Rousseau diceva che il bambino nasce buono e la società lo corrompe. Personalmente, sono sempre partito dall'assunto opposto. Il bambino non è neanche che nasca cattivo, anche perché per poter definire una persona tale, occorre che nei suoi geni ci siano il Bene e il Male già radicati, per giunta condivisi da tutti gli abitanti del pianeta. Semplicemente e ovviamente, nasce senza regole di alcun tipo che apprenderà soltanto quando si interfaccerà con realtà più forti di lui - dalle autorità o da bambini più grandi, forti e aggressivi - arrivando a dotarsi di quell'insieme di norme scritte e non che lo trasformeranno nell'adulto rispettoso degli altri che noi troppo spesso confondiamo con la cosiddetta "brava persona" senza pensare che quella stessa persona, senza quelle regole, sarebbe un pericoloso sociopatico.
Chiunque frequenti i social negli ultimi giorni, avrà notato un peggioramento pressoché verticale del dibattito sui temi di attualità più rilevanti. E chi si stupisce di queste curve verso il basso così ripide, si sente dire che "certe cose sono sempre esistite, i social sono solo un mezzo". Affermazione che non mi ha mai convinto, proprio perché la penso diversamente da Rousseau. Un essere umano - e questo lo vediamo ogni giorno - vive un profondo conflitto tra la propria natura e l'educazione che gli viene imposta, tanto che quando una demenza lo riporta allo stato di natura, non di rado la persona anziana, che pure, quando stava bene, si era distinta per la sua educazione, perde completamente i freni inibitori, iniziando a dire parolacce, diventando violenta e via dicendo.
Nel momento in cui siete d'accordo con quanto sopra - se non siete d'accordo, lo spazio dei commenti è aperto alle vostre gradite repliche - non si può pensare che un mezzo sia neutrale. Certamente è vero che la pistola in mano ad un pazzo può fare danni e in mano ad una persona assennata può addirittura essere salvifica, ma questo proprio perché la pistola ha la peculiarità di poter fare molto male ad una persona: una palla di gomma non farebbe gli stessi danni. E dunque, un social può essere tanto strutturato per migliorare la società e le persone che lo frequentano, tanto per creare molti danni all'utente e alla società stessa. Ed è quello che a mio avviso sta accadendo. Perché?
I social media dominanti fanno tutti capo ad aziende private, il cui scopo non è migliorare la società ma arricchire i proprietari. Potrete avere il social network in teoria più etico del mondo, ma se non fa profitti o non è protetto dallo stato, semplicemente chiude. Di conseguenza, Zuckerberg, Elon Musk, Larry Page se ne fottono del tipo di società che ne esce, dunque prosperano titillando gli istinti dell'utente medio, che si iscrive per trovare una visibilità che non troverà da nessun'altra parte. Nel momento in cui i social network odierni si nutrono sulla soddisfazione dell'utente di ricevere il "mi piace", è inevitabile che questi adeguerà i propri contenuti in base a quanto piacciano, convincendosi che il proprio seguito conti più di relazioni sociali basate sullo scambio di opinioni, sull'armonia e sulla concordia, con l'ovvia conseguenza che la discussione viene ormai scambiata per polemica, e che la misura della bontà di quanto si scrive si basa sul consenso e non sulla qualità intrinseca dell'argomentazione. Dopo quindici anni di social, la gente non sa più discutere e confrontarsi civilmente, è diventata molto più arrogante, assertiva, prepotente e narcisista. E non è nulla che non noti chiunque abbia vissuto, con cognizione di causa, il prima e il dopo dell'era dei social.
La fortuna di essere già adulto e soprattutto già attivo come gestore di comunità digitali quando - avevo 27 anni - i social network iniziarono a diffondersi, mi ha consentito di notare il crollo della qualità e, soprattutto, della credibilità del dibattito digitale, ormai riempitosi di quelli che i tedeschi definirebbero come "schweinepriester", maiali che predicano. Come fruitore interattivo di Internet, sono nato su Usenet - i newsgroup, che erano i progenitori dei forum - un postaccio per certi versi orrendo e che tuttavia per me, all'epoca (avevo diciotto anni) molto immaturo, fu altamente formativo, in cui sulla mia pelle ho capito cosa si deve e non si deve fare o dire in una comunità digitale. E, successivamente, come professionista della comunicazione digitale, mi sono formato moderando e amministrando svariati forum in tutto il mondo. Dunque ricordo benissimo come, per molto meno degli atteggiamenti tossici che molta gente oggi ha su Facebook, dai forum si veniva bannati a vita. Non sarebbe mai stato consentito ad un'invasata di dire sul maschio le cose che ho sentito persino da utenti che sembravano evoluti.
Cosa è andato storto sui social? Semplice. Si è investito tutto il capitale etico su regole asettiche, basate su un rispetto a targhe alterne soltanto di coloro che appartenevano a categorie protette dal totalitarismo liberal di oggi. Per tutto il resto, si è lasciato che le sociopatie proliferassero indisturbate e che la piramide del dibattito si rovesciasse, col risultato che miliardi di persone ogni giorno riempiono indisturbati i propri spazi di quegli atteggiamenti tossici che nei forum avrebbero provocato immediatamente il ban, e che su Usenet, dove i moderatori non c'erano, in compenso provocavano, come immediata conseguenza, forme di cyberbullismo e di ostracismo ai danni del mitomane di turno. Che invece su Facebook regna sovrano perché non ha nessuno - salvo regolette sciocche e intelligenze artificiali - a limitarlo.
Quando, nel post che in sostanza mi ha convinto della necessità di dover chiudere definitivamente con Facebook, ho scritto che la sorella di Giulia Cecchettin presenta chiari segnali di satanismo - senza che, beninteso, questo significhi affatto che sia coinvolta, cosa che non mi sognerei mai di dire (per me, il caso è chiuso) - in un forum questo avrebbe scatenato un dibattito che, gestito da moderatori e amministratori, avrebbe fatto sì che alla mia argomentazione si rispondesse con argomentazioni di segno contrario, che avrebbero dato adito a discussioni anche accese, che sarebbero state subito riportate a miti consigli se fossero andate oltre le regole della netiquette. Viceversa, su Facebook sono stato riempito di insulti, di minacce, le ho segnalate all'assistenza e tutto ciò che mi sono sentito rispondere è che "rispettano gli standard della comunità", quando sarebbe bastata una minima parola fuori posto contro gay, neri, antifascisti, ebrei per provocarmi il ban di un mese o la disattivazione di un account.
Tutto questo ha fatto sì che i sociopatici prendessero il controllo del dibattito. Perché quando gli esseri umani non incontrano resistenze - che siano quelle legali dello Stato oppure quelle non giuridiche ma fondate sulla legge del più forte - accade sempre e solo questo: ritornando al proprio stato di natura, riscoprono la propria essenza di bestie, schweinepriester.
Chiunque frequenti i social negli ultimi giorni, avrà notato un peggioramento pressoché verticale del dibattito sui temi di attualità più rilevanti. E chi si stupisce di queste curve verso il basso così ripide, si sente dire che "certe cose sono sempre esistite, i social sono solo un mezzo". Affermazione che non mi ha mai convinto, proprio perché la penso diversamente da Rousseau. Un essere umano - e questo lo vediamo ogni giorno - vive un profondo conflitto tra la propria natura e l'educazione che gli viene imposta, tanto che quando una demenza lo riporta allo stato di natura, non di rado la persona anziana, che pure, quando stava bene, si era distinta per la sua educazione, perde completamente i freni inibitori, iniziando a dire parolacce, diventando violenta e via dicendo.
Nel momento in cui siete d'accordo con quanto sopra - se non siete d'accordo, lo spazio dei commenti è aperto alle vostre gradite repliche - non si può pensare che un mezzo sia neutrale. Certamente è vero che la pistola in mano ad un pazzo può fare danni e in mano ad una persona assennata può addirittura essere salvifica, ma questo proprio perché la pistola ha la peculiarità di poter fare molto male ad una persona: una palla di gomma non farebbe gli stessi danni. E dunque, un social può essere tanto strutturato per migliorare la società e le persone che lo frequentano, tanto per creare molti danni all'utente e alla società stessa. Ed è quello che a mio avviso sta accadendo. Perché?
I social media dominanti fanno tutti capo ad aziende private, il cui scopo non è migliorare la società ma arricchire i proprietari. Potrete avere il social network in teoria più etico del mondo, ma se non fa profitti o non è protetto dallo stato, semplicemente chiude. Di conseguenza, Zuckerberg, Elon Musk, Larry Page se ne fottono del tipo di società che ne esce, dunque prosperano titillando gli istinti dell'utente medio, che si iscrive per trovare una visibilità che non troverà da nessun'altra parte. Nel momento in cui i social network odierni si nutrono sulla soddisfazione dell'utente di ricevere il "mi piace", è inevitabile che questi adeguerà i propri contenuti in base a quanto piacciano, convincendosi che il proprio seguito conti più di relazioni sociali basate sullo scambio di opinioni, sull'armonia e sulla concordia, con l'ovvia conseguenza che la discussione viene ormai scambiata per polemica, e che la misura della bontà di quanto si scrive si basa sul consenso e non sulla qualità intrinseca dell'argomentazione. Dopo quindici anni di social, la gente non sa più discutere e confrontarsi civilmente, è diventata molto più arrogante, assertiva, prepotente e narcisista. E non è nulla che non noti chiunque abbia vissuto, con cognizione di causa, il prima e il dopo dell'era dei social.
La fortuna di essere già adulto e soprattutto già attivo come gestore di comunità digitali quando - avevo 27 anni - i social network iniziarono a diffondersi, mi ha consentito di notare il crollo della qualità e, soprattutto, della credibilità del dibattito digitale, ormai riempitosi di quelli che i tedeschi definirebbero come "schweinepriester", maiali che predicano. Come fruitore interattivo di Internet, sono nato su Usenet - i newsgroup, che erano i progenitori dei forum - un postaccio per certi versi orrendo e che tuttavia per me, all'epoca (avevo diciotto anni) molto immaturo, fu altamente formativo, in cui sulla mia pelle ho capito cosa si deve e non si deve fare o dire in una comunità digitale. E, successivamente, come professionista della comunicazione digitale, mi sono formato moderando e amministrando svariati forum in tutto il mondo. Dunque ricordo benissimo come, per molto meno degli atteggiamenti tossici che molta gente oggi ha su Facebook, dai forum si veniva bannati a vita. Non sarebbe mai stato consentito ad un'invasata di dire sul maschio le cose che ho sentito persino da utenti che sembravano evoluti.
Cosa è andato storto sui social? Semplice. Si è investito tutto il capitale etico su regole asettiche, basate su un rispetto a targhe alterne soltanto di coloro che appartenevano a categorie protette dal totalitarismo liberal di oggi. Per tutto il resto, si è lasciato che le sociopatie proliferassero indisturbate e che la piramide del dibattito si rovesciasse, col risultato che miliardi di persone ogni giorno riempiono indisturbati i propri spazi di quegli atteggiamenti tossici che nei forum avrebbero provocato immediatamente il ban, e che su Usenet, dove i moderatori non c'erano, in compenso provocavano, come immediata conseguenza, forme di cyberbullismo e di ostracismo ai danni del mitomane di turno. Che invece su Facebook regna sovrano perché non ha nessuno - salvo regolette sciocche e intelligenze artificiali - a limitarlo.
Quando, nel post che in sostanza mi ha convinto della necessità di dover chiudere definitivamente con Facebook, ho scritto che la sorella di Giulia Cecchettin presenta chiari segnali di satanismo - senza che, beninteso, questo significhi affatto che sia coinvolta, cosa che non mi sognerei mai di dire (per me, il caso è chiuso) - in un forum questo avrebbe scatenato un dibattito che, gestito da moderatori e amministratori, avrebbe fatto sì che alla mia argomentazione si rispondesse con argomentazioni di segno contrario, che avrebbero dato adito a discussioni anche accese, che sarebbero state subito riportate a miti consigli se fossero andate oltre le regole della netiquette. Viceversa, su Facebook sono stato riempito di insulti, di minacce, le ho segnalate all'assistenza e tutto ciò che mi sono sentito rispondere è che "rispettano gli standard della comunità", quando sarebbe bastata una minima parola fuori posto contro gay, neri, antifascisti, ebrei per provocarmi il ban di un mese o la disattivazione di un account.
Tutto questo ha fatto sì che i sociopatici prendessero il controllo del dibattito. Perché quando gli esseri umani non incontrano resistenze - che siano quelle legali dello Stato oppure quelle non giuridiche ma fondate sulla legge del più forte - accade sempre e solo questo: ritornando al proprio stato di natura, riscoprono la propria essenza di bestie, schweinepriester.