Non abbiamo mai, con le nostre pistole ad acqua, partecipato al tiro al piccione contro la Meloni. Ogni presidente del consiglio che voglia morire nel proprio letto deve rimanere agganciato ad un asse di poteri così forti che soltanto un malato di mente si metterebbe contro. Ad esempio, criticarla per la sua linea filoamericana è inutile. Se la Meloni fuoriuscisse dai canoni di un atlantismo acritico, le acque su cui la sua barca si muove si agiterebbero improvvisamente, facendola ribaltare.
E tuttavia c'è un limite alla demenzialità: se si segue un padrone, un conto è far finta - per sopravvivere - di condividere le sue scelte, altro è dire che è l'uomo più bello del mondo anche se pesa trecento chili. Un servo adorante fa fare brutta figura al padrone, da parte del quale ci vorrebbe il buonsenso di dire "sì, adorami, ma in privato: in pubblico mantieni una decenza". E dunque un conto è seguire un'alleanza che impone determinate scelte, altro conto è assecondare deliri come vietare il numero 88 dalle maglie dei calciatori o defenestrare generali dalla lingua o dalla penna lunga, tutta roba che fa chiedere alla gente se a chi la propone sia dato di volta il cervello.
Ma un altro episodio presente nelle stampe vede il premier albanese Rami raccontare che la Meloni ha risarcito un ristorante che ha subito un furto da parte di un gruppo di italiani che vi avrebbe mangiato per poi scappare senza pagare il conto. Molti hanno applaudito il bel gesto, che è invece estremamente discutibile. Perché dà per scontate cose niente affatto tali: che Rami dicesse la verità, che il gruppo di italiani fosse fatto da tutti italiani e soprattutto che un popolo sia responsabile di ciò che fa un cittadino all'estero. Dov'è la logica? Se io vado a rapinare una banca negli Stati Uniti e ci scappa il morto, ovviamente io rispondo alle leggi americane, non gli italiani. Che uno statista risarcisca la vittima di un reato commesso da un cittadino del suo paese, può anche avere un valore simbolico da far fruttare altrove, come ha osservato qualcuno. Ma intanto si identifica il colpevole e gli si impone di scontare la pena locale e poi si mantiene, il tutto, in segreto. Estendere la responsabilità penale di un gruppo di delinquenti all'Italia in quanto tale, significa sostanzialmente dire agli albanesi che gli italiani che hanno rubato in quel paese rappresentano il popolo italiano. Per lo stesso ragionamento, se un napoletano ammazza un inglese a Londra, il sindaco Manfredi deve risarcire i londinesi con i soldi dei napoletani? Che razza di ragionamento è?
Senza contare che l'episodio, oltre a costituire un pericoloso precedente, ha dato la stura al solito antitalianismo da parte di quegli stessi che se Rami si fosse permesso di dire "un gruppo di negri è entrato in un ristorante e non ha pagato", magari lo avrebbero accusato di razzismo.
Ormai, Fratelli d'Italia sta raggiungendo il PD in demenzialità. Contro Giorgia Meloni non abbiamo nulla, davvero. Quando la sua era finirà, non andremo davanti ad un immaginifico Hotel Raphael a tirarle le monetine, perché abbiamo ben chiaro il destino di eunuco nell'harem di un presidente del consiglio. Ma evitare le bischerate sinistre mi sembra il minimo, se non altro perché tra il PD originale e il suo facsimile travestito da camerati, la gente sceglierà sempre l'originale o magari andrà a vivere in Via dell'Astensione.
Si racconta che Sandro Curzi, comunista DOC ma non per questo settario ed anzi amico di tantissimi giornalisti di destra, tutte le volte che leggeva un articolo sinistreggiante da parte di qualcuno di questi - ed erano sistematicamente quelli che gradiva di meno - gli telefonasse e gli dicesse "Guarda che di cretini a sinistra ne abbiamo già parecchi, stattene a destra che è meglio".
Oggi Sandro Curzi non c'è più, in compenso c'è la Schlein. E ogni comunista ha gli avversari che si merita.
E tuttavia c'è un limite alla demenzialità: se si segue un padrone, un conto è far finta - per sopravvivere - di condividere le sue scelte, altro è dire che è l'uomo più bello del mondo anche se pesa trecento chili. Un servo adorante fa fare brutta figura al padrone, da parte del quale ci vorrebbe il buonsenso di dire "sì, adorami, ma in privato: in pubblico mantieni una decenza". E dunque un conto è seguire un'alleanza che impone determinate scelte, altro conto è assecondare deliri come vietare il numero 88 dalle maglie dei calciatori o defenestrare generali dalla lingua o dalla penna lunga, tutta roba che fa chiedere alla gente se a chi la propone sia dato di volta il cervello.
Ma un altro episodio presente nelle stampe vede il premier albanese Rami raccontare che la Meloni ha risarcito un ristorante che ha subito un furto da parte di un gruppo di italiani che vi avrebbe mangiato per poi scappare senza pagare il conto. Molti hanno applaudito il bel gesto, che è invece estremamente discutibile. Perché dà per scontate cose niente affatto tali: che Rami dicesse la verità, che il gruppo di italiani fosse fatto da tutti italiani e soprattutto che un popolo sia responsabile di ciò che fa un cittadino all'estero. Dov'è la logica? Se io vado a rapinare una banca negli Stati Uniti e ci scappa il morto, ovviamente io rispondo alle leggi americane, non gli italiani. Che uno statista risarcisca la vittima di un reato commesso da un cittadino del suo paese, può anche avere un valore simbolico da far fruttare altrove, come ha osservato qualcuno. Ma intanto si identifica il colpevole e gli si impone di scontare la pena locale e poi si mantiene, il tutto, in segreto. Estendere la responsabilità penale di un gruppo di delinquenti all'Italia in quanto tale, significa sostanzialmente dire agli albanesi che gli italiani che hanno rubato in quel paese rappresentano il popolo italiano. Per lo stesso ragionamento, se un napoletano ammazza un inglese a Londra, il sindaco Manfredi deve risarcire i londinesi con i soldi dei napoletani? Che razza di ragionamento è?
Senza contare che l'episodio, oltre a costituire un pericoloso precedente, ha dato la stura al solito antitalianismo da parte di quegli stessi che se Rami si fosse permesso di dire "un gruppo di negri è entrato in un ristorante e non ha pagato", magari lo avrebbero accusato di razzismo.
Ormai, Fratelli d'Italia sta raggiungendo il PD in demenzialità. Contro Giorgia Meloni non abbiamo nulla, davvero. Quando la sua era finirà, non andremo davanti ad un immaginifico Hotel Raphael a tirarle le monetine, perché abbiamo ben chiaro il destino di eunuco nell'harem di un presidente del consiglio. Ma evitare le bischerate sinistre mi sembra il minimo, se non altro perché tra il PD originale e il suo facsimile travestito da camerati, la gente sceglierà sempre l'originale o magari andrà a vivere in Via dell'Astensione.
Si racconta che Sandro Curzi, comunista DOC ma non per questo settario ed anzi amico di tantissimi giornalisti di destra, tutte le volte che leggeva un articolo sinistreggiante da parte di qualcuno di questi - ed erano sistematicamente quelli che gradiva di meno - gli telefonasse e gli dicesse "Guarda che di cretini a sinistra ne abbiamo già parecchi, stattene a destra che è meglio".
Oggi Sandro Curzi non c'è più, in compenso c'è la Schlein. E ogni comunista ha gli avversari che si merita.
O tempora o mores.