Quando si è consapevoli di vivere in un regime, a cui sono sottomessi tutti i media mainstream, l'osservatore che voglia davvero capire cosa sia successo dietro l'apparenza di un evento, deve semplicemente leggere tutti i media e partire dal presupposto che le cose stanno all'opposto. Così quando ho letto della vittoria di Wilders - considerato "il leader dell'estrema destra olandese, quasi una sorta di Hitler/Mussolini che però magari indossa i sandali di Zenden - ho capito che dovevo fare il mio consueto lavoro di "debunking", come lo definirebbero gli orecchianti anglofili. E la prima cosa da fare, in questi casi, è andare al nocciolo della questione ossia: perché la gente lo ha votato.
Wilders, sia detto per inciso, non ha niente di nazionalsocialista. Il suo partito - Partito per la Libertà - definito da quella fogna di Wikipedia come un partito di destra nazionalista, è invece un partito marcatamente liberista, atlantista e filoisraeliano. Ma la cosa più importante è chiarire la vera ragione della sua vittoria, che non è né la questione immigrati (marginale per un paese come l'Olanda) né tantomeno una sua fantomatica omofobia. La vera ragione è un'altra, su cui ha basato gran parte della sua campagna elettorale: la sua netta, strenua e decisa opposizione al Green Deal. Che cos'è?
Il Green Deal è un pacchetto di norme che, in teoria, si propone l'obiettivo di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050, e fin qui nessuno, in teoria, avrebbe da ridire: chi non vorrebbe un mondo con meno inquinamento? Il problema è che, nella pratica, questo si traduce in un'autentica mazzata (60-70 mila euro ad appartamento, 300-400 mila euro a condominio) ai danni di tutti i proprietari di case e di terreni agricoli che nei prossimi 10-15 anni, se hanno ancora classi energetiche G (io ho la F e solo perché ci ho già speso un casino di soldi) dovranno progressivamente adeguarle alla classe A, pena - negli intenti originali dell'accordo - l'impossibilità di vendere o affittare le proprie case, con chiarissimi danni ai proprietari. Se soltanto penso a quanto la fortuna di aver ereditato un discreto patrimonio immobiliare, fatto di case quasi tutte a reddito, mi abbia salvato dal fallimento nel triennio Covid, dal momento che io come Partita IVA ho avuto grossi problemi ad andare avanti a causa del crollo dei consumi, capite benissimo quale mazzata sarebbe, per me e per i tanti proprietari immobiliari, una roba del genere.
Chi mi legge, sa che di questo tema parlo da anni, perché il riscaldamento globale è il nuovo pretesto col quale si vuole spennare il ceto medio. E considerando che l'Olanda è, come l'Italia, un paese con un elevato patrimonio immobiliare, non ci si può certo stupire che se un partito si propone di avversare questa follia del Green Deal, questo cresca nei consensi. Né, del resto, si può considerare casuale il fatto che il centrodestra abbia alzato la testa in Europa, annacquando e non di poco il contenuto del Green Deal - sono infatti spariti i divieti di vendita o di affitto per chi non adegua la sua casa e sono stati allungati i limiti temporali - perché se il centrodestra smette di difendere i proprietari e accetta cose che li costringono a dover ridurre all'essenziale i propri consumi, inevitabilmente verrà scavalcato a destra.
La vittoria di Wilders è dovuta semplicemente a questo. Definirlo "di estrema destra", è una bugia che può promanare soltanto da un'informazione cialtrona e bugiarda. Wilders è semplicemente la spia di quell'Europa - che speriamo cresca esponenzialmente - che si è rotta le palle di fare da bancomat al progressismo liberal americano e di obbedire ad un'America che, in gravissima crisi economica, ha bisogno della guerra in Ucraina per nascondere la propria irrilevanza, ma conducendola con i risparmi degli europei.
Wilders è semplicemente la voce di tutti coloro che hanno capito che se vuoi spennare gli interessi di chi in teoria dovrebbe votarti, è inevitabile che tu perda. Se vuoi invece vincere, devi fare l'interesse di chi ti vota.
Wilders, sia detto per inciso, non ha niente di nazionalsocialista. Il suo partito - Partito per la Libertà - definito da quella fogna di Wikipedia come un partito di destra nazionalista, è invece un partito marcatamente liberista, atlantista e filoisraeliano. Ma la cosa più importante è chiarire la vera ragione della sua vittoria, che non è né la questione immigrati (marginale per un paese come l'Olanda) né tantomeno una sua fantomatica omofobia. La vera ragione è un'altra, su cui ha basato gran parte della sua campagna elettorale: la sua netta, strenua e decisa opposizione al Green Deal. Che cos'è?
Il Green Deal è un pacchetto di norme che, in teoria, si propone l'obiettivo di azzerare le emissioni di CO2 entro il 2050, e fin qui nessuno, in teoria, avrebbe da ridire: chi non vorrebbe un mondo con meno inquinamento? Il problema è che, nella pratica, questo si traduce in un'autentica mazzata (60-70 mila euro ad appartamento, 300-400 mila euro a condominio) ai danni di tutti i proprietari di case e di terreni agricoli che nei prossimi 10-15 anni, se hanno ancora classi energetiche G (io ho la F e solo perché ci ho già speso un casino di soldi) dovranno progressivamente adeguarle alla classe A, pena - negli intenti originali dell'accordo - l'impossibilità di vendere o affittare le proprie case, con chiarissimi danni ai proprietari. Se soltanto penso a quanto la fortuna di aver ereditato un discreto patrimonio immobiliare, fatto di case quasi tutte a reddito, mi abbia salvato dal fallimento nel triennio Covid, dal momento che io come Partita IVA ho avuto grossi problemi ad andare avanti a causa del crollo dei consumi, capite benissimo quale mazzata sarebbe, per me e per i tanti proprietari immobiliari, una roba del genere.
Chi mi legge, sa che di questo tema parlo da anni, perché il riscaldamento globale è il nuovo pretesto col quale si vuole spennare il ceto medio. E considerando che l'Olanda è, come l'Italia, un paese con un elevato patrimonio immobiliare, non ci si può certo stupire che se un partito si propone di avversare questa follia del Green Deal, questo cresca nei consensi. Né, del resto, si può considerare casuale il fatto che il centrodestra abbia alzato la testa in Europa, annacquando e non di poco il contenuto del Green Deal - sono infatti spariti i divieti di vendita o di affitto per chi non adegua la sua casa e sono stati allungati i limiti temporali - perché se il centrodestra smette di difendere i proprietari e accetta cose che li costringono a dover ridurre all'essenziale i propri consumi, inevitabilmente verrà scavalcato a destra.
La vittoria di Wilders è dovuta semplicemente a questo. Definirlo "di estrema destra", è una bugia che può promanare soltanto da un'informazione cialtrona e bugiarda. Wilders è semplicemente la spia di quell'Europa - che speriamo cresca esponenzialmente - che si è rotta le palle di fare da bancomat al progressismo liberal americano e di obbedire ad un'America che, in gravissima crisi economica, ha bisogno della guerra in Ucraina per nascondere la propria irrilevanza, ma conducendola con i risparmi degli europei.
Wilders è semplicemente la voce di tutti coloro che hanno capito che se vuoi spennare gli interessi di chi in teoria dovrebbe votarti, è inevitabile che tu perda. Se vuoi invece vincere, devi fare l'interesse di chi ti vota.
In sostanza, è la voce di coloro che hanno capito che la politica non è ideali ma interessi.