Ricordo di aver sentito dire ad Alessandro Sallusti, ariete del giornalismo berlusconiano, più o meno questa cosa: tutti i partiti sono tribunali. Ma mentre il tribunale berlusconiano prevedeva il perdono, quello della sinistra, se sbagli, ti taglia la mano come nei paesi islamici. Nel suo paradosso, pur con le dovute eccezioni, c'è molto del vero e confrontarsi con chi, ad ogni deragliamento dal binario del pensiero unico, ti assale subito con un misto di commiserazione e di boria, tipico di chi si crede possessore della verità rivelata, è un'esperienza alquanto frustrante, oltre che, talvolta, pericolosa. Chiunque discuta con un progressista, nella quasi totalità dei casi perde il suo tempo o si candida a subire qualche grattacapo.
E' pensando a quanto sopra che sto osservando anche le reazioni relative alle dichiarazioni di Giambruno. Esprimere un parere su tutta la vicenda significherebbe fidarsi della buonafede dei protagonisti, dando per scontato che non sia l'ennesimo pretesto per rincoglionire i lettori/elettori, mentre nel mondo stanno accadendo tantissime cose completamente ignorate dai media. Ma visto che stiamo citando Giambruno, dobbiamo pur dire, in sintesi, la nostra. Giambruno ha detto che anche la vittima può avere delle responsabilità nel male che le capita. E non capisco lo scandalo. Si prenda per esempio un'automobile che investe un ubriaco che sta camminando al centro della carreggiata. Di fatto commette un omicidio ma questo non diminuisce le responsabilità dell'ubriaco che, pur rimanendo comunque una vittima, altrettanto chiaramente si è messo nelle condizioni di fare la brutta fine che ha fatto. Fuor di metafora, se una donna che frequenta brutti ambienti, dove scorrono fiumi di droga, alcool, pasticche e via discorrendo, viene stuprata, è certo e ovvio che sia una vittima, ci mancherebbe. Ma cosa c'è di scandaloso nel dire - dopo aver ribadito che è lei la vittima - che, se frequenta luoghi e persone poco raccomandabili, sia facile ritrovarsi nei guai?
Naturalmente, questo punto di vista può essere sottoposto a discussione come qualsiasi opinione. Ma, a questo punto, in un paese sano, si avvia un dibattito nel quale tu pensi che Tizio abbia detto una stronzata, io penso che non l'abbia detta e che l'abbia detta Caio, e alla fine non butteremo nel cesso un'amicizia né, tantomeno, ci sfideremo, a duello, con gli spadoni, all'alba, a Piazza Mercato: prendiamo serenamente atto che sulla faccenda abbiamo idee diverse. Cosi ragionano le persone sane di mente, in una società normale.
Viceversa, se un'opinione che non costituisce reato, crea un caso politico, questo ha un significato molto chiaro e cioè che i media sono diventati più importanti e potenti delle istituzioni e che, dunque, la democrazia liberale semplicemente non esiste più. Se, nel dire qualcosa di controverso, violo una legge, in un paese sano, con uno stato di diritto degno di questo nome, c'è un giudice che mi perseguirà. Ma dire che la vittima, bevendo troppo e frequentando certi ambienti, se la sia cercata, può essere sgradevole e discutibile quanto si vuole, ma non è reato. Come non è reato dire che la strage di Bologna non è stata opera dei fascisti. E ciò nonostante, Giambruno è sotto torchio dalla sinistra e De Angelis si è dovuto dimettere da responsabile della comunicazione di Fratelli d'Italia. E potrei dire che quella di assecondare la sinistra sia una scelta suicida, se io non pensassi che il tutto non sia funzionale a propagandare il soffocamento di qualsiasi pensiero critico, attraverso il leit-motiv che ormai è divenuto prassi: qualcuno dice qualcosa di controverso e un gruppo di poteri che, non eletti da nessuno e non espressione di nessuna volontà popolare formatasi attraverso regolari elezioni, ormai hanno costruito un Ministero della Verità, una neolingua e una psicopolizia.
Se in questo paese, poteri facenti capo ad aziende private dell'editoria, sono in grado di distruggere la carriera e la reputazione di chiunque abbia un pensiero laterale, il messaggio chiaro che ne deriva è che abbiamo privatizzato la democrazia ai media e che dunque non siamo più liberi di dire nulla, anche che non costituisca reato, perché altrimenti subiremo gravi conseguenze. La differenza è che mentre uno Stato teoricamente dovrebbe perseguire dei fini civici e comunitari, le aziende perseguono unicamente il profitto. E cosa accadrà il giorno in cui alle aziende converrà abolire la democrazia? Le lasceremo agire indisturbate? Invece di scusarsi ad ogni strillo della sinistra, la destra potrebbe semplicemente dire - e ne ha la facoltà - che "noi la pensiamo così, punto e basta. Trovateci l'articolo di legge che viene violato da ciò che diciamo e ce ne assumeremo la responsabilità. Fino a quel momento, scordatevi scuse o dimissioni. E attaccatevi al tram". Invece, ogni giorno che Dio manda in terra, c'è qualcuno che dice qualcosa - anche fesserie, certo - e che, se solo non riverisce e/o non liscia il pelo del potere, viene travolto dalla canea dello sputtanamento mediatico, con tanto di dossieraggi, da parte di iracondi opinion leader che, senza alcuna legittimazione elettorale, pretendono di imporre il proprio pensiero, la propria indignazione. E, ogni volta, seguono le scuse, lo spaventamento del povero cristo che, travolto da una shit-storm (traduzione letterale, "tempesta di merda") seguita alla cosa controcorrente, si inibisce, mentre il potere dominante diventa sempre più potente, sempre più arrogante, sempre più minaccioso.
Del resto, ormai è diventato anche stucchevole suggerire ai Fratelli d'Italia di non assecondare la prepotenza della sinistra, perché dovremmo dare per scontata la loro buonafede, e che loro vogliano davvero difendere la libertà di espressione. E dal momento che non possiamo dare per scontata nessuna di queste cose, tocca limitarsi semplicemente ad osservare che ormai siamo in una dittatura i cui gerarchi non sono nelle istituzioni ma in organi che non hanno alcuna legittimazione elettorale.
Non soltanto abbiamo privatizzato la democrazia - e già questo sarebbe grave - ma l'abbiamo venduta a tribunali pronti a tagliare la mano di ogni disallineato.
E' pensando a quanto sopra che sto osservando anche le reazioni relative alle dichiarazioni di Giambruno. Esprimere un parere su tutta la vicenda significherebbe fidarsi della buonafede dei protagonisti, dando per scontato che non sia l'ennesimo pretesto per rincoglionire i lettori/elettori, mentre nel mondo stanno accadendo tantissime cose completamente ignorate dai media. Ma visto che stiamo citando Giambruno, dobbiamo pur dire, in sintesi, la nostra. Giambruno ha detto che anche la vittima può avere delle responsabilità nel male che le capita. E non capisco lo scandalo. Si prenda per esempio un'automobile che investe un ubriaco che sta camminando al centro della carreggiata. Di fatto commette un omicidio ma questo non diminuisce le responsabilità dell'ubriaco che, pur rimanendo comunque una vittima, altrettanto chiaramente si è messo nelle condizioni di fare la brutta fine che ha fatto. Fuor di metafora, se una donna che frequenta brutti ambienti, dove scorrono fiumi di droga, alcool, pasticche e via discorrendo, viene stuprata, è certo e ovvio che sia una vittima, ci mancherebbe. Ma cosa c'è di scandaloso nel dire - dopo aver ribadito che è lei la vittima - che, se frequenta luoghi e persone poco raccomandabili, sia facile ritrovarsi nei guai?
Naturalmente, questo punto di vista può essere sottoposto a discussione come qualsiasi opinione. Ma, a questo punto, in un paese sano, si avvia un dibattito nel quale tu pensi che Tizio abbia detto una stronzata, io penso che non l'abbia detta e che l'abbia detta Caio, e alla fine non butteremo nel cesso un'amicizia né, tantomeno, ci sfideremo, a duello, con gli spadoni, all'alba, a Piazza Mercato: prendiamo serenamente atto che sulla faccenda abbiamo idee diverse. Cosi ragionano le persone sane di mente, in una società normale.
Viceversa, se un'opinione che non costituisce reato, crea un caso politico, questo ha un significato molto chiaro e cioè che i media sono diventati più importanti e potenti delle istituzioni e che, dunque, la democrazia liberale semplicemente non esiste più. Se, nel dire qualcosa di controverso, violo una legge, in un paese sano, con uno stato di diritto degno di questo nome, c'è un giudice che mi perseguirà. Ma dire che la vittima, bevendo troppo e frequentando certi ambienti, se la sia cercata, può essere sgradevole e discutibile quanto si vuole, ma non è reato. Come non è reato dire che la strage di Bologna non è stata opera dei fascisti. E ciò nonostante, Giambruno è sotto torchio dalla sinistra e De Angelis si è dovuto dimettere da responsabile della comunicazione di Fratelli d'Italia. E potrei dire che quella di assecondare la sinistra sia una scelta suicida, se io non pensassi che il tutto non sia funzionale a propagandare il soffocamento di qualsiasi pensiero critico, attraverso il leit-motiv che ormai è divenuto prassi: qualcuno dice qualcosa di controverso e un gruppo di poteri che, non eletti da nessuno e non espressione di nessuna volontà popolare formatasi attraverso regolari elezioni, ormai hanno costruito un Ministero della Verità, una neolingua e una psicopolizia.
Se in questo paese, poteri facenti capo ad aziende private dell'editoria, sono in grado di distruggere la carriera e la reputazione di chiunque abbia un pensiero laterale, il messaggio chiaro che ne deriva è che abbiamo privatizzato la democrazia ai media e che dunque non siamo più liberi di dire nulla, anche che non costituisca reato, perché altrimenti subiremo gravi conseguenze. La differenza è che mentre uno Stato teoricamente dovrebbe perseguire dei fini civici e comunitari, le aziende perseguono unicamente il profitto. E cosa accadrà il giorno in cui alle aziende converrà abolire la democrazia? Le lasceremo agire indisturbate? Invece di scusarsi ad ogni strillo della sinistra, la destra potrebbe semplicemente dire - e ne ha la facoltà - che "noi la pensiamo così, punto e basta. Trovateci l'articolo di legge che viene violato da ciò che diciamo e ce ne assumeremo la responsabilità. Fino a quel momento, scordatevi scuse o dimissioni. E attaccatevi al tram". Invece, ogni giorno che Dio manda in terra, c'è qualcuno che dice qualcosa - anche fesserie, certo - e che, se solo non riverisce e/o non liscia il pelo del potere, viene travolto dalla canea dello sputtanamento mediatico, con tanto di dossieraggi, da parte di iracondi opinion leader che, senza alcuna legittimazione elettorale, pretendono di imporre il proprio pensiero, la propria indignazione. E, ogni volta, seguono le scuse, lo spaventamento del povero cristo che, travolto da una shit-storm (traduzione letterale, "tempesta di merda") seguita alla cosa controcorrente, si inibisce, mentre il potere dominante diventa sempre più potente, sempre più arrogante, sempre più minaccioso.
Del resto, ormai è diventato anche stucchevole suggerire ai Fratelli d'Italia di non assecondare la prepotenza della sinistra, perché dovremmo dare per scontata la loro buonafede, e che loro vogliano davvero difendere la libertà di espressione. E dal momento che non possiamo dare per scontata nessuna di queste cose, tocca limitarsi semplicemente ad osservare che ormai siamo in una dittatura i cui gerarchi non sono nelle istituzioni ma in organi che non hanno alcuna legittimazione elettorale.
Non soltanto abbiamo privatizzato la democrazia - e già questo sarebbe grave - ma l'abbiamo venduta a tribunali pronti a tagliare la mano di ogni disallineato.
Tira una bruttissima aria.