In questi giorni ci troviamo a commentare due notizie in una. La prima è quella del cosiddetto "divorzio facile" che nasce dopo che la Cassazione ha stabilito la legittimità della legge Cartabia, che consentiva separazione e divorzio in un unico atto, dando atto a quella che viene definita una "rivoluzione copernicana". E la seconda è la separazione - i due comunque non erano sposati - tra Giorgia Meloni e il compagno, il giornalista televisivo Andrea Giambruno.
Come commentare queste notizie?
Un corpo umano nasce, per così dire, con dei difetti di fabbricazione congeniti. Questi, presto o tardi, compaiono nella vita, danneggiandola quando non ponendovi fine. La stessa cosa accade nei rapporti personali, che spesso nascono su premesse sbagliate che inevitabilmente li faranno finire. Un classico è quando si sposa un partner unicamente grazie ad una devastante passione che porta ad ignorare quei difetti che, puntualmente, finiti i confetti, deflagrano in tutta la propria portata distruttiva. Ma anche il contrario: un rapporto che nasce senza passione, unicamente perché uno dei due dipende psicologicamente o economicamente dall'altro, si candida all'infedeltà costante. Il punto comune di questi rapporti è che il partner è un mero generatore di piacere psicofisico, di autostima. E confondiamo tutto questo con l'amore.
Possiamo riassumere il tutto in un unico punto: un matrimonio finisce quando "IO" prende il sopravvento su "NOI". Se, sia dal punto di vista di un laico che da quello di un credente, si conviene che sia questo il punto di rottura di un rapporto, possiamo già dire che il cosiddetto "divorzio facile", ossia poter sciogliere un legame in un solo giorno, non aiuta certo ad avere matrimoni migliori.
Mettersi con una persona, decidere di condividere un percorso, non è qualcosa che si deve fare a cuor leggero, ma consapevoli che si tratta di un evento che cambierà la nostra vita, in meglio come in peggio. Proprio per questo, è previsto il "fidanzamento". Che, per molti, oggi è soltanto una perdita di tempo, ossia un modo per stare con qualcuno senza assumersi una responsabilità e non invece un utilissimo periodo di prova in cui i due cercano di capire se vanno d'accordo, se sono in grado di accettarsi e di lavorare per migliorare le proprie mancanze. Che è invece forse la parte più importante di un matrimonio, al punto che bisognerebbe - si scherza, sia chiaro - invece che incentivare il "divorzio breve" rendere obbligatorio per legge il "fidanzamento lungo", in modo che i due futuri coniugi possano rivelare per tempo i propri difetti e decidere se, nonostante questi, nella consapevolezza che ognuno ne ha, sia il caso di far sfociare tutto in un matrimonio.
Quanto a Giorgia Meloni, la questione è ben più dozzinale: intanto, come già detto sopra, i due non erano sposati e quindi, già in sé, il rapporto aveva tutti i difetti di quelle situazioni da cui ci si può distaccare senza conseguenze in qualsiasi momento. E poi, nell'ambiente era, da tempo, noto che ci fossero problemi tra i due e non è stato certo un banalissimo e insignificante fuori-onda a detonare un rapporto già finito. Già la difesa del compagno ai tempi delle sue dichiarazioni sullo stupro non è che fosse sembrata particolarmente ferrea ad orecchie attente, e questo aveva, in un certo senso, avvalorato certe indiscrezioni. Ma se parliamo di un fatto, in fondo, privato del politico, è soltanto per ribadire un principio molto semplice. Quando si arriva a certi livelli, i sondaggi diventano prioritari rispetto all'intimità familiare e l'IO diventa preponderante sul NOI. Ed è in questo momento, quando una persona ritiene se stessa molto più importante del tipo di rapporto in cui si immette, che la relazione muore. E la Meloni è, oggi, una femmina alfa che sarà sempre molti gradini sopra un giornalista, in fondo, di poca importanza nel dibattito pubblico.
Sposarsi, avere figli, significa lanciare se stessi oltre il confine della propria individualità. E se non si comprende questo, il punto non è se sia giusto concedere ad una persona di separarsi oppure no, ma se sia giusto proprio mettersi con qualcuno.
Ogni giorno, in ogni dichiarazione che noi vediamo, da parte di personalità pubbliche ma anche di conoscenti cittadini comuni, quando chiediamo a qualcuno perché si è messo con un altro, troveremo un profluvio di motivazioni mirate unicamente ad indicare la propria soddisfazione personale. E' sempre più raro trovare qualcuno che giustifica il proprio rapporto dicendo "Mi sono messo/a (IO) con lui/lei perché stiamo (NOI) bene insieme". Tutti intendono i rapporti personali come una fonte di autostima e benessere personale e, dunque, qualcosa che si può sciogliere in un semplice attimo, senza seconde possibilità, con un taglio netto, senza far niente per recuperare la situazione, non appena quella medesima fonte si inaridisce, anche momentaneamente.
Come commentare queste notizie?
Un corpo umano nasce, per così dire, con dei difetti di fabbricazione congeniti. Questi, presto o tardi, compaiono nella vita, danneggiandola quando non ponendovi fine. La stessa cosa accade nei rapporti personali, che spesso nascono su premesse sbagliate che inevitabilmente li faranno finire. Un classico è quando si sposa un partner unicamente grazie ad una devastante passione che porta ad ignorare quei difetti che, puntualmente, finiti i confetti, deflagrano in tutta la propria portata distruttiva. Ma anche il contrario: un rapporto che nasce senza passione, unicamente perché uno dei due dipende psicologicamente o economicamente dall'altro, si candida all'infedeltà costante. Il punto comune di questi rapporti è che il partner è un mero generatore di piacere psicofisico, di autostima. E confondiamo tutto questo con l'amore.
Possiamo riassumere il tutto in un unico punto: un matrimonio finisce quando "IO" prende il sopravvento su "NOI". Se, sia dal punto di vista di un laico che da quello di un credente, si conviene che sia questo il punto di rottura di un rapporto, possiamo già dire che il cosiddetto "divorzio facile", ossia poter sciogliere un legame in un solo giorno, non aiuta certo ad avere matrimoni migliori.
Mettersi con una persona, decidere di condividere un percorso, non è qualcosa che si deve fare a cuor leggero, ma consapevoli che si tratta di un evento che cambierà la nostra vita, in meglio come in peggio. Proprio per questo, è previsto il "fidanzamento". Che, per molti, oggi è soltanto una perdita di tempo, ossia un modo per stare con qualcuno senza assumersi una responsabilità e non invece un utilissimo periodo di prova in cui i due cercano di capire se vanno d'accordo, se sono in grado di accettarsi e di lavorare per migliorare le proprie mancanze. Che è invece forse la parte più importante di un matrimonio, al punto che bisognerebbe - si scherza, sia chiaro - invece che incentivare il "divorzio breve" rendere obbligatorio per legge il "fidanzamento lungo", in modo che i due futuri coniugi possano rivelare per tempo i propri difetti e decidere se, nonostante questi, nella consapevolezza che ognuno ne ha, sia il caso di far sfociare tutto in un matrimonio.
Quanto a Giorgia Meloni, la questione è ben più dozzinale: intanto, come già detto sopra, i due non erano sposati e quindi, già in sé, il rapporto aveva tutti i difetti di quelle situazioni da cui ci si può distaccare senza conseguenze in qualsiasi momento. E poi, nell'ambiente era, da tempo, noto che ci fossero problemi tra i due e non è stato certo un banalissimo e insignificante fuori-onda a detonare un rapporto già finito. Già la difesa del compagno ai tempi delle sue dichiarazioni sullo stupro non è che fosse sembrata particolarmente ferrea ad orecchie attente, e questo aveva, in un certo senso, avvalorato certe indiscrezioni. Ma se parliamo di un fatto, in fondo, privato del politico, è soltanto per ribadire un principio molto semplice. Quando si arriva a certi livelli, i sondaggi diventano prioritari rispetto all'intimità familiare e l'IO diventa preponderante sul NOI. Ed è in questo momento, quando una persona ritiene se stessa molto più importante del tipo di rapporto in cui si immette, che la relazione muore. E la Meloni è, oggi, una femmina alfa che sarà sempre molti gradini sopra un giornalista, in fondo, di poca importanza nel dibattito pubblico.
Sposarsi, avere figli, significa lanciare se stessi oltre il confine della propria individualità. E se non si comprende questo, il punto non è se sia giusto concedere ad una persona di separarsi oppure no, ma se sia giusto proprio mettersi con qualcuno.
Ogni giorno, in ogni dichiarazione che noi vediamo, da parte di personalità pubbliche ma anche di conoscenti cittadini comuni, quando chiediamo a qualcuno perché si è messo con un altro, troveremo un profluvio di motivazioni mirate unicamente ad indicare la propria soddisfazione personale. E' sempre più raro trovare qualcuno che giustifica il proprio rapporto dicendo "Mi sono messo/a (IO) con lui/lei perché stiamo (NOI) bene insieme". Tutti intendono i rapporti personali come una fonte di autostima e benessere personale e, dunque, qualcosa che si può sciogliere in un semplice attimo, senza seconde possibilità, con un taglio netto, senza far niente per recuperare la situazione, non appena quella medesima fonte si inaridisce, anche momentaneamente.
Possiamo dunque concludere una cosa: IO è nemico di ogni rapporto personale, dal matrimonio ad una semplice amicizia. E non c'è divorzio istantaneo che tenga. Certi rapporti, semplicemente, non dovrebbero nemmeno nascere.