Andreotti non è stato soltanto un grande statista - "l'accorto gestore di una democrazia malata" (Ciarrapico) - ma anche un formidabile aforista. Contrassegnato sin dall'infanzia da una inconfondibile cifosi, fu oggetto di numerose canzonature alle quali rispondeva con una proverbiale ironia epigrammatica, di scuola latina, espressa attraverso centinaia di aforismi.
Forse, quello più famoso è che "il potere logora chi non ce l'ha", anche se pare che, in realtà, non fosse suo. E però, lui lo usava spesso per deridere i tanti moralisti che parlano male del potere e tuttavia vorrebbero averlo.
Questo aforisma potrebbe tranquillamente trasporsi al successo, sul quale potreste leggere i moralismi più disparati. Dall'accusa di dare alla testa del malcapitato di turno, a quella di far perdere gli immancabili "veri valori della vita", la circostanza che accomuna tutti i critici del potere e del successo è sempre la stessa: essere dei falliti, non contare una sverza di niente, non aver combinato nulla nella vita.
Questo cosa c'entra con Vannacci? Resto convinto che il suo libro sia sostanzialmente inutile. E che tante persone che stimo lo abbiano criticato, questo conferma che, forse, non ho tutti i torti. Ma, tra le tante critiche che gli si potrebbero sottoporre, quella di aver guadagnato cifre enormi col suo libro, di aver ottenuto un grande successo e aver sfruttato la frustrazione della gente, è la più stupida.
Molti, infatti, si chiedono perché un signor nessuno - a livello editoriale - sia riuscito a scalzare la Murgia, sottintendendo che questo sia il simbolo del fatto che gli italiani siano ottusi, scemi, cretini, scimmie. Ecco, il punto è proprio questo. Ma al rovescio. Vannacci ha venduto così tante copie perché ha dato voce ad un'Italia che non ne può più di farsi puntare il dito contro. Il successo è questo: io do quello che interessa al pubblico. Libero mercato. Da persona che da anni parla dei temi trattati da Vannacci, ma cerca di farlo in maniera più approfondita, sono convinto che, forse, un libro scritto da me sul tema sarebbe stato migliore. Ma so anche che, al netto di tutti i discorsi che pure si potrebbero fare sul pompaggio ricevuto dai media - non si sa se casuale o per farne un nuovo eroe - il mio libro al massimo venderebbe, e temo persino di essere ottimista, un centinaio di copie. Perché la spinta che porta un lettore e un elettore ad appassionarsi ad uno scrittore e un politico, è molto più emotiva di quanto sembri. Vannacci, questo, lo ha capito meglio di chiunque altro. Ha capito benissimo che oggi la gente non ha bisogno di essere guidata, istruita, educata, ma ascoltata e capita. La ragione del successo di Vannacci è tutta qui. Ha smosso energie, provocato ire, fastidi. Esattamente ciò che distingue un testo di successo da uno che quel successo non lo raggiunge. Né credo nemmeno che sia un gatekeeper come sostengono molti. Semplicemente è, come tantissimi altri, un gran furbacchione che ha capito l'onda e vi si è accodato. E, se sulla qualità sia del libro che della scrittura si può discutere, chiunque non sopporti le mafie editoriali, le imposizioni, i ricatti morali, e soprattutto lo Stato sempre tra le palle, non può che congratularsi con lui per il successo raggiunto.
No, non ho cambiato idea. Vannacci avrebbe potuto scrivere un libro migliore. Ma le rosicate dei suoi avversari, molti dei quali non riuscirebbero a vendere un libro neanche ai parenti, mi fanno preferire molto di più lui ai tanti che, pure nell'area del dissenso, quando provano a lanciare qualcosa su Amazon, al massimo vendono dieci copie. Quelle dei familiari. Se Vannacci, con la vendita del libro, si è fatto tanti di quei soldi da poter magari comprarsi una casa nuova al centro di Roma, non c'è che da esserne contenti per lui.
Forse, quello più famoso è che "il potere logora chi non ce l'ha", anche se pare che, in realtà, non fosse suo. E però, lui lo usava spesso per deridere i tanti moralisti che parlano male del potere e tuttavia vorrebbero averlo.
Questo aforisma potrebbe tranquillamente trasporsi al successo, sul quale potreste leggere i moralismi più disparati. Dall'accusa di dare alla testa del malcapitato di turno, a quella di far perdere gli immancabili "veri valori della vita", la circostanza che accomuna tutti i critici del potere e del successo è sempre la stessa: essere dei falliti, non contare una sverza di niente, non aver combinato nulla nella vita.
Questo cosa c'entra con Vannacci? Resto convinto che il suo libro sia sostanzialmente inutile. E che tante persone che stimo lo abbiano criticato, questo conferma che, forse, non ho tutti i torti. Ma, tra le tante critiche che gli si potrebbero sottoporre, quella di aver guadagnato cifre enormi col suo libro, di aver ottenuto un grande successo e aver sfruttato la frustrazione della gente, è la più stupida.
Molti, infatti, si chiedono perché un signor nessuno - a livello editoriale - sia riuscito a scalzare la Murgia, sottintendendo che questo sia il simbolo del fatto che gli italiani siano ottusi, scemi, cretini, scimmie. Ecco, il punto è proprio questo. Ma al rovescio. Vannacci ha venduto così tante copie perché ha dato voce ad un'Italia che non ne può più di farsi puntare il dito contro. Il successo è questo: io do quello che interessa al pubblico. Libero mercato. Da persona che da anni parla dei temi trattati da Vannacci, ma cerca di farlo in maniera più approfondita, sono convinto che, forse, un libro scritto da me sul tema sarebbe stato migliore. Ma so anche che, al netto di tutti i discorsi che pure si potrebbero fare sul pompaggio ricevuto dai media - non si sa se casuale o per farne un nuovo eroe - il mio libro al massimo venderebbe, e temo persino di essere ottimista, un centinaio di copie. Perché la spinta che porta un lettore e un elettore ad appassionarsi ad uno scrittore e un politico, è molto più emotiva di quanto sembri. Vannacci, questo, lo ha capito meglio di chiunque altro. Ha capito benissimo che oggi la gente non ha bisogno di essere guidata, istruita, educata, ma ascoltata e capita. La ragione del successo di Vannacci è tutta qui. Ha smosso energie, provocato ire, fastidi. Esattamente ciò che distingue un testo di successo da uno che quel successo non lo raggiunge. Né credo nemmeno che sia un gatekeeper come sostengono molti. Semplicemente è, come tantissimi altri, un gran furbacchione che ha capito l'onda e vi si è accodato. E, se sulla qualità sia del libro che della scrittura si può discutere, chiunque non sopporti le mafie editoriali, le imposizioni, i ricatti morali, e soprattutto lo Stato sempre tra le palle, non può che congratularsi con lui per il successo raggiunto.
No, non ho cambiato idea. Vannacci avrebbe potuto scrivere un libro migliore. Ma le rosicate dei suoi avversari, molti dei quali non riuscirebbero a vendere un libro neanche ai parenti, mi fanno preferire molto di più lui ai tanti che, pure nell'area del dissenso, quando provano a lanciare qualcosa su Amazon, al massimo vendono dieci copie. Quelle dei familiari. Se Vannacci, con la vendita del libro, si è fatto tanti di quei soldi da poter magari comprarsi una casa nuova al centro di Roma, non c'è che da esserne contenti per lui.
Dopotutto, non siamo comunisti (cit.)