Sin dalla vigilia delle elezioni che avrebbero poi portato la Meloni a Palazzo Chigi, scrissi che avremmo avuto una legislatura cosmetica, con una maggioranza a far bigionica su questioni di lana caprina, e un'opposizione che avrebbe talmente radicalizzato i propri toni fino a diventare insopportabile. Non è profezia, è che ormai conosco i miei polli. Abbiamo una maggioranza che conclude poco o niente e un'opposizione affidata ad una palese macchietta come la Schlein che, tutte le volte che apre bocca, riesce a rendersi più incomprensibile di De Mita, il cui linguaggio arcaico, tuttavia, perlomeno era strutturato da un pensiero. Naturalmente, poiché la realtà ha il brutto vizio di bussare alle porte, la mia non è stata una previsione azzeccata per arte divinatoria ma solo perché purtroppo la realtà è come una moglie spietata: quando ci divorzi, chiede cospicui alimenti.
La politica italiana vede salire, di anno in anno, l'astensione, e questo ha un solo significato: la gente vede che i problemi personali non sono risolti e quindi si rende conto che la soluzione non può venire dalla politica. Ed ecco che smette di votare. Come si sia arrivati a questo, necessiterebbe un trattato che studi la storia dell'Italia dal 1945 ad oggi. Una roba che non si può contenere in un blog. E, tuttavia, un momento preciso in cui tutto questo ha avuto un'accelerata, secondo me, c'è: l'abolizione delle preferenze. E perché dico questo?

Nella situazione di oggi, i parlamentari, come è noto, sono tutti personaggi nominati dai partiti, senza alcuna esperienza reale nel territorio. Succede che il capo di un partito nomina una serie di personaggi a lui vicini (la moglie, il braccio destro, l'amante, qualcuno che lo ricatta) i quali non hanno alcun tipo di rappresentanza territoriale, perché sulle schede non c'è il nome del parlamentare ma la lista. Che voi votate, indipendentemente da chi andrà a rappresentare il vostro territorio. Se io entro in politica, fondo un partito e decido di candidare Cicciolina - che, nota a margine, è sempre stata sfottuta per il suo passato, ma che come parlamentare fu molto più seria, presente e produttiva di molti suoi colleghi (la sua candidatura fu, fondamentalmente, una genialata di Pannella, che voleva dimostrare la contrapposizione tra la morale di una donna considerata per il tempo dissoluta e che invece si presentava in Parlamento in abiti castigati e col più alto tasso di presenza, e il moralismo di quella stessa classe politica che prima la condannava per il fatto di essere una pornostar e poi, qualche anno dopo, sarebbe stata spazzata via da Tangentopoli) - dicevo, se candido Cicciolina per il collegio di Napoli, voi, che andate a votare la mia lista, non saprete mai in anticipo che il vostro territorio sarà gestito da Cicciolina. Saprete che Cicciolina si candida, ma chi rappresenterà, lo saprete dopo. E questo ovviamente non è privo di conseguenze. Intanto, Cicciolina ha una posizione blindata, e, soprattutto, non è tenuta a dover rispondere concretamente del proprio operato alla gente di Napoli, per il semplice fatto che i napoletani, che hanno votato la mia lista ma non lei, non sanno chi è chiamato concretamente a rappresentarli. Risponderà soltanto al partito, al quale non potrà ribellarsi. O potrà farlo quando un altro partito offrirà prospettive migliori, il che spiega anche i vari salti delle quaglie degli ultimi vent'anni.
E sia ben chiaro, le classi dirigenti non potevano fare diversamente. In una situazione di crisi con le preferenze, la classe politica, assieme ai suoi vertici, sarebbe stata semplicemente spazzata via, perché la mancanza di soldi dovuta alle crisi finanziarie di questi ultimi quindici anni le avrebbe messe di fronte al conclamato fallimento delle ricette. Occorreva quindi indirizzare i media - che dipendono tutti direttamente o indirettamente dalla politica - alla trattazione di faccende che non c'entrano nulla con l'interesse dei cittadini.

Tutto questo pippone introduttivo cosa c'entra con la moglie di Crosetto, direte voi? C'entra eccome.
C'entra che, chiarita la premessa di cui sopra, ormai i media parlano, molto prosaicamente, solo di cazzate perché, semplicemente, non possono parlare delle cose che toccano la carne viva degli italiani. Dopo aver letto la polemica sugli insulti a Crosetto che abbracciava la bella moglie a mare, ero pure tentato dal volerci scrivere qualcosa contro l'invidia sociale degli italiani, quando poi fondamentalmente mi sono fatto un po' di domande:
- Che me ne fotte a me di Crosetto?
- Perché devo parlare dell'invidia sociale degli italiani? Io sono italiano e non invidio Crosetto. Se è felice della sua vita - e vorrei ben vedere - buon per lui.
- Se anche la moglie di Crosetto stesse con lui per interesse, che me ne fotte? Non sono affari miei, non sono l'amante della moglie di Crosetto.
- Se anche c'è gente che insulta Crosetto e la moglie, a me che me ne fotte della gente che li insulta? Pensate davvero che, a gente che non avrà problemi fino alla fine dei suoi giorni, possa fregare davvero qualcosa degli insulti ricevuti da gente che lotta per arrivare a fine mese?
- Se anche scrivessi un pezzo in difesa di Crosetto, pensate davvero che Crosetto - ammesso che legga questo articolo - si scomoderebbe per telefonarmi e dirmi "Grazie, ti sono grato a vita per avermi difeso, quasi quasi ti propongo di diventare il mio portaborse"?
- Pensate davvero che un buon 99% di chi critica Crosetto e la moglie per il loro matrimonio di presunto interesse, non venderebbe il proprio partner o coniuge per uno più bello e più ricco?

Postemi tutte queste domande e datami la risposta e cioè, come avete intuito, che non me ne fotte un'emerita fava di tutta la vicenda e che si stanno sprecando energie a parlare del nulla mischiato col niente, ho scoperto di essermi radicato, per dirla alla Battiato, in "un centro di gravità permanente" che da qualche tempo, tra le polemiche di lana caprina sulle foto a culo di fuori di Arisa, quelle sulle dichiarazioni Giambruno, e altre scemenze, mi ha dato una chiave di lettura "sulle cose sulla gente" facendomi cogliere la reale situazione: i media parlano di scemenze perché non possono parlare d'altro, se non in termini che, sul piano veritativo, sono così lontani dalla realtà da correre il rischio che qualcuno, comprendendo in che razza di burrone stiamo finendo, vada nelle sedi di radio, televisioni e giornali, e dei poteri finanziari che li eterodirigono, e prenda a sassate le redazioni e le sedi.

A me quello che interessa della politica è che mi faccia vivere e lavorare senza rompermi le palle. Dalla politica esigo che mi faccia di fittare casa mia a chi voglio io senza pormi vincoli di ogni genere, che mi faccia produrre ricchezza, che mi permetta di usufruire di quei servizi per cui pago le tasse, senza ammorbarmi con burocrazie idiote, che io non sia costretto tra qualche anno a tirare fuori decine di migliaia di euro per le cretinate di Greta e della fantomatica emergenza climatica. Ho orizzonti orgogliosissimamente ristretti ma, soprattutto, sono gli orizzonti degli italiani i veri temi caldissimi oggi, completamente ignorati dal dibattito pubblico, che invece si concentra sulla cronaca nera, volendo far credere alla gente che certi accadimenti siano parte di una responsabilità condivisa e non semplicissimi - nella loro gravità, beninteso - fatti di cronaca, che potrebbero accadere in America quanto in Nuova Zelanda, al Parco Verde di Caivano come a Via Montenapoleone a Milano.
E la conferma che quanto scrivo sia reale è che questi concetti li stanno progressivamente capendo talmente tanta gente che, infatti, sempre meno persone vanno a votare.
Se un politico può risolvere i miei problemi, per quanto mi concerne può pure - sempre col permesso degli animalisti, sia chiaro, sia mai che si incazzino - andare a letto con uno scimpanzé. Se non è in grado di risolverli, può essere pure la persona più virtuosa del mondo. Per me rimarrà sempre uno che prende un lauto stipendio immeritato.

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Franco Marino
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