Non so se sia un caso, ma le peggiori persone che ho avuto nella mia vita erano scatenate animaliste, sinceramente convinte che l'uomo fosse una bestia colpevole di tutto e che gli animali fossero superiori a prescindere. Si trattava naturalmente di una scemenza. Ma guai a farglielo notare: erano liti furibonde. Ci si sarebbe potuto aspettare, da persone così sensibili verso gli animali, anche una sorta di irreprensibilità morale nei confronti degli esseri umani, e invece non era così, anzi era l'esatto opposto. Erano, puntualmente, persone ributtanti sul piano umano. Fredde, acide, materialistiche, aggressive. Non so il lettore, ma io ritengo da psicopatici trattare malissimo una persona che non ti ha fatto niente di male, ingannarla, umiliarla e poi piangere di fronte ad un povero micetto morto, abbandonato dalla madre, come per esempio vidi fare ad una mia ex, che, mentre piangeva lacrime disperate per quella povera bestiola, un minuto prima e un minuto dopo faceva tutto ciò che poteva per rendere infelice e impossibile la vita di chiunque le ruotasse attorno. Tutto questo mi fa pensare di avere a che fare, nella migliore delle ipotesi, con una persona disturbata. Dopodiché, cosa animi il fanatismo animalista è qualcosa che non può certo essere spiegato dalla tastiera di un modesto scriba ma su cui, semmai, si potrebbe esprimere, compiutamente, soltanto uno psichiatra, o al limite un antropologo. Qui mi limito semplicemente a parlare degli effetti di uno dei tanti rami del progressismo psichiatrico.

E però, prima che qualcuno si faccia idee strane e mi immagini come un seviziatore di animali, che sadicamente goda a farli soffrire e ammazzare, io vivo in una casetta con un giardino pieno di gatti e, inoltre, a dieci metri di distanza, ho anche una piccola serra dove ci sono dieci galline e due capre, a cui non mi sognerei di torcere nemmeno una penna, un pelo. Ma le gatte hanno un bruttissimo difetto: poiché sono spesso promiscue e si accoppiano con consanguinei, spesso partoriscono micetti con gravi difetti genetici, dunque malati, che poi abbandonano a se stessi. Sicché, sovente, devo assistere alla scena straziante di micini appena nati che piangono disperati, con acuti sottili ma penetrantissimi, per poi essere costretto, il giorno dopo, a rimuovere i loro cadaveri. Questa è la cosa che, più di tutte le altre, a volte fa vacillare il mio amore per i gatti ma non è certo l'unica: le stesse gatte spesso si scopano quei figli un tempo allattati, non si fanno il minimo problema di scacciarli una volta diventati adulti, e fanno tante altre cose che farebbero inorridire se trasportate nei comportamenti umani. Se inorridite di fronte alla prospettiva di andare a letto con vostra madre, vostro padre o i vostri figli, oppure di abbandonare i vostri neonati se vi dicono che hanno un handicap, sappiate che nel mondo animale tutte queste schifezze sono la regola. L'idea che gli animali siano migliori degli esseri umani, al punto da promuovere e approvare diritti simili a quelli umani, anzi addirittura speciali, significa, semplicemente, non conoscerli. Ed è proprio questo che mi fa trovare insopportabili gli animalisti: la loro pretesa di idealizzare gli animali, attribuendo loro una moralità che verrebbe brutalmente smentita da chiunque li conoscesse davvero. L'idea che "gli animali siano molto meglio dell'uomo che è brutto e cattivo", può nascere soltanto da una mente malata, convinta che gli animali siano quelle creature antropomorfiche che spesso vediamo nei cartoni animati di Walt Disney. Purtroppo, molti, quando pensano ad un orso ammazzato, non pensano ad un animale che probabilmente ha minacciato l'esistenza di qualche essere umano: pensano alle figure sorridenti e simpatiche dell'orso Baloo, dell'Orso di Masha, dell'orso Little John di Robin Hood, che, nella realtà, non sorridono affatto e non sono affatto buoni come molti sostengono: hanno certamente una loro razionalità, l'idea che l'uomo sia, in quanto tale, sempre e comunque più intelligente degli animali, la contesto vigorosamente. Ma è certamente una razionalità che non coincide con la nostra. Molti, quando pensano ai gatti, pensano alla dolcissima Duchessa che con i suoi modi aristocratici (da cui il titolo del cartone Gli Aristogatti) e la voce dolcissima ed elegante di Melina Martello, educa i piccoli micetti che, va da sé, cantano, suonano e dipingono, o a Romeo che parla con l'accento romanesco di un Renzo Montagnani talmente bravo nel riprodurlo, da far pensare che fosse davvero romano e non un toscanaccio di Prato. Del resto, se gli Aristogatti fossero un cartone realistico e non pensato per i bambini, si vedrebbe Duchessa che aspetta che Bizet e Matisse si facciano grandi, per poi scoparseli, e Romeo che si scopa Minou. Perché è esattamente quello che avviene tra i gatti.

Naturalmente, questo non significa che si debbano uccidere a freddo gli animali, senza una ragione. Intanto, perché chi lo fa è un sadico psicopatico. E poi perché, esagerando nel cacciare e nel pescare animali, alla lunga non avremo cosa mangiare. E, infine, perché si può senza dubbio instaurare un legame profondo con un animale. Io certamente ho amato i miei due cagnolini, provando un forte dolore quando sono mancati. Ma non ho mai preteso che fossero come Pongo e Peggy, che parlassero, che avessero modi di fare simili agli esseri umani. La pretesa di amare gli animali a prescindere, al punto di farne un'ideologia, può nascere soltanto dall'equivoco di ritenerli superiori tout court agli esseri umani. E questa è un'assoluta scemenza. Intanto, con buona pace dei vegani, alcuni animali sono fondamentali per la nostra alimentazione. Abbiamo i canini, dunque siamo predisposti per mangiarli, senza contare che la nostra massa muscolare richiede alcuni amminoacidi che possono essere forniti soltanto dalla carne animale o dai derivati (latte, uova etc.). Inoltre alcuni animali sono oggettivamente pericolosi, per gli uomini e per altri animali. Si pensi ai tanti allevatori che si ritrovano i propri greggi e pollai sterminati da lupi, volpi, orsi. Anzi, proprio questa attenzione così fanatica per gli animali, è un costrutto umano, che in natura non si vedrà mai e che denota proprio la superiorità della moralità dell'essere umano rispetto alle altre specie. Anche perché un leone che, di fronte ad una gazzella, dicesse "mi spiace ma sono vegano", camperebbe poco nella savana. Perché il punto, ridendo e scherzando, è proprio questo: queste ubbie sono tipiche di tempi in cui di mangiare ce n'è in abbondanza al punto da trasformare una bistecca in qualcuno a cui dare dei diritti.

Possiamo dire di amare gli animali solo se li conosciamo davvero. Ritenerli superiori agli esseri umani a prescindere significa non conoscerli e dunque non amarli per quel che sono. L'animalismo è soltanto l'ennesima truffa del progressismo psichiatrico. Un sentimento malato, l'ennesimo velenoso frutto dell'idealismo, mirato a perseguire fini politici che, con l'amore in sé degli animali, non hanno niente a che fare.

Comments

M
Gli animali agiscono secondo la loro natura e giudicarli per questo non è che sia sbagliato, ma non ha senso. Amo molto i gatti e sapere che non sviluppano legami duraturi tra loro e che non abbiano coscienza della prole non me li fa amare meno.
Se dai loro da mangiare, sii contento del fatto che hai abbastanza sensibilità da condividere il cibo con altri esseri viventi e tanto basta.
Ciò che conta è avere una relazione armonica con le cose del mondo, perché è questo che ci dice quanto stiamo in pace col nostro essere umani.
 
M
Non va in contraddizione, era un appunto al tuo "non so se dovrei dare loro ancora da mangiare".
 
Gli animali sono animali...agiscono per istinti. L'uomo dovrebbe agire per consapevolezza. Ciò che ora sta mancando è il rispetto. Il rispetto verso altri esseri umani ed il rispetto verso la Natura Madre. Non possiamo estinguete tutta la fauna selvatica solo perché "presupponiamo" che ci assalga. Purtroppo oggi invece si agisce,anche verso gli altri,in modo "estremamente"violento solo su "supposizioni". È questo ciò che deve essere controllato.
 
Concordo, in alcuni casi ci sono dei tratti di patologia psichiatrica nelle persone che si battononper gli animali (non tutte) ma allo stesso tempo non sono sempre i media megafono della politica a creare i casi sui quali dibattere?
 
Da molto giovane, accanto alla nostra casa avevamo una piccola fattoria con animali. Avevo imparato a tirare il collo alle galline, dare la botta mortale sulla testa del coniglio da cucinare, annegare i gattini appena nati dato che le gatte ne partorivano a decine, ammazzare quante più vipere possibile alle quali tagliavo la testa da cui il farmacista estraeva il veleno per l'antidoto (non c'era ancora quello sintetico). Schiacciavo la testa agli uccellini presi col "vischio" (pratica poi proibita), mettevo le trappole per i caprioli per I cacciatori. Questo animalismo paranoico, secondo me, deriva dal fatto che i più non sanno come vengono macellati gli animali che mangiamo. Il nostro studio ha allestito una linea di confezionamento all'interno di uno stabilimento di macellazione dei polli. Stavano meglio quando si tirava loro il collo, credimi, anche perché arrivano ingabbiati, stremati da lunghi viaggi fatti col caldo o il gelo. Mai visto animalisti protestare per i polli. Anche in questo caso ci sono animali di tipo A e di tipo B
 

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Franco Marino
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