Ci sono argomenti su cui, per interesse personale o mestiere, sono in grado di farmi un parere e di divulgarlo. Se dal 2003 ad oggi sono riuscito a conquistare un non trascurabile seguito, non è garanzia che non abbia scritto talvolta sciocchezze, ma almeno non dovrei aver esagerato. Poi ci sono argomenti su cui non mi sono mai pronunciato. O perché non mi interessano o perché non ne so nulla e dunque, dicendo qualcosa di sbagliato, rischierei di compromettere la stima dei lettori.
Così, mentre oggi ricorre il ventiduesimo anniversario dalla strage delle Torri Gemelle e, da ventidue anni, ogni commentatore, da quello più illustre a quello più insignificante, si sente in dovere di commentarlo – e, diciamoci la verità, della stragrande maggioranza di questi commenti si può fare a meno – mi sorprendo nel realizzare di non aver mai scritto una virgola, da nessuna parte, su questa vicenda. E il motivo è semplice: l’Undici Settembre è una di quelle cose di cui non so assolutamente nulla. E su cui, dunque, non mi sento moralmente autorizzato a parlare. Se oggi mi chiedessero chi ha abbattuto quelle torri, ammesso che qualcuno sappia rispondere, quel che è sicuro è che io non saprei neanche da dove cominciare. E’ stato Osama Bin Laden? E’ stato Bush che si è fatto l’attentato da solo? E’ stata la CIA? Tutti e tre assieme? Perché gli uffici di una società informatica israeliana quel giorno erano insolitamente vuoti? Come mai gli americani con Al Qaeda avevano rapporti strettissimi? Osama Bin Laden è ancora vivo? Era un semplice terrorista? Un eroe dell’antiamericanismo? Oppure un agente dei servizi segreti di cui gli Stati Uniti si sono serviti come diavolo da offrire ad un’opinione pubblica in cerca di cattivi? Vattelappesca.
Infatti il senso di questo articolo non è rispondere alla domanda su chi sia stato, perché la sola idea di rispondere ad un quesito su cui si arrovellano cervelli ben più referenziati dei miei – investigatori, intellettuali, politici di lungo corso – mi farebbe sprofondare nel ridicolo. E tuttavia, mi sento perfettamente all’altezza di fare giustizia di alcune sciocchezze legate più al metodo che al merito con cui si affronta questa vicenda, anche in virtù dei paralleli tra quella vicenda e il Covid.
L’Undici Settembre, come è noto, ha costituito il terreno di fioritura di moltissime teorie contrarie alla narrazione ufficiale, etichettate come “teorie del complotto”. Ma ha anche inaugurato la stagione del debunkismo e dell’anticomplottismo. Aggiungendo confusione a confusione.
In realtà, lo scopo di un’indagine è quella di scoprire la verità. Brutta o bella che sia. Chi si spaventa della verità è bene che non inizi neanche ad indagare. Mentre complottismo e anticomplottismo, invece, rappresentano due estremizzazioni metodologiche il cui scopo non è cercare quella verità ma soddisfare le frustrazioni di due categorie di persone che si somigliano più di quanto differiscano. Il complottista pensa che niente sia casuale. L’anticomplottista pensa che tutto sia casuale. Il complottista è spesso un frustrato che ha bisogno di un nemico su cui scaricare le colpe delle proprie miserie e che non considera la storia per quel che è, e non dunque un conflitto tra il Bene e il Male, ma tra clan. L’anticomplottista ha bisogno dell’esatto opposto, di credere di non avere nemici pronti a fargli la pelle. Entrambi, per colmare i propri vuoti, si allontanano dalla comprensione della realtà. Che ci dice che la storia è certamente anche frutto del caso. La battaglia di Waterloo che segnò la fine di Napoleone stava per essere vinta e invece fu persa. Per via del maltempo. Ma se è vero che la storia non si riduce tutta a complotto, è anche vero che la storia è anche complotto. E se è stupida l’impostazione di ritenere che “c’è sempre qualcosa sotto, nulla avviene a caso”, lo è anche ritenere “troppo brutta questa spiegazione per essere vera”. Purtroppo molta gente è convinta che l’espressione: “È troppo brutto per essere vero” sia un serio argomento di dimostrazione. E invece basta dire che esiste una branca della medicina chiamata “oncologia infantile” per sapere che il brutto può essere bruttissimo, e nondimeno tragicamente vero.
Infatti, in merito all’11 Settembre, se non si deve per forza dubitare della buonafede dei debunker, è un fatto che il debunking attragga una grossissima base di anticomplottisti, i quali hanno semplicemente bisogno di sentirsi dire: “E’ assurdo che gli americani si siano fatti un autoattentato, che abbiano massacrato 4000 persone per avere la scusa di aggredire altri paesi”. E il ragionamento, oltre che essere sciocco, denota una lacunosa conoscenza della storia. Che, di autoattentati, ne racconta decine e decine. Si pensi a quelli che i Romani si organizzavano per avere la scusa di aggredire altre nazioni.
Il discorso, al riguardo, è semplice: lo stato nasce per garantire la sicurezza dei propri cittadini. Se non ci riesce perché i cittadini da proteggere sono troppo numerosi rispetto alle risorse a disposizione, lo stato può sopravvivere solo in due modi: dichiarando guerre ad altre nazioni che hanno quelle risorse o eliminando le eccedenze dei propri cittadini. O saranno le eccedenze ad eliminare quello stato. Se gli americani, per giustificare le guerre in Iraq e in Afghanistan, vitali per sostenere il peso di un enorme debito pubblico, si sono fatti un attentato, la cosa è del tutto normale, e scandalizzarsi che abbiano sacrificato quattromila persone per fare l’interesse di trecento milioni, è da sciocchi. Semmai andrebbero derisi ed esecrati per aver provato, per vent’anni, a controllare quei territori senza riuscirci. Fino a decidere di andarsene. Ma questa è un’altra storia.
Quanto sopra ci porta al covid e al clima. La convinzione di molti, in merito a questa vicenda, è che sia troppo brutto che uno stato possa volersi sbarazzare di milioni e milioni di persone, per essere vero. Che sia assurdo che possa voler ridurre la popolazione sterilizzando i propri cittadini, per essere la soluzione più probabile. Che sia inconcepibile che una qualsiasi comunità, per essere razionale, possa ritenere gli anziani un peso e decidere di sopprimerli. Non so se e che tipo di complotto ci sia dietro il covid. Ad istinto – e chi mi legge può confermarlo – questa storia mi è puzzata sin dal primo momento di falso. Ma certo per poterlo dire mi manca la prova regina. Ché se ci fosse, decine di milioni di persone sarebbero già ad assediare i palazzi del potere esattamente come, quando saltò fuori Mani Pulite, migliaia di persone presero a monetine i politici accusandoli di fare ciò che tutti, da decenni, trovavano morale. Di sicuro, è stupido escludere dal novero delle possibilità che uno stato possa voler sopprimere parte dei propri cittadini. La storia ci mostra – attraverso mille eventi e fatti – che non c’è limite all’orrore, al male che l’essere umano sa fare. Mai.
Credete sia impossibile che uno stato voglia massacrare milioni di persone? La storia anche recente è stracolma di regimi che, in nome di un ideale, hanno compiuto massacri su massacri. Basta giustificarli con qualche emergenza.
Non importa quanto sia vero che gli americani, l’11 Settembre del 2001, si siano organizzati un autoattentato. Quel che so è che è verosimile che non soltanto gli Stati Uniti ma qualsiasi nazione possa aver bisogno di sbarazzarsi di parte dei propri cittadini. Magari facendo schiantare i propri aerei su due proprie torri oppure creando un virus che massacra prevalentemente i vecchi, facendo risparmiare l’INPS, e fabbricando un vaccino che riduca la fertilità degli esseri umani, dopo che per decenni sovrappopolamento e invecchiamento della popolazione sono stati oggetto di massicce dosi di propaganda allarmistica. E quando una cosa è verosimile, ha ampie possibilità di essere anche vera. Chiudersi in un rifugio antiatomico mentale e pensare che il male non esista significa chiudere gli occhi sulla realtà umana. Che è capace di questo e di molto peggio.
Così, mentre oggi ricorre il ventiduesimo anniversario dalla strage delle Torri Gemelle e, da ventidue anni, ogni commentatore, da quello più illustre a quello più insignificante, si sente in dovere di commentarlo – e, diciamoci la verità, della stragrande maggioranza di questi commenti si può fare a meno – mi sorprendo nel realizzare di non aver mai scritto una virgola, da nessuna parte, su questa vicenda. E il motivo è semplice: l’Undici Settembre è una di quelle cose di cui non so assolutamente nulla. E su cui, dunque, non mi sento moralmente autorizzato a parlare. Se oggi mi chiedessero chi ha abbattuto quelle torri, ammesso che qualcuno sappia rispondere, quel che è sicuro è che io non saprei neanche da dove cominciare. E’ stato Osama Bin Laden? E’ stato Bush che si è fatto l’attentato da solo? E’ stata la CIA? Tutti e tre assieme? Perché gli uffici di una società informatica israeliana quel giorno erano insolitamente vuoti? Come mai gli americani con Al Qaeda avevano rapporti strettissimi? Osama Bin Laden è ancora vivo? Era un semplice terrorista? Un eroe dell’antiamericanismo? Oppure un agente dei servizi segreti di cui gli Stati Uniti si sono serviti come diavolo da offrire ad un’opinione pubblica in cerca di cattivi? Vattelappesca.
Infatti il senso di questo articolo non è rispondere alla domanda su chi sia stato, perché la sola idea di rispondere ad un quesito su cui si arrovellano cervelli ben più referenziati dei miei – investigatori, intellettuali, politici di lungo corso – mi farebbe sprofondare nel ridicolo. E tuttavia, mi sento perfettamente all’altezza di fare giustizia di alcune sciocchezze legate più al metodo che al merito con cui si affronta questa vicenda, anche in virtù dei paralleli tra quella vicenda e il Covid.
L’Undici Settembre, come è noto, ha costituito il terreno di fioritura di moltissime teorie contrarie alla narrazione ufficiale, etichettate come “teorie del complotto”. Ma ha anche inaugurato la stagione del debunkismo e dell’anticomplottismo. Aggiungendo confusione a confusione.
In realtà, lo scopo di un’indagine è quella di scoprire la verità. Brutta o bella che sia. Chi si spaventa della verità è bene che non inizi neanche ad indagare. Mentre complottismo e anticomplottismo, invece, rappresentano due estremizzazioni metodologiche il cui scopo non è cercare quella verità ma soddisfare le frustrazioni di due categorie di persone che si somigliano più di quanto differiscano. Il complottista pensa che niente sia casuale. L’anticomplottista pensa che tutto sia casuale. Il complottista è spesso un frustrato che ha bisogno di un nemico su cui scaricare le colpe delle proprie miserie e che non considera la storia per quel che è, e non dunque un conflitto tra il Bene e il Male, ma tra clan. L’anticomplottista ha bisogno dell’esatto opposto, di credere di non avere nemici pronti a fargli la pelle. Entrambi, per colmare i propri vuoti, si allontanano dalla comprensione della realtà. Che ci dice che la storia è certamente anche frutto del caso. La battaglia di Waterloo che segnò la fine di Napoleone stava per essere vinta e invece fu persa. Per via del maltempo. Ma se è vero che la storia non si riduce tutta a complotto, è anche vero che la storia è anche complotto. E se è stupida l’impostazione di ritenere che “c’è sempre qualcosa sotto, nulla avviene a caso”, lo è anche ritenere “troppo brutta questa spiegazione per essere vera”. Purtroppo molta gente è convinta che l’espressione: “È troppo brutto per essere vero” sia un serio argomento di dimostrazione. E invece basta dire che esiste una branca della medicina chiamata “oncologia infantile” per sapere che il brutto può essere bruttissimo, e nondimeno tragicamente vero.
Infatti, in merito all’11 Settembre, se non si deve per forza dubitare della buonafede dei debunker, è un fatto che il debunking attragga una grossissima base di anticomplottisti, i quali hanno semplicemente bisogno di sentirsi dire: “E’ assurdo che gli americani si siano fatti un autoattentato, che abbiano massacrato 4000 persone per avere la scusa di aggredire altri paesi”. E il ragionamento, oltre che essere sciocco, denota una lacunosa conoscenza della storia. Che, di autoattentati, ne racconta decine e decine. Si pensi a quelli che i Romani si organizzavano per avere la scusa di aggredire altre nazioni.
Il discorso, al riguardo, è semplice: lo stato nasce per garantire la sicurezza dei propri cittadini. Se non ci riesce perché i cittadini da proteggere sono troppo numerosi rispetto alle risorse a disposizione, lo stato può sopravvivere solo in due modi: dichiarando guerre ad altre nazioni che hanno quelle risorse o eliminando le eccedenze dei propri cittadini. O saranno le eccedenze ad eliminare quello stato. Se gli americani, per giustificare le guerre in Iraq e in Afghanistan, vitali per sostenere il peso di un enorme debito pubblico, si sono fatti un attentato, la cosa è del tutto normale, e scandalizzarsi che abbiano sacrificato quattromila persone per fare l’interesse di trecento milioni, è da sciocchi. Semmai andrebbero derisi ed esecrati per aver provato, per vent’anni, a controllare quei territori senza riuscirci. Fino a decidere di andarsene. Ma questa è un’altra storia.
Quanto sopra ci porta al covid e al clima. La convinzione di molti, in merito a questa vicenda, è che sia troppo brutto che uno stato possa volersi sbarazzare di milioni e milioni di persone, per essere vero. Che sia assurdo che possa voler ridurre la popolazione sterilizzando i propri cittadini, per essere la soluzione più probabile. Che sia inconcepibile che una qualsiasi comunità, per essere razionale, possa ritenere gli anziani un peso e decidere di sopprimerli. Non so se e che tipo di complotto ci sia dietro il covid. Ad istinto – e chi mi legge può confermarlo – questa storia mi è puzzata sin dal primo momento di falso. Ma certo per poterlo dire mi manca la prova regina. Ché se ci fosse, decine di milioni di persone sarebbero già ad assediare i palazzi del potere esattamente come, quando saltò fuori Mani Pulite, migliaia di persone presero a monetine i politici accusandoli di fare ciò che tutti, da decenni, trovavano morale. Di sicuro, è stupido escludere dal novero delle possibilità che uno stato possa voler sopprimere parte dei propri cittadini. La storia ci mostra – attraverso mille eventi e fatti – che non c’è limite all’orrore, al male che l’essere umano sa fare. Mai.
Credete sia impossibile che uno stato voglia massacrare milioni di persone? La storia anche recente è stracolma di regimi che, in nome di un ideale, hanno compiuto massacri su massacri. Basta giustificarli con qualche emergenza.
Non importa quanto sia vero che gli americani, l’11 Settembre del 2001, si siano organizzati un autoattentato. Quel che so è che è verosimile che non soltanto gli Stati Uniti ma qualsiasi nazione possa aver bisogno di sbarazzarsi di parte dei propri cittadini. Magari facendo schiantare i propri aerei su due proprie torri oppure creando un virus che massacra prevalentemente i vecchi, facendo risparmiare l’INPS, e fabbricando un vaccino che riduca la fertilità degli esseri umani, dopo che per decenni sovrappopolamento e invecchiamento della popolazione sono stati oggetto di massicce dosi di propaganda allarmistica. E quando una cosa è verosimile, ha ampie possibilità di essere anche vera. Chiudersi in un rifugio antiatomico mentale e pensare che il male non esista significa chiudere gli occhi sulla realtà umana. Che è capace di questo e di molto peggio.