Per un credente, il crocifisso è il simbolo della Cristianità. Per un ateo, il crocifisso è qualcosa "che fa orrore", che non dovrebbe essere nelle scuole perché la religione è sostanzialmente una superstizione. Poi ci sono io che mi definisco uno scettico esistenziale. Le mie idee sull'esistenza di una trascendenza si fermano alla creazione del mondo, alla causa prima che nessuno può aver creato. Dopodiché, non credo all'esistenza del Dio cristiano. Ma non credo nemmeno alla sua inesistenza. Semplicemente non credo. Non mi affaccio a Palazzo Venezia per dirlo, non sento l'esigenza di propagandare la mia mancanza di fede come fondamento di una cultura autenticamente illuministica, e dunque non mi dà nemmeno fastidio che la gente preghi. Questo fa di me un vero non credente. Che non prova alcun fastidio di fronte ai riti religiosi, anche estranei alla mia cultura. Per quanto mi riguarda, uno dei giorni più suggestivi della mia vita fu quando, dopo la strage del Bataclan, un paio di amici musulmani del badante che in quel momento si trovavano a casa nostra, mi chiamò e mi disse "Vieni a pregare con noi per quelli che sono morti in Francia". Senonché io gli dissi "Guarda che io non sono credente e poi sono comunque battezzato come cattolico", e lui "Non fa niente. Ognuno prega il suo Dio. Roshan tu e tuo padre il vostro, noi il nostro". Se c'è un momento in cui mi sono illuso che in questo paese fosse possibile un sano multiculturalismo, fu quello.

Il mio "non credere" mi rende scettico nei confronti di qualsiasi verità che pretende di imporsi come fede. Non credo nella scienza, non credo nelle fedi di qualsiasi rito pagano - che sia la squadra di calcio oppure il gruppo musicale - e in generale non ho mai un approccio fanatico a nessun tema, dove per me contano soltanto fatti e dati. Anche per questo mi riesce difficile accettare non la miscredenza, che in fondo appartiene anche a me, ma proprio il fondamentalismo ateista. Ad una persona che non crede, i simboli religiosi non danno fastidio. Al massimo, danno fastidio le imposizioni, di qualsiasi genere, a prescindere se queste avvengano in nome di Dio o di Cesare. Eppure, durante la pandemia, molti miscredenti si sono consacrati alla religione del Leviatano, al Dio Tutti. Se Tutti sui media predicano il sacro vaccino, bisogna condannare tutti gli altri perché, si sa, una mela marcia può contaminare tutte le altre.
Poi ci sono dei casi in cui un simbolo va oltre la dimensione strettamente religiosa ed è proprio il caso del crocifisso. Che non è soltanto l'emblema del fondamento della cristianità ma, anzitutto, un simbolo anche per chi non crede, tanto che Gesù viene celebrato e rispettato da decine di confessioni religiose non cristiane, compreso il demonizzato Islam che celebra sia Gesù che Maria.
Corrado Augias che prova orrore per il crocifisso, evidentemente ignora che tutti i costrutti della civiltà occidentale - compreso il comunismo in cui lui ha creduto per tanti anni - si fondano sull'idea dell'uguaglianza e della fratellanza degli esseri umani, tanto che, non ricordo più nemmeno chi, disse con sapida ironia che il marxismo era un Cristianesimo che aveva perso la pazienza. L'idea che gli ultimi saranno i primi è molto simile proprio ai precetti di quel socialismo che infatti, in America Latina, non è anticristiano come in Europa.

L'ateismo è cosa ben diversa dal laicismo. Il laico non crede in niente che non sia empiricamente e scientificamente dimostrato ed applica questo suo scetticismo ad ogni ramo del sapere. Il fondamentalista ateo non si contenta di non credere ma pretende di imporre i propri precetti a chiunque lo circondi, casomai nel frattempo aderendo ad altri fondamentalismi che, per lui, assumono il carattere di verità rivelata una volta e per tutte. L'ateo sostituisce alla religione, la religione della non religione, che in quanto tale combatte con accanimento religioso e con fare dogmatico qualsiasi simbolo evochi anche alla lontana la speranza di una trascendenza da parte dell'individuo che, infatti, in ogni totalitarismo, viene sempre combattuto in quanto tale, in nome della collettività. E la sistematicità e metodicità con cui il sacerdote dell'ateismo si batte per sradicare dall'uomo la cultura della trascendenza è tipica di quella di un prete, che tuttavia propaganda la fede nella resurrezione, mentre l'ateo invece è il prete di una religione senza speranza, che riduce l'uomo a semplice macchina da buttare via. Salvo poi, naturalmente, aderire con religiosa convinzione a qualsiasi idolatria.
Augias non è un vero miscredente: dà troppa importanza alla religione per esserlo.

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Franco Marino
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