Una delle vulgate più note è quella che il Commissario Calabresi sia stato fisicamente assassinato da alcuni militanti di Lotta Continua - per questa conclusione ci sono delle sentenze - ma che quel delitto abbia dei mandanti morali, tra i quali alcuni famosi intellettuali (e parliamo di nomi grossi come Zavattini, Dario Fo, Moravia, Pajetta, Parri) i quali firmarono una lettera aperta all'Espresso, mesi prima dell'omicidio del Commissario Calabresi, nella quale accusavano quest'ultimo di essere il responsabile della fine dell'anarchico Giuseppe Pinelli.
Questa pappardella dei mandanti morali - che, per inciso, non ha alcun valore giuridico (sempre che si voglia vivere in uno stato di diritto) - me la sono sentita ripetere fin quando, un giorno, non sono andato a rileggere il documento tanto contestato. E onestamente, non ci ho letto niente di così eclatante. Certo, innegabilmente c'è un chiaro atto di accusa contro il Commissario Calabresi, che peraltro pare che nemmeno fosse presente nel momento dell'interrogatorio. Ma ritenere responsabile un commissario di Polizia della morte di una persona in quel momento sotto custodia di un commissariato di sua responsabilità, non significa sostenere che sia materialmente l'assassino. Personalmente, se all'epoca fossi stato tra i firmatari di quell'appello e qualcuno si fosse permesso di ritenermi mandante della morte di quel commissario, si sarebbe beccato una bella querela. E mi sa che avrei vinto. Questa dei mandanti morali è la scusa con cui si cerca sempre di diffamare e calunniare chiunque esprima un'opinione controcorrente. E' il caso del mio ex-giornale, il cui Direttore sostiene, sostanzialmente, che la colpa dell'attentato in Francia in cui è stato ucciso un insegnante non sia di uno sciroccato, magari in odore di servizi segreti, ma di tutti coloro che, in qualche misura, contestano l'Occidente. Il che, chiarito che questa sia una sciocchezza che Matteo - persona colta e intelligente - spero che ritiri per il bene della sua credibilità, fa sorgere una domanda: in che misura è lecito criticare l'Occidente?

In una democrazia, il diritto di critica è il sale della libertà di parola. E nondimeno, si ha tutto il diritto di ritenere stupide alcune critiche. In tal senso, esiste la critica stupida di chi sostiene che l'Occidente sia il tempio del male, luogo di deposito di ogni nefandezza umana - e casomai vede in Putin il cavaliere bianco che, montando su un elegante destriere, vuole salvarlo (non mi sono mai sognato di sostenere una baggianata del genere) - e chi invece semplicemente si rende conto che l'Occidente sta andando incontro ad una pericolosissima deriva autoritaria, che peraltro dovrebbe far riflettere proprio uno come Fais, che si è lodevolmente battuto contro le follie pandemiche, e che oggi non si rende conto del filo comune che unisce tutte le narrazioni che inquinano il dibattito pubblico minacciando la libertà. Sostenere questo, avere un atteggiamento critico nei confronti di Israele - senza con questo essere né antisionisti né antisemiti (etichette che non mi appartengono neanche per una briciola) - non significa essere mandanti morali del fantomatico "scontro di civiltà", ma soltanto avere una propria lettura delle cose. Da forte critico dell'Occidente - e dunque, secondo la lunare tesi di Fais, colpevole della Jihad - quando si tratta di confrontare la deriva autoritaria ormai palese delle cosiddette democrazie con gli autoritarismi orientali, ricorro sempre ad una sorta di similitudine: quella del malato di diabete e del malato di pancreas.
Il diabete è una malattia che può essere lieve come può diventare drammatica. Nel caso di mia nonna, che si ammalò di diabete a cinquant'anni, essendosi curata come si doveva, non saltando mai una medicina, mangiando in maniera sana e camminando molto, fece una vecchiaia serena e morì nel suo letto a 95 anni. Nel caso di un mio compagno di scuola, che si è ammalato di diabete anche lui, questo ha continuato a fare l'irresponsabile e si è dovuto amputare parte del piede. Non solo. Ho fatto il confronto col tumore al pancreas proprio perché il diabete, se non curato, può predisporre a questo tipo di cancro che è la quarta causa di morte in Italia.
Parabola significa: in Occidente si sta meglio che in certe tirannie orientali? Dalla mia posizione di occidentale, direi di sì. Al netto del fatto che io di cinesi, di russi, di vietnamiti, di pakistani, di iraniani, insomma di gente che in questi posti ci vive, ne conosco tanti e nessuno mi sembra particolarmente infelice, ammettiamo pure che in questi posti si viva peggio. Questo ci garantisce che rimarremo sempre così e che in questi posti la situazione non possa migliorare e, casomai, peggiorare da noi? Il vero guaio di chi oggi sostiene la superiorità dell'Occidente rispetto al resto del mondo è di non capire che ritenersi più fortunati di chi ha una malattia più grave della nostra non è un valido motivo per non curarla. L'atteggiamento più stupido - e dunque non degno dell'intelligenza di Matteo Fais - è quello di mettere la testa sotto la sabbia e gloriarsi di essere un male minore che però può peggiorare.

La cosa poi peggiore di tutti questi discorsi - di cui Fais è soltanto uno dei tanti ripetitori - è che non ci rendiamo conto che il concetto di Bene e di Male non è assoluto ma è sempre relativo al tipo di civiltà in questione. In che modo un Occidente che ha sfruttato e ridotto in miseria paesi interi (islamici e non), vendendo loro armi, può pretendere di dare lezioni di civiltà? Anche ammesso che non si stia assistendo - personalmente non lo credo - ad uno scontro di civiltà, possiamo biasimare l'immigrato che dopo aver visto il proprio paese distrutto, viene trattato da cittadino di serie C nel paese nel quale è costretto a scappare perché gli hanno distrutto casa propria?
Io sono ferocemente critico con l'Occidente proprio perché sono nato da questa parte. Me lo posso permettere coi miei soldini, che sono pochi ma son sempre infinitamente di più di quelli di un palestinese qualsiasi. E non escludo affatto che, se la sorte m'avesse fatto nascere in certi altri posti, adesso probabilmente sarei a fare il terrorista in nome di Allah. Non escludo neppure che ci sarebbe Fais.
Ringraziamo, invece, il cielo d'essere nati da questa parte, e ringraziamolo nel modo migliore: quello di capire e di non farci trasportare da pregiudizi e da luoghi comuni precotti e anche predigeriti. Quelli che purtroppo la propaganda sparge a piene mani.
Facciamo in modo che il diabete di cui è affetto l'Occidente non diventi un tumore al pancreas, dal quale, a quel punto, non si potrebbe più guarire. E usiamo Internet non per diventare i trombettieri delle mafie geopolitiche ma per porre un freno proprio a queste follie, portando "acqua pulita" nei rubinetti della gente. L'Occidente è gravemente malato. E non è prendendosela col medico che fa la diagnosi che si potrà evitare la cancrena.

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Quoto tutto. L'Occidente era già molto malato prima della pandeminchia,prima del buffone ucraino e prima dell'attacco di Hamas...com questi tre eventi balza all'occhio,in tutta la sua tragica evidenza,il marciume della c.d. informazione, ridotta ad essere degna di un paese del quarto mondo. Dalla torre io butterei per primi i pennivendoli,poi buona parte della magistratura e infine il 99% della classe politica.
Garibaldi disse "fatta l'Italia vanno fatti gli italiani"...dopo oltre 150 anni va rifatta l'Italia...buona parte degli italiani invece è rimasta sempre quella.
 
Il buon Fais non lo seguo più perché mi pare gli piaccia più provocare sbraitando che non ragionare, eppur ragionava molto bene; inoltre pur avendo una buona preparazione filosofica a livello politico e storico è abbastanza una capra, ma chissenefrega ognuno scelga la sua strada.
Tornando al tuo articolo che è più interessante, se, tuttavia, come sostieni in altri articoli, e la cosa mi vede concorde, l'unico cambiamento dello status quo sarebbe rivoluzionario, quindi oltre le griglie di confronto/scontro liberaldemocratiche non pensi che siamo già alla cancrena?
 

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Franco Marino
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