Non è certo la prima volta che scrivo dello sciocchezzaio in cui è ridotta la politica e neanche che tutto questo origini dall'abolizione delle preferenze che, sradicando la politica dai territori, ormai quasi terra di nessuno, l'ha trasferita nei media, dove conta molto il "personaggio" e la narrazione costruita su di esso. Ma il caso della separazione tra Giorgia Meloni e il compagno ed il conseguente e consueto profluvio di scemenze progressistiche o cattobigotte - che non colgono il reale punto della questione - costituiscono una conferma forse più illuminante di quella che è, ormai, la consolidata tendenza di smettere di parlare delle cose che davvero interessano i cittadini (crisi dei redditi, bollette impazzite, diritti sanitari) per concentrarsi su emerite scemenze.

Per quanto riguarda il caso in questione, cominciamo col dire che ad una persona normale e risolta, della vita privata dei politici, come direbbero a Roma, nun je ne potrebbe frega' de meno. La persona che è giunta a questo stato di cose, che ha interesse soltanto di lavorare senza venire infastidita, vede la politica come l'armonizzazione degli interessi privati con quelli pubblici, disconoscendo per principio lo Stato Etico e fregandosene della scostumatezza morale di un politico. Questa stessa persona di buonsenso se ne fotte delle mignotte di Berlusconi, dei trans di Sircana e di Marrazzo e dunque ancor più della vicenda di Giorgia Meloni.
Ma in un sistema dove, sui temi che toccano la carne viva degli interessi dei cittadini, destra e sinistra sono allineati, l'unico modo per giustificare la presenza dei partiti, è costruire una narrazione su alcuni leader politici, trasformando la politica in un "concorso di bellezza".
Questa premessa spiega il successo della Meloni. Che naturalmente - salvo l'inutile Ministero delle Politiche Giovanili e tanti anni di comizi - non ha certo un curriculum vitae tale da giustificare la sua presenza a Palazzo Chigi. Può darsi che abbia doti nascoste e assi nella manica - e finora non si è visto niente di ciò - ma bisogna ammetterlo: ad averla portata in alto è la sua archetipicità di donna di destra intenta a difendere, finora con magri risultati, i valori di Dio, della Patria e della Famiglia.
Ma mentre sulla patria la assolviamo perché quella ormai è chiaro che possa salvarla solo il Padreterno, altrettanto chiaramente Giorgia, per il tipo di famiglia che ha - sia di provenienza (e vabbè, quella non è colpa sua) che di attualità - sarebbe molto più a suo agio in una propaganda di sinistra che di destra. La figlia unica è roba da progressisti ("siamo troppi e dobbiamo ridurre la popolazione") e la parola "compagno" non ha niente di destra. Una donna di destra si sposa in Chiesa o quantomeno in Comune e, se non ha patologie fisiche, fa *almeno* 3-4 figli, il primo dei quali certamente non a quarant'anni ma a venti. E, salvo che non venga inchiavicata di botte o riempita di corna con prostitute sieropositive, sopporta le scappatelle del marito, al massimo menandolo a casa o negandogli la patata. Viceversa, la Meloni ha fatto la prima - e unica - figlia a quasi quarant'anni e ha lasciato il suo compagno (definizione da neolingua) non per averle attaccato l'AIDS durante una relazione extraconiugale o per essersi rifiutato di avere figli con lei né tantomeno perché non portava la pagnotta a casa, ma per una scemenza scorrettamente carpita in un fuori-onda che un tempo si sarebbe risolta in una lavata di capo - con tanto di chiusura di Striscia la Notizia (questa storia che una trasmissione televisiva debba trasformarsi in un commissariato avrebbe anche rotto le palle) - e che oggi, in pieno delirio da codice etico, ha provocato a questo signore, in un colpo solo, la perdita della famiglia e del lavoro.
Poi certo, visti i tempi, già il fatto che Giorgia non si sia ancora dichiarata fluida, la mette ancora un po' a destra della Schlein. Ma se ti proponi di difendere i valori del conservatorismo e poi ti comporti come una progressista, le critiche te le devi aspettare.


In questo senso, la politica italiana - banalità - si è molto americanizzata. L'America, che noi amiamo dipingere come la patria del progressismo, è invece - e chi la vive, la frequenta e ci lavora lo sa benissimo - uno dei posti più bigotti e invadenti nella vita privata della gente, dove si può essere arrestati persino se si sgrida in pubblico il proprio figlio e dove fino a vent'anni fa si poteva finire in galera per un pompino ricevuto non da una battona ma dalla propria moglie. E' inevitabile che se ci si propone di difendere alcuni valori etici e poi la vita privata è ben più dissoluta, da quelle parti si venga - e direi, giustamente - sottoposti a riprovazioni morali. Si pensi soltanto a quanto hanno scandagliato l'ultraconservatrice Sarah Palin, alla ricerca di ogni minima contraddizione. Del resto, i veleni che respiriamo oggi in Italia vengono, in gran parte, proprio da quell'America di cui copiamo sempre il peggio, mai le cose buone che pure non sono poche. E qui viene da ripensare a quanto Berlusconi fosse, invece, immensamente più furbo e capace di farsi - per usare un'espressione da lui spesso usata - concavo e convesso a seconda dell'interlocutore. Quando gli conveniva farsi portavoce del conservatorismo contro la sinistra degenerata, ecco la famigliola unita nei prati verdi di Arcore. Quando iniziavano ad emergere le sue magagne, ecco il Berlusconi viveur e puttaniere che voleva contrapporsi ad una sinistra frattanto assurta a nuova tutrice del bigottismo ex-progressista.


In sintesi, se non si rende ricattabile, bisognerebbe fregarsene della vita privata di un politico. Ma questo significherebbe anche una politica che difenda gli interessi della cosa pubblica, lasciando, per il resto, i cittadini liberi di fornicare, di non depilarsi, di truccarsi, di vestirsi da femmine, di penetrare gli orifizi più arditi - e noi di criticarli - fin quando non infrangono i diritti altrui. E richiederebbe, finalmente, una politica che risponda al territorio di ciò che fa - rischiando di essere scalzata da nuove forze politiche - e non il nauseante reality show che da trent'anni ci viene propinato sui nostri schemi, televisivi e telematici.
Mentre il paese va a fondo.

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Giustissimo. Aggiungo che, date le caratteristiche volitive della premier, non così smaccatamente femminile, a me è parsa una bella imboscata ordita da lei stessa con la complicità di Antonio Ricci, nei confronti di un uomo di cui evidentemente si era stufata da un bel pò. Colpito, affondato e rimosso in 2, 2, 4.
 

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Franco Marino
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