Luciano De Crescenzo ha sempre raccontato di dover ringraziare Maurizio Costanzo per il successo del romanzo del suo debutto, Così parlò Bellavista. Lo scrittore/ingegnere aveva già pubblicato il suo racconto, ma vendette solo qualche migliaio di copie ed era indeciso se abbandonare il proprio lavoro come ingegnere all'IBM oppure proseguire a fare lo scrittore. Un giorno conobbe Costanzo al quale evidentemente piacque a tal punto da invitarlo nel suo famoso salotto - credo che fosse Bontà Loro" - col risultato che nel giro di pochi giorni quelle migliaia di copie divennero milioni.
Intendiamoci, quel romanzo era divertente e il volto affabile da borghese napoletano simpatico e alla mano sicuramente aiutò. Ma Costanzo, che era un uomo potentissimo, fu determinante per aprirgli le porte del successo. Queste cose stupiscono sicuramente la persona ingenua, abituata all'idea che basti pubblicare qualcosa "di buono" e sicuramente verrà notata. Viceversa, la persona scafata sa che deve essere capace di proporsi in certi ambienti, deve ricambiare il favore appena può, in sintesi deve lavorare di pubbliche relazioni. E tutto questo influisce anche sul contenuto dell'opera, che se l'autore vuole che sia sponsorizzata, deve piacere ai poteri che sovrintendono i vettori che conducono l'opera dal lettore.
Paola Cortellesi ha appena pubblicato un film "C'è ancora domani", che pare abbia avuto molto successo. Ma pare anche che sia un film ove si demonizza la cosiddetta "famiglia tradizionale", col risultato che in bacheca ci dobbiamo sciroppare la consueta rissa tra reazionari e progressisti, che tuttavia non coglie il vero punto di fondo.
Premettendo che il film non l'ho visto, l'unica cosa che deve interessare è se piaccia o meno. Quando una persona riesce ad incassare più di quanto spende per propagandare un'idea, fosse anche la più contestabile, vuol dire che il film ha vinto. E se si è sinceri democratici, bisogna accettare la cosa.
Il problema è che un film dove si fosse narrata la bellezza di una famiglia tradizionale, sarebbe stato sabotato in ogni modo.
Il risultato è che tutti oggi pensano che debba esistere una cultura - semplifico brutalmente - "di destra" o "di sinistra", dimenticando che la vera cultura non ha né bandiere né colori, altrimenti diventa propaganda.
Ad un sincero liberale non interessa il pensiero della Cortellesi sulla famiglia, ma che anche chi ha idee diverse da quelle di questa attrice e regista, possa esprimersi senza essere sottoposto a ritorsioni e ricatti, senza essere ostracizzato.
Vorrei in sostanza un paese in cui il successo si basi sull'effettiva qualità dell'opera, non sul fatto di conoscere le persone giuste al momento giusto o di dire la cosa che piace a chi comanda. Un paese dove ci sia spazio per la Cortellesi ma anche per chi la pensa diversamente.
Intendiamoci, quel romanzo era divertente e il volto affabile da borghese napoletano simpatico e alla mano sicuramente aiutò. Ma Costanzo, che era un uomo potentissimo, fu determinante per aprirgli le porte del successo. Queste cose stupiscono sicuramente la persona ingenua, abituata all'idea che basti pubblicare qualcosa "di buono" e sicuramente verrà notata. Viceversa, la persona scafata sa che deve essere capace di proporsi in certi ambienti, deve ricambiare il favore appena può, in sintesi deve lavorare di pubbliche relazioni. E tutto questo influisce anche sul contenuto dell'opera, che se l'autore vuole che sia sponsorizzata, deve piacere ai poteri che sovrintendono i vettori che conducono l'opera dal lettore.
Paola Cortellesi ha appena pubblicato un film "C'è ancora domani", che pare abbia avuto molto successo. Ma pare anche che sia un film ove si demonizza la cosiddetta "famiglia tradizionale", col risultato che in bacheca ci dobbiamo sciroppare la consueta rissa tra reazionari e progressisti, che tuttavia non coglie il vero punto di fondo.
Premettendo che il film non l'ho visto, l'unica cosa che deve interessare è se piaccia o meno. Quando una persona riesce ad incassare più di quanto spende per propagandare un'idea, fosse anche la più contestabile, vuol dire che il film ha vinto. E se si è sinceri democratici, bisogna accettare la cosa.
Il problema è che un film dove si fosse narrata la bellezza di una famiglia tradizionale, sarebbe stato sabotato in ogni modo.
Il risultato è che tutti oggi pensano che debba esistere una cultura - semplifico brutalmente - "di destra" o "di sinistra", dimenticando che la vera cultura non ha né bandiere né colori, altrimenti diventa propaganda.
Ad un sincero liberale non interessa il pensiero della Cortellesi sulla famiglia, ma che anche chi ha idee diverse da quelle di questa attrice e regista, possa esprimersi senza essere sottoposto a ritorsioni e ricatti, senza essere ostracizzato.
Vorrei in sostanza un paese in cui il successo si basi sull'effettiva qualità dell'opera, non sul fatto di conoscere le persone giuste al momento giusto o di dire la cosa che piace a chi comanda. Un paese dove ci sia spazio per la Cortellesi ma anche per chi la pensa diversamente.
Un paese, in sostanza, democratico e liberale, dove per raggiungere il successo non si debba passare attraverso padrini e algoritmi, ma soltanto colpire il cuore di chi ci segue.