"Ho smesso di fumare, camperò una settimana in più e in quella settimana pioverà a dirotto". E' una delle più brillanti battute di Woody Allen che, come sempre, contiene un significato molto più profondo di quanto si creda. Sostanzialmente, il senso è che il rimedio ad un problema che si riveli molto più problematico del problema stesso, non è un rimedio. Ed anzi, aggiungerei, spesso diventa un problema maggiore di quello che si vorrebbe risolvere.
E visto che sono napoletano, la domanda che tutti mi pongono, in un periodo in cui nella mia città ci sono molte scosse di terremoto è: hai paura del Vesuvio? Dei Campi Flegrei? Del terremoto?
Molto banalmente, non me ne frega assolutamente niente. Certo, è possibile che qualora ciò dovesse accadere, il mio istinto mi porterebbe a scappare a gambe levate. Ma non ho certo intenzione di condizionare la mia vita attorno ad eventi che potrebbero accadere domani come potrebbero non accadere mai.
Peraltro, il Vesuvio, contrariamente a quanto dicono molti, non fa solo eruzioni in stile Pompei. L'ultima eruzione del Vesuvio fu nel 1944 e fu piuttosto molto simile a quella dell'Etna, e le uniche vittime furono ventisei sconsiderati, che, vivendo alle pendici, si videro cadere in testa i tetti per le ceneri. Poca roba, insomma.
Ben più pericolosi sono i Campi Flegrei, una cui eruzione metterebbe in pericolo l'intero continente europeo. E a maggior ragione in questo caso, a meno di non dotare ogni europeo di un Concorde col quale fuggire a tutta velocità il più lontano possibile, siamo di fronte ad un evento apocalittico contro il quale zone rosse ed emergenzialismi sarebbero inutili e ridicoli. Se esplodono i Campi Flegrei, sarebbe in pericolo l'intera umanità e nessuno potrebbe farci nulla. Perché preoccuparsi?
L'atteggiamento potrebbe apparire incosciente ed è invece l'unico razionale possibile. Ci sono problemi, rischi, contro i quali anche una civiltà evoluta non può fare niente, se non avvelenarsi la vita. Ecco dunque trasformare una banale influenza in una minaccia globale, ecco trasformare una stagione un po' più calda del normale in una minaccia per l'umanità. Ecco invocare emergenze continue per soffocare sempre di più la breve vita di noi esseri umani, col risultato che molti farabutti fanno leva sulle paure della gente per togliere loro diritti, denari, pezzi di vita. E chissà che anche dietro l'emergenza Vesuvio o Campi Flegrei magari non si nasconda qualche analoga spoliazione, qualche lockdown, qualche confisca di case o danari.
Quando basterebbe porsi una semplice domanda: cosa ci importa di campare qualche anno di più, se dobbiamo vivere male?
E quindi, chissenefrega del Vesuvio e dei Campi Flegrei. La cosa più importante è che, come disse qualcuno, quando la morte arriverà, "ci colga vivi". Vivere nell'eterna paura della disgrazia, sinceramente non è vita.
Ci sono, infatti, pericoli che possiamo prevedere ed evitare. Per esempio, quando mi faccio il bagno in una vasca, ho ben cura di tenere il phon lontano, perché, se malauguratamente questo vi cadesse dentro mentre ci sono io, morirei sul colpo. Poi ci sono quei pericoli su cui né io né nessuno possiamo far niente per evitarli come un infarto e un cancro. Che non necessariamente derivano da comportamenti sbagliati, a volte sì, a volte no. Per questi, come per altri, vale un'espressione tipica della cultura napoletana, fondamentalmente fatalista:
stamm' sott' 'o ciel'E visto che sono napoletano, la domanda che tutti mi pongono, in un periodo in cui nella mia città ci sono molte scosse di terremoto è: hai paura del Vesuvio? Dei Campi Flegrei? Del terremoto?
Molto banalmente, non me ne frega assolutamente niente. Certo, è possibile che qualora ciò dovesse accadere, il mio istinto mi porterebbe a scappare a gambe levate. Ma non ho certo intenzione di condizionare la mia vita attorno ad eventi che potrebbero accadere domani come potrebbero non accadere mai.
Peraltro, il Vesuvio, contrariamente a quanto dicono molti, non fa solo eruzioni in stile Pompei. L'ultima eruzione del Vesuvio fu nel 1944 e fu piuttosto molto simile a quella dell'Etna, e le uniche vittime furono ventisei sconsiderati, che, vivendo alle pendici, si videro cadere in testa i tetti per le ceneri. Poca roba, insomma.
Ben più pericolosi sono i Campi Flegrei, una cui eruzione metterebbe in pericolo l'intero continente europeo. E a maggior ragione in questo caso, a meno di non dotare ogni europeo di un Concorde col quale fuggire a tutta velocità il più lontano possibile, siamo di fronte ad un evento apocalittico contro il quale zone rosse ed emergenzialismi sarebbero inutili e ridicoli. Se esplodono i Campi Flegrei, sarebbe in pericolo l'intera umanità e nessuno potrebbe farci nulla. Perché preoccuparsi?
L'atteggiamento potrebbe apparire incosciente ed è invece l'unico razionale possibile. Ci sono problemi, rischi, contro i quali anche una civiltà evoluta non può fare niente, se non avvelenarsi la vita. Ecco dunque trasformare una banale influenza in una minaccia globale, ecco trasformare una stagione un po' più calda del normale in una minaccia per l'umanità. Ecco invocare emergenze continue per soffocare sempre di più la breve vita di noi esseri umani, col risultato che molti farabutti fanno leva sulle paure della gente per togliere loro diritti, denari, pezzi di vita. E chissà che anche dietro l'emergenza Vesuvio o Campi Flegrei magari non si nasconda qualche analoga spoliazione, qualche lockdown, qualche confisca di case o danari.
Quando basterebbe porsi una semplice domanda: cosa ci importa di campare qualche anno di più, se dobbiamo vivere male?
E quindi, chissenefrega del Vesuvio e dei Campi Flegrei. La cosa più importante è che, come disse qualcuno, quando la morte arriverà, "ci colga vivi". Vivere nell'eterna paura della disgrazia, sinceramente non è vita.
Quando il Vesuvio erutterà, se potrò scappare, scapperò. Se non potrò scappare, raccomanderò la mia anima a Dio, sperando che esista. Quel che so, è che fino a quel momento non voglio essere disturbato. Né dagli ipocondriaci né da quella politica che, dalla paura della gente, trae linfa vitale per costruire tirannie basate sul controllo di ogni cosa.