarlo.
La Meloni non è filoucraina, non è filoeuropea, non è atlantista. Semplicemente, non ha i poteri per fare ciò che i suoi elettori si aspettano. L'Italia può essere rasa al suolo da una speculazione finanziaria in qualsiasi momento, la Meloni stessa può essere fatta fuori da uno scandalo giudiziario, e anche a voler usare le maniere forti, con cento basi straniere sul proprio territorio, se anche fallissero gli altri mezzi, a quel punto arriverebbero rapidamente i marines mandati da un'America che esporterebbe in Italia la democrazia a suon di bombe, mettendo al posto del tiranno brutto e cattivo una capa di legno filoamericana. E con la Federazione Russa che, con buona pace di chi si aspetta - non si sa poi in virtù di cosa - l'arrivo del cavaliere bianco del Cremlino, certamente non avrebbe né l'interesse né la voglia né i mezzi per fare da contrappeso. In sostanza, per chiarire il senso del discorso, se c'è una prospettiva che l'Italia sforni una sorta di Putin in grado di liquidare tutti i suoi nemici, è più facile che questa si materializzi dal Partito Democratico o da Forza Italia che dai partiti antisistema. Il nostro Putin fingerà di essere favorevole a tutte le scemenze sgradite al dissenso, cercherà di ottenere tutto il potere che può ottenere e, una volta saldo al controllo di tutta la macchina, iniziare il repulisti, proprio come ha fatto l'originale. Tutta roba che, certamente, non può arrivare da un partito del dissenso e ancor meno da una destra radicale che certamente raccoglie anche tanta gente perbene e in buonafede ma che ai vertici è, da sempre, gestita da spie o da gente che non capisce niente di politica.
Roberto Fiore, che sicuramente per altri versi è una persona intelligente e con una certa dialettica, paga semplicemente la sua profonda insipienza politica, la sua incapacità - propria di tutti i partiti dell'Area - di capire che se ci si presenta per cambiare un paese seguendo le regole istituzionali, la prima regola è conquistare un potere che non si conquista certo sventolando i vessilli di un'ideologia stramaledetta dai veri padroni del vapore, la cui stramaledizione è stata inserita finanche in Costituzione. Il che nulla toglie al fatto che la sua condanna sia un vero e proprio aborto giuridico, una vera e propria infamia, un insulto a chiunque creda nella democrazia. Perché se si condanna ad otto anni un signore per una cosa talmente lieve rispetto alle cose oscene di cui si sono resi responsabili i terroristi di sinistra, questo significa soltanto che la giustizia in Italia è una barzelletta.
Ed è esattamente la stessa parabola di Erdogan: liberale, atlantista ed oggi, invece, non più saldo nel sostegno degli americani.
Quanto sopra, non sarebbe stato certo possibile se questi signori sin da subito avessero palesato le proprie intenzioni. E questo ci porta a Fiore, alla sua condanna indegna e orrenda ma che è l'emblema del suo fallimento. Ma perché?
Il perché, più volte spiegato da queste pagine, è chiaro. Il sistema non è modificabile con le buone, almeno se ci si presenta con l'intenzione, manifesta e programmatica, di cambiarlo. L'Italia nel 1945 ha perso una guerra e si è condannata ad un destino da colonia. Ed è inevitabile che chiunque si palesi come il liberatore dal cappio del padrone, si candidi ad essere o rapidamente fatto fuori oppure a svolgere il ruolo di gatekeeper, di contenitore di un malcontento da radunare per poi sterilizzarlo.
L'unica alternativa è mimetizzarsi da garante del sistema per poi fare lo strappo dall'interno, proprio come hanno fatto Putin ed Erdogan, come hanno tentato di fare Craxi - che era il Putin italiano - e Berlusconi, e come secondo me avrebbe voluto fare Renzi. Tutti signori che, da posizioni in alcuni casi contrapposte, si erano presentati come garanti del sistema, per poi sabotarlo. Anche per questo, le critiche alla Meloni, definita Lady Aspen, sono poco centrate. E' certamente possibile che l'attuale premier si sia venduta ai poteri forti, ma non è certo dai suoi attuali passi che si può certificarlo.
La Meloni non è filoucraina, non è filoeuropea, non è atlantista. Semplicemente, non ha i poteri per fare ciò che i suoi elettori si aspettano. L'Italia può essere rasa al suolo da una speculazione finanziaria in qualsiasi momento, la Meloni stessa può essere fatta fuori da uno scandalo giudiziario, e anche a voler usare le maniere forti, con cento basi straniere sul proprio territorio, se anche fallissero gli altri mezzi, a quel punto arriverebbero rapidamente i marines mandati da un'America che esporterebbe in Italia la democrazia a suon di bombe, mettendo al posto del tiranno brutto e cattivo una capa di legno filoamericana. E con la Federazione Russa che, con buona pace di chi si aspetta - non si sa poi in virtù di cosa - l'arrivo del cavaliere bianco del Cremlino, certamente non avrebbe né l'interesse né la voglia né i mezzi per fare da contrappeso. In sostanza, per chiarire il senso del discorso, se c'è una prospettiva che l'Italia sforni una sorta di Putin in grado di liquidare tutti i suoi nemici, è più facile che questa si materializzi dal Partito Democratico o da Forza Italia che dai partiti antisistema. Il nostro Putin fingerà di essere favorevole a tutte le scemenze sgradite al dissenso, cercherà di ottenere tutto il potere che può ottenere e, una volta saldo al controllo di tutta la macchina, iniziare il repulisti, proprio come ha fatto l'originale. Tutta roba che, certamente, non può arrivare da un partito del dissenso e ancor meno da una destra radicale che certamente raccoglie anche tanta gente perbene e in buonafede ma che ai vertici è, da sempre, gestita da spie o da gente che non capisce niente di politica.
Roberto Fiore, che sicuramente per altri versi è una persona intelligente e con una certa dialettica, paga semplicemente la sua profonda insipienza politica, la sua incapacità - propria di tutti i partiti dell'Area - di capire che se ci si presenta per cambiare un paese seguendo le regole istituzionali, la prima regola è conquistare un potere che non si conquista certo sventolando i vessilli di un'ideologia stramaledetta dai veri padroni del vapore, la cui stramaledizione è stata inserita finanche in Costituzione. Il che nulla toglie al fatto che la sua condanna sia un vero e proprio aborto giuridico, una vera e propria infamia, un insulto a chiunque creda nella democrazia. Perché se si condanna ad otto anni un signore per una cosa talmente lieve rispetto alle cose oscene di cui si sono resi responsabili i terroristi di sinistra, questo significa soltanto che la giustizia in Italia è una barzelletta.