Da vent'anni sostengo che, nel far notare certe cose, non bisogna guardare il testo ma il sottotesto. Il testo del Digital Services Act istituzionalizza ciò che avviene da anni sui social e che era, tanto per capirci, illegale. Zuckerberg da anni è, in America, sotto accusa da parte dei repubblicani per le violazioni della libertà di espressione sui social, essendo Facebook una piattaforma e non un editore. Se avessimo un'opposizione in questo paese, essendo ormai il dibattito sui social, avremmo in Italia difensori di quel piccolo articolo 21 della Costituzione di cui ormai tutti sembrano essersi dimenticati. Ma gli unici ormai a battersi contro gli abusi social sono l'ala radicale dei repubblicani americani.
In questo senso, di veri cambiamenti non ce ne saranno. Ormai detengo il record degli account bannati e dei ban per 30 giorni e sono in ottima compagnia. Oltretutto, avrete notato che la censura si sia evoluta: non si censurano più gli utenti ma le parole. Chiunque avrà notato che se si nominano certe cose (Putin, Ucraina, clima, Vannacci) la visibilità crolla, mentre ritorna alla normalità quando si parla di argomenti meno strategici. Tutta "carta conosciuta".
Conta semmai capire il sottotesto di provvedimenti di questo tipo, che è molto semplicemente la perdita del potere penetrativo geopolitico degli Stati Uniti. Quando, per esempio, Trump dice che "con lui Putin non avrebbe attaccato l'Ucraina", sta semplicemente dicendo - a giusta ragione - che l'unica cosa che bisognava fare era dire a Putin "Se ci provi, ti buttiamo una bomba nucleare addosso". Invece, Biden ha scelto la strada del supporto morbido - perché consapevole sia di non poter vincere questa guerra, sia di non poter non sostenere gli ucraini - col risultato che il mondo, Niger in testa, abbia deciso di ribellarsi, peraltro sulla scia di un processo di deoccidentalizzazione dell'Africa che va ormai in atto da almeno dieci anni e che riguarda stati ricchissimi di materie prime, il cui sfruttamento è fondamentale per le economie occidentali, che ne sono dipendenti.
L'Occidente era prospero e sicuro fin quando gli americani davano una sensazione di superiorità militare ed economica. Ora che questo sta venendo meno, gli americani sono ormai all'angolo, stanno ripiegando su un isolazionismo trasversale (che supera Trump e Biden) e, non avendo più come sfamare i paesi europei che dipendono interamente dalla borsa di Wall Street, è ipotizzabile un rincaro delle materie prime, una crisi finanziaria molto violenta e ulteriore macelleria sociale. In una situazione di questo tipo, è facile ipotizzare che sorgano forti proteste e che queste, essendo state tradite dai partiti del dissenso, si radicalizzino: è qualcosa su cui Putin già si era espresso tempo fa. Ed era facile anche immaginare che l'Occidente avrebbe reagito cercando di difendersi dai movimenti di dissenso che negli ultimi quindici anni sono nati nel web.
Un particolare di questo Digital Service Act spiega a quale livello di isteria si sia giunti: in sostanza, i paesi europei saranno autorizzati a bloccare tutte le piattaforme digitali laddove vi fossero rivolte di qualsiasi tipo. E la ragione di questa scelta è ovvia: i vertici politici sanno benissimo che la protesta, sterilizzata dai partiti del dissenso - che si sono rivelati (a propria insaputa o meno) funzionali al potere - potrebbe radicalizzarsi.
Come commentare tutto questo? In una maniera molto semplice. Se fanno così, sono deboli. Se l'Occidente, che ha sempre venduto la favola di essere il luogo della democrazia e della tutela dell'individuo - che si poteva sostenere fin quando le condizioni economiche erano floride - stringe il bavaglio contro il dissenso, vuol dire che la situazione è davvero grave e che il sistema ormai è debole e teme disordini che non potrebbero essere contenuti. In una situazione normale, i mezzi per censurare le opinioni dissidenti sono numerosi: per esempio finanziare gli organi più vicini al potere, l'emissione di bond nei quali si dà supporto ad alcune multinazionali invece di altre, stroncando la concorrenza. Ma questo significa altro debito, che va garantito da beni e servizi, trucchetto che, col progressivo aumento del costo delle materie prime, è un suicidio, perché genera inflazione e dunque aggrava la situazione. E se ormai si palesa chiaramente la volontà di limitare la libertà di parola, vuol dire che la situazione è talmente grave che assomiglia a quella del portiere, che al novantesimo, con la propria squadra che perde per uno a zero, si butta nell'area di rigore avversaria, nell'attesa di pareggiare la partita con quel pallone così miracoloso che in serie A è accaduto tre volte nella storia che un portiere segnasse su azione. Se l'Occidente rinnega se stesso, spolverando bavagli e censure, vuol dire che la situazione è grave, che ormai l'Occidente è debole, che sa benissimo che la dialettica politica si radicalizzerà, finanche sdoganando le maniere forti, come del resto era inevitabile che avvenisse in una situazione in cui i soldi sono ormai finiti.
Come ho a più riprese scritto anche qui, i diritti hanno un costo. Se le classi dirigenti non sono più nelle condizioni di sostenere il costo di un diritto, quel diritto viene indebolito fino ad essere eliminato. Non è niente che un osservatore attento e senza pregiudizi non avesse già notato. In questo senso, il vero punto non è che il DSA ufficializzi qualcosa che ormai è prassi sui social da anni, ma cosa porti un sistema che ha sempre propagandato la propria superiorità sulla base della libertà di espressione a non farsi più problemi nel limitarla, a propagandare patenti per usare i social, per votare, a delegittimare chiunque abbia una visione critica del sistema.
E la ragione è solo una: sanno benissimo che il sistema sta per collassare, che non è più in grado di sostenersi e che dunque stia iniziando l'autocannibalismo tipico delle carestie.
Del resto, oggi la politica, se ci fate caso, è la guerra tra i sostenitori di diritti da abolire. Chi difende i proprietari di casa, deve accettare la macelleria sociale. E chi vuole uno straccio di assistenzialismo, deve accettare che se è proprietario di qualcosa, dovrà subire patrimoniali più o meno mascherate. Si stanno mettendo le persone le une contro le altre.
In questo senso, di veri cambiamenti non ce ne saranno. Ormai detengo il record degli account bannati e dei ban per 30 giorni e sono in ottima compagnia. Oltretutto, avrete notato che la censura si sia evoluta: non si censurano più gli utenti ma le parole. Chiunque avrà notato che se si nominano certe cose (Putin, Ucraina, clima, Vannacci) la visibilità crolla, mentre ritorna alla normalità quando si parla di argomenti meno strategici. Tutta "carta conosciuta".
Conta semmai capire il sottotesto di provvedimenti di questo tipo, che è molto semplicemente la perdita del potere penetrativo geopolitico degli Stati Uniti. Quando, per esempio, Trump dice che "con lui Putin non avrebbe attaccato l'Ucraina", sta semplicemente dicendo - a giusta ragione - che l'unica cosa che bisognava fare era dire a Putin "Se ci provi, ti buttiamo una bomba nucleare addosso". Invece, Biden ha scelto la strada del supporto morbido - perché consapevole sia di non poter vincere questa guerra, sia di non poter non sostenere gli ucraini - col risultato che il mondo, Niger in testa, abbia deciso di ribellarsi, peraltro sulla scia di un processo di deoccidentalizzazione dell'Africa che va ormai in atto da almeno dieci anni e che riguarda stati ricchissimi di materie prime, il cui sfruttamento è fondamentale per le economie occidentali, che ne sono dipendenti.
L'Occidente era prospero e sicuro fin quando gli americani davano una sensazione di superiorità militare ed economica. Ora che questo sta venendo meno, gli americani sono ormai all'angolo, stanno ripiegando su un isolazionismo trasversale (che supera Trump e Biden) e, non avendo più come sfamare i paesi europei che dipendono interamente dalla borsa di Wall Street, è ipotizzabile un rincaro delle materie prime, una crisi finanziaria molto violenta e ulteriore macelleria sociale. In una situazione di questo tipo, è facile ipotizzare che sorgano forti proteste e che queste, essendo state tradite dai partiti del dissenso, si radicalizzino: è qualcosa su cui Putin già si era espresso tempo fa. Ed era facile anche immaginare che l'Occidente avrebbe reagito cercando di difendersi dai movimenti di dissenso che negli ultimi quindici anni sono nati nel web.
Un particolare di questo Digital Service Act spiega a quale livello di isteria si sia giunti: in sostanza, i paesi europei saranno autorizzati a bloccare tutte le piattaforme digitali laddove vi fossero rivolte di qualsiasi tipo. E la ragione di questa scelta è ovvia: i vertici politici sanno benissimo che la protesta, sterilizzata dai partiti del dissenso - che si sono rivelati (a propria insaputa o meno) funzionali al potere - potrebbe radicalizzarsi.
Come commentare tutto questo? In una maniera molto semplice. Se fanno così, sono deboli. Se l'Occidente, che ha sempre venduto la favola di essere il luogo della democrazia e della tutela dell'individuo - che si poteva sostenere fin quando le condizioni economiche erano floride - stringe il bavaglio contro il dissenso, vuol dire che la situazione è davvero grave e che il sistema ormai è debole e teme disordini che non potrebbero essere contenuti. In una situazione normale, i mezzi per censurare le opinioni dissidenti sono numerosi: per esempio finanziare gli organi più vicini al potere, l'emissione di bond nei quali si dà supporto ad alcune multinazionali invece di altre, stroncando la concorrenza. Ma questo significa altro debito, che va garantito da beni e servizi, trucchetto che, col progressivo aumento del costo delle materie prime, è un suicidio, perché genera inflazione e dunque aggrava la situazione. E se ormai si palesa chiaramente la volontà di limitare la libertà di parola, vuol dire che la situazione è talmente grave che assomiglia a quella del portiere, che al novantesimo, con la propria squadra che perde per uno a zero, si butta nell'area di rigore avversaria, nell'attesa di pareggiare la partita con quel pallone così miracoloso che in serie A è accaduto tre volte nella storia che un portiere segnasse su azione. Se l'Occidente rinnega se stesso, spolverando bavagli e censure, vuol dire che la situazione è grave, che ormai l'Occidente è debole, che sa benissimo che la dialettica politica si radicalizzerà, finanche sdoganando le maniere forti, come del resto era inevitabile che avvenisse in una situazione in cui i soldi sono ormai finiti.
Come ho a più riprese scritto anche qui, i diritti hanno un costo. Se le classi dirigenti non sono più nelle condizioni di sostenere il costo di un diritto, quel diritto viene indebolito fino ad essere eliminato. Non è niente che un osservatore attento e senza pregiudizi non avesse già notato. In questo senso, il vero punto non è che il DSA ufficializzi qualcosa che ormai è prassi sui social da anni, ma cosa porti un sistema che ha sempre propagandato la propria superiorità sulla base della libertà di espressione a non farsi più problemi nel limitarla, a propagandare patenti per usare i social, per votare, a delegittimare chiunque abbia una visione critica del sistema.
E la ragione è solo una: sanno benissimo che il sistema sta per collassare, che non è più in grado di sostenersi e che dunque stia iniziando l'autocannibalismo tipico delle carestie.
Del resto, oggi la politica, se ci fate caso, è la guerra tra i sostenitori di diritti da abolire. Chi difende i proprietari di casa, deve accettare la macelleria sociale. E chi vuole uno straccio di assistenzialismo, deve accettare che se è proprietario di qualcosa, dovrà subire patrimoniali più o meno mascherate. Si stanno mettendo le persone le une contro le altre.
In condizioni come queste, che scoppino disordini è inevitabile. Ed è inevitabile che si cerchi di censurarle.