Esistono verità che perdono valore a seconda di chi le sostiene? Sì. Se un discorso sulla legalità viene tenuto da un giudice o da un avvocato, noi lo ascoltiamo con interesse e pazienza, magari sfrondando la parte retorica. Se lo fa un mafioso, viene da ridere, perché sappiamo che il pulpito non è meritevole di pronunciare certe parole. Ci sono cose il cui significato o valore sono diversi a seconda della persona o della carica che le pronunziano.
Naturalmente la contrapposizione tra Andrea Giambruno e la presidente Giorgia Meloni non è di tipo morale, in quanto sono due persone degnissime, ai loro posti ciascuno per meriti propri. Nondimeno occupano due posizioni diametralmente opposte, con le relative differenze di responsabilità del caso. Nei giorni scorsi, il compagno della presidente del Consiglio è stato travolto dalle critiche per aver detto che le donne devono stare attenti a che ambiente frequentano ed evitare comportamenti che possano in qualche modo metterle in cattive situazioni.
Io personalmente credo che abbia ragione lui. Ma bisogna anche ricordare che Giambruno è un giornalista e che la sua opinione non ha lo stesso peso dell'opinione di un rappresentante delle istituzioni. Se la stessa cosa l'avesse detta Vannacci o in generale qualsiasi personalità appartenente alle forze dell'ordine o dell'esercito, sarebbe stata un'opinione alquanto discutibile. Giorgia Meloni ha sostanzialmente dato ragione al compagno: ma, pur dicendo la stessa cosa, il compagno ha ragione mentre lei ha torto. Può sembrare una contraddizione ma cercherò di spiegare perché così non è.
Lo Stato viene, da molti, inteso come una sorta di educatore. E non è così. Il compito dello Stato è quello di proteggere i cittadini, punendo quella parte di società che li mette in pericolo. Indimenticabile, per me, fu la risposta che mio padre diede ad un vigile che, dopo averlo multato, si mise a fargli tutto un sermone moralistico, col risultato che si vide rispondere dal mio vecchio: "Lei è un vigile, non mio padre. Il suo dovere è farmi la contravvenzione, non educarmi. Mi faccia la multa e mi risparmi la predica". Se un rappresentante delle istituzioni dice che una donna non deve mettersi in queste situazioni, quel rappresentante, anche in perfetta buonafede, sta dicendo questo: "La vittima è responsabile come il colpevole". E questa cosa, se detta da una carica istituzionale, è una cosa molto grave. Le istituzioni non sono tenute a dirci come ci dobbiamo comportare per evitare i cattivi: questo spetta ai genitori. E spetta alla soggettività di chiunque abbia un ruolo esterno alle istituzioni come, appunto, un Giambruno. Che certe cose vengano, invece, confermate da un capo di governo e dunque dal vertice del potere esecutivo, è estremamente grave. Significa che chi dovrebbe punire certi reati, sta di fatto colpevolizzando chi li subisce. E' senza dubbio vero che una donna e in generale una persona dovrebbe evitare di frequentare certi posti e in certe condizioni. Ma queste sono cose che possiamo permetterci di dire noi in questo spazio e, ben più autorevolmente, Giambruno nel suo. I rappresentanti delle istituzioni, specie al più alto livello, questo discorso non possono assolutamente permetterselo.
Chi rappresenta lo Stato deve semplicemente fare il suo dovere: arrestare i colpevoli e processarli, tenendo sempre presente che, negli stupri, la vittima è sempre e solo la persona stuprata e che nessun comportamento improprio mitiga le responsabilità dello stupratore.
Lo Stato non ha altri ruoli che questo: assicurarsi che la persona perbene possa esprimere pienamente se stessa, senza che nessuno le torca un capello. A sindacare sulle abitudini più o meno ortodosse della vittima possono essere solo i familiari e quegli intellettuali che, assumendosi l'onore e l'onere di giudicare la realtà che vivono, sono chiamati a promuovere riflessioni che la cambino. Lo Stato non deve far altro che punire chi fa del male al suo prossimo. Fatto questo, finito il suo compito.
Naturalmente la contrapposizione tra Andrea Giambruno e la presidente Giorgia Meloni non è di tipo morale, in quanto sono due persone degnissime, ai loro posti ciascuno per meriti propri. Nondimeno occupano due posizioni diametralmente opposte, con le relative differenze di responsabilità del caso. Nei giorni scorsi, il compagno della presidente del Consiglio è stato travolto dalle critiche per aver detto che le donne devono stare attenti a che ambiente frequentano ed evitare comportamenti che possano in qualche modo metterle in cattive situazioni.
Io personalmente credo che abbia ragione lui. Ma bisogna anche ricordare che Giambruno è un giornalista e che la sua opinione non ha lo stesso peso dell'opinione di un rappresentante delle istituzioni. Se la stessa cosa l'avesse detta Vannacci o in generale qualsiasi personalità appartenente alle forze dell'ordine o dell'esercito, sarebbe stata un'opinione alquanto discutibile. Giorgia Meloni ha sostanzialmente dato ragione al compagno: ma, pur dicendo la stessa cosa, il compagno ha ragione mentre lei ha torto. Può sembrare una contraddizione ma cercherò di spiegare perché così non è.
Lo Stato viene, da molti, inteso come una sorta di educatore. E non è così. Il compito dello Stato è quello di proteggere i cittadini, punendo quella parte di società che li mette in pericolo. Indimenticabile, per me, fu la risposta che mio padre diede ad un vigile che, dopo averlo multato, si mise a fargli tutto un sermone moralistico, col risultato che si vide rispondere dal mio vecchio: "Lei è un vigile, non mio padre. Il suo dovere è farmi la contravvenzione, non educarmi. Mi faccia la multa e mi risparmi la predica". Se un rappresentante delle istituzioni dice che una donna non deve mettersi in queste situazioni, quel rappresentante, anche in perfetta buonafede, sta dicendo questo: "La vittima è responsabile come il colpevole". E questa cosa, se detta da una carica istituzionale, è una cosa molto grave. Le istituzioni non sono tenute a dirci come ci dobbiamo comportare per evitare i cattivi: questo spetta ai genitori. E spetta alla soggettività di chiunque abbia un ruolo esterno alle istituzioni come, appunto, un Giambruno. Che certe cose vengano, invece, confermate da un capo di governo e dunque dal vertice del potere esecutivo, è estremamente grave. Significa che chi dovrebbe punire certi reati, sta di fatto colpevolizzando chi li subisce. E' senza dubbio vero che una donna e in generale una persona dovrebbe evitare di frequentare certi posti e in certe condizioni. Ma queste sono cose che possiamo permetterci di dire noi in questo spazio e, ben più autorevolmente, Giambruno nel suo. I rappresentanti delle istituzioni, specie al più alto livello, questo discorso non possono assolutamente permetterselo.
Chi rappresenta lo Stato deve semplicemente fare il suo dovere: arrestare i colpevoli e processarli, tenendo sempre presente che, negli stupri, la vittima è sempre e solo la persona stuprata e che nessun comportamento improprio mitiga le responsabilità dello stupratore.
Lo Stato non ha altri ruoli che questo: assicurarsi che la persona perbene possa esprimere pienamente se stessa, senza che nessuno le torca un capello. A sindacare sulle abitudini più o meno ortodosse della vittima possono essere solo i familiari e quegli intellettuali che, assumendosi l'onore e l'onere di giudicare la realtà che vivono, sono chiamati a promuovere riflessioni che la cambino. Lo Stato non deve far altro che punire chi fa del male al suo prossimo. Fatto questo, finito il suo compito.