Chiarisco subito un punto. Sono stato un forte sostenitore berlusconiano. Non acritico fino al punto di non vederne i difetti, le ombre e di non allontanarmi non appena ho capito che il berlusconismo era, di fatto, morto molti anni prima del suo ispiratore. Ma comunque ugualmente convinto. I vent'anni in cui Berlusconi ha polarizzato il paese attorno a sé sono serviti non tanto a formarmi sul piano ideologico, quanto a capire l'importanza che i suoi nemici non prendessero possesso di questo paese. E oggi che questi sono al potere, più che mai sono convinto che se Berlusconi dapprima è invecchiato e poi morto, come natura umana prevede, le sue battaglie e la pericolosità dei suoi nemici rimangono giovanissime e vivissime. Cosa magari non sufficiente a tributargli un posto nel famedio di Milano né a dedicargli una via, se non fosse che il vero punto che nessuno vuol comprendere non è ciò che Berlusconi avrebbe potuto fare e non ha saputo o voluto fare, ma cosa sarebbe stato questo paese senza di lui ma, soprattutto, cosa hanno fatto di buono nemici che invece vengono idolatrati dalle stampe.

Ma per chiarire di cosa si parla, cos'è il Famedio?
Il Famedio, detto anche "Tempio della Fama" si trova al Cimitero monumentale di Milano. Originariamente progettato da Maciachini con la funzione specifica di cappella cattolica, l’edificio tra il 1869 e il 1870 viene destinato a luogo di sepoltura, celebrazione e ricordo dei milanesi di origine o di adozione (compresi gli ospiti e i cittadini onorari) che, attraverso opere e azioni, hanno reso illustre la città e l’Italia. Rappresenta un simbolo molto noto della milanesità, i cui criteri di ammissione prevedono l'accesso a coloro che appartengono a tre categorie: gli "illustri" per meriti letterari, artistici, scientifici o atti insigni, i "benemeriti" che per virtù proprie hanno recato benefici e fama alla città e i "distinti nella storia patria" che hanno contribuito all’evoluzione nazionale.
Se si scorre la lista di coloro che ne fanno parte, troveremo sicuramente personaggi importanti come Toscanini, Verdi, Mazzini. Ma troviamo anche personaggi come Dario Fo, Franca Rame, Gino Strada, Enzo Jannacci, Giorgio Gaber, Gino Strada, Rossana Rossanda. E se è comprensibile dubitare che Berlusconi possa rivaleggiare con Mazzini, l'idea stessa che si inserisca nel famedio Dario Fo e non un grandissimo imprenditore come Berlusconi, è semplicemente ridicola. E il contributo nel rendere ridicola - ma nondimeno significativa del tipo di mentalità ad essa sottesa - tale convinzione, viene anche da un post della figlia del procuratore di Milano Borrelli, che su Facebook reputa improprio inserire Berlusconi nel Famedio perché "pregiudicato". E qui si torna ad un antico vizio di questo paese: dare alle sentenze ordinarie di un tribunale il valore di giudice storico e politico, cosa che non ha alcun fondamento né storico né politico né soprattutto giuridico. Berlusconi è stato uno dei politici e imprenditori più importanti del dopoguerra e pretendere che la sentenza del giudice di turno cancelli tutto questo sarebbe come dire "Churchill era un alcolizzato". Che è vero. Il fatto è che Churchill è stato anche un grandissimo statista. Così Berlusconi, probabilmente è stato un mafioso, un puttaniere, un corruttore di giudici e un grandissimo imprenditore e politico, senza che le cose siano in minima contraddizione tra loro.
Poi si può discutere sugli scheletri che qualsiasi grandissimo personaggio si porta dietro. Il successo imprenditoriale del Cavaliere è stato dovuto soltanto alle sue qualità personali? Assolutamente no. Berlusconi ha avuto finanziamenti da origini alquanto dubbie e, senza la protezione politica di Craxi, avrebbe fatto la fine che hanno fatto tutti coloro che hanno osato sfidare i poteri forti di questo paese senza mettersi sotto la loro protezione. Le sue aziende sono l'esemplificazione del libero mercato? Assolutamente no. Mediaset ha vissuto in un regime di duopolio di fatto, che le ha consentito una crescita che, viceversa, probabilmente non avrebbe avuto. Ma il vero punto della questione non è questo bensì: questo paese sarebbe stato migliore senza Berlusconi? Prima di lui, la televisione era dominata dal servizio pubblico, spartita dai partiti e dove Mina veniva cacciata perché aveva osato avere un figlio fuori dal matrimonio. Mi sembra un motivo sufficiente per ritenere l'avvento di Mediaset salvifico per il sistema italiano.

Il che non significa che le sentenze che hanno condannato Berlusconi siano inutili, ma significa qualcosa che i fan di Di Pietro, che la figlia di Borrelli, che in generale tutti i simpatizzanti dei milanesi illustri che oggi sono nel Famedio, non potranno mai capire: la vita e le opere di una persona, di un imprenditore, di un politico, non si esauriscono con la fedina penale.
Borrelli, buonanima, era incensurato e magari anche un galantuomo, non lo discuto. Ma può dire di aver fondato una TV commerciale? Di aver dato lavoro a 50.000 persone? Di aver dato una casa a tutto quel ceto medio che, viceversa, sarebbe stato macellato vivo da quella stessa sinistra che oggi, venuto meno lui, sta procedendo indisturbata nello spolpamento del paese?
Di Dario Fo, altro milanese iscritto nel Famedio, si sbandiera il premio Nobel da lui ottenuto. E a parte la ridicolaggine di un premio dato a lui e non ad Eduardo de Filippo, a Totò, a Pasolini, a Montanelli, ad Oriana Fallaci e ad un'infinità di intellettuali e artisti italiani e non - che del resto fa il paio con la ridicolaggine del Premio Nobel per la pace dato ad Obama - la vera domanda che io faccio è: senza andare su Google, mi sapete dire cosa si legge e cosa si ascolta oggi di Dario Fo e di Franca Rame? Perché è tutto qui il problema: finché paragoniamo le fedine penali, e solo se ci fermiamo qui, Dario Fo, Franca Rame e Borrelli vincono su Berlusconi. Il problema viene quando ci chiediamo quanto abbiano dato al paese. E nessuno di questi signori ha grandi imprese da raccontare.

Ho messo insieme questi personaggi perché tutti quanti sono stati alfieri dell'antiberlusconismo, il che ci dovrebbe far chiedere se il loro operato abbia fatto davvero meglio all'Italia di quanto abbia fatto Berlusconi.
L'antiberlusconismo ci ha dato un'economia migliore? No.
L'antiberlusconismo ci ha dato una politica migliore? No.
L'antiberlusconismo ci ha dato un'informazione migliore? No.
L'antiberlusconismo, in sintesi, ci ha dato un paese migliore? No.
La verità è che l'antiberlusconismo è stato soltanto l'ideologia dell'invidia, della frustrazione sociale e della libidine delle manette. E basta.
Il sindaco di Milano, Sala, si incazza perché gli si vogliono intitolare delle vie. Ah sì? Il paese è inondato da vie "Togliatti", "Lenin" da corsi "Vittorio Emanuele" ed "Umberto". Posso sapere cosa hanno fatto questi signori per il nostro paese? Ma soprattutto, cosa hanno fatto Borrelli, Dario Fo e Franca Rame? Perché se si può discutere quanto si vuole del ruolo di Berlusconi, è un fatto indiscutibile che io gli effetti positivi dell'antiberlusconismo non li ho visti. Né sul paese né sulla mia vita materiale.

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Franco Marino
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