Ci possono essere mille ragioni validissime per detestare un regime e un tiranno. La più stupida è appellarsi ai morti da essi disseminati.
Quando si vuole condannare uno statista, la frase "ha provocato milioni di morti" - sottinteso, gli altri, quelli buoni, no (e Dio solo sa quanto sia falso) - sembra essere senza appello. Per condannare Hitler ci si appella ai sei milioni di morti provocati dal regime nazista e la stessa cosa accade con Stalin quando gli si rinfaccia una tragedia quale fu l'Holodomor, al punto che addirittura ora vogliono rendere reato ogni visione alternativa della cosa. Gli antiamericani si appellano alle decine di milioni disseminati dagli yankee nelle loro spericolate avventure di esportazione della democrazia e, se ne può stare certi, il giorno in cui Putin dovesse cadere e la Federazione Russa perdere la guerra, salterà fuori la notizia, non importa se vera o falsa, che Putin avrà fatto ammazzare milioni di persone in tutto il mondo, ucraini, georgiani, magari pure russi, in un profluvio di scemenze per cui non importa se Putin abbia governato bene o male ma quanti morti ha seminato dietro sé. Nell'idea, per giunta, fallace e mendace che i beniamini della storia fossero gigli di campo.
Non è nulla di strano per chi sa benissimo che la storia è da sempre - e non dal 1936 come scrisse qualcuno - propaganda e che il vero obiettivo è dividere il mondo in buoni e cattivi.
Ma perché è stupido appellarsi alla crudeltà di un leader politico?
Lo stato è un'organizzazione presente in tutti gli animali sociali. Lupi, galline, pecore, formiche, termiti, api. Ovunque vi sia la necessità di un'organizzazione di singoli incapaci di vivere da soli, ecco lo stato. Che diventa tale quando è la comunità più forte ad occupare un determinato territorio. Lo scopo di una comunità è sopravvivere. E se per poterlo fare, è necessario ammazzare delle persone, si ha di fronte due alternative: o si ammazza quella parte di persone ritenuta, a torto o a ragione, il problema oppure muore tutta la comunità, magari fatta da molte più persone. Anche per questo, la scelta da parte degli stati di ridurre la popolazione a colpi di vaccini dannosi o malattie o esperimenti geologici e climatici, naturalmente da cittadino che può esserne vittima mi porta a ribellarmi, ma mi rendo anche conto che è anche la conseguenza inevitabile di uno Stato che non riesce più a garantire risorse per tutti: e se lo scopo dello stato è sopravvivere e l'eliminazione di milioni di persone è funzionale allo scopo, lo stato inevitabilmente sarà costretto ad eliminarle. Io a quel punto mi ribellerò, cercherò - se ne sono capace - di radunare milioni di persone per ammazzare quelli che mi vogliono ammazzare, magari costruendo un altro stato. E su queste dinamiche va avanti da sempre la storia dell'umanità. In questo senso, il punto non è se sia giusto uccidere milioni di persone, se occorre, ma se la società che ne deriva poi sarà migliore.
Proprio queste considerazioni, per esempio, mi hanno sempre tenuto fuori dal chiacchiericcio sugli attentati dell'Undici Settembre, perché anche ammesso che siano stati gli americani, se hanno fatto una cosa del genere sicuramente c'era una ragion di stato che li portava a compiere un'azione di questo tipo. L'idea che Bush al mattino si sia svegliato grattandosi la testa e chiedendosi "chi ammazziamo oggi?" è da bambini dell'asilo. Come è tale anche l'idea che Putin, Stalin, Hitler e in generale i tiranni godano ad ammazzare le persone. Ciascuno di questi leader è stato, a vari livelli, responsabile della vita di decine di milioni di persone, ma non si tiene mai conto del contesto e si cerca sempre di ammannire la fiaba per bambini deficienti che loro godessero nel far vivere la propria società nel terrore.
Quando per esempio si scrive che Lenin, Stalin, Trockij, hanno usato l'arma del terrore, quando si descrive la rivoluzione russa come un momento di orrore e di crudeltà, si dimentica la posta in palio, ossia le sorti di trecento milioni di persone, fino a quel momento ridotte alla fame dallo zarismo, con tutto ciò che anche di positivo quella fase storica ha dato alla Russia. Quando si critica Hitler per aver mandato a morte milioni di ebrei, si dimentica il contesto in cui aveva messo sotto il suo controllo la Germania, ossia un paese letteralmente distrutto, della cui distruzione tutti imputavano gli ebrei. Poi, studiando la storia, si capisce che il problema non erano gli ebrei che - come da costante della loro millenaria storia - furono semplicemente usati come specchietto per le allodole per nascondere i veri colpevoli del crac tedesco, così come si scopre che molti ebrei tedeschi morirono per la propria patria durante la prima guerra mondiale. Ma ecco il punto: massacrare quei milioni di ebrei - ammesso che sia stato davvero Hitler - non è stato un crimine ma un errore. Se quei milioni di ebrei fossero stati davvero un pericolo per la patria, in quanto ebrei, il dovere di Hitler sarebbe stato di ammazzarli, senza pietà. E la stessa cosa Stalin, che semplicemente reggeva un paese immenso, che si espandeva dall'est europeo fino a Vladivostok e non poteva non usare i metodi autoritari che usava, perché l'alternativa non era una Russia pacifica, democratica, altissima, purissima e levissima, ma un inferno fatto di lotte tribali, di povertà e di miseria.
Ed è anche questo che rende demenziali gli attacchi a Putin. Chi trama per farlo cadere, deve capire che l'alternativa rischia di essere un politico molto più aggressivo e pericoloso oppure che la Russia diventi una santabarbara tale da mettere in pericolo tutta l'Europa, proprio come è avvenuto in Libia o in Iraq.
A mettere semmai sotto credibile accusa i regimi non è la crudeltà ma, paradossalmente, l'esatto opposto: il Bene. Tutti i regimi nascono per realizzare un Paradiso in terra. A sentire i vari autocrati, ognuno ha trovato l'ideologia perfetta per consentire a tutti ricchezza o quantomeno agiatezza, libertà di espressione, sicurezza, democrazia. Ed è proprio questo che rende i posti da loro governati un inferno. Quando per esempio molti sostengono che i capi del regime che sta progressivamente cancellando la democrazia in Occidente siano satanisti, non ci si rende conto che il problema è esattamente l'opposto. Questi sono convinti di rappresentare il Bene, di essere buoni, di fare il bene. Ed è ovvio che, una volta individuato il Bene, una volta compreso di avere la missione di governare il mondo, di renderlo felice, ammazzare decine di milioni di persone diventa fondamentale. Ma non per crudeltà, ma per perseguire il proprio ideale di Bene. Quelli che ragionano così, non sono crudeli. E' l'esatto opposto. Loro sono i buoni e noi che ci opponiamo siamo i cattivi. E ci credono. E' proprio questo a renderli così pericolosi. Ma il problema non sono i baffi, il tono di voce stentoreo, il saluto romano. Il vero dramma è la sempiterna illusione figlia dell'idealismo che si possa alterare la natura umana, imponendole comportamenti che non faranno mai parte del suo DNA. Ignorando che la natura non fa salti, che la si comanda solo obbedendole e che la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.
Quando si vuole condannare uno statista, la frase "ha provocato milioni di morti" - sottinteso, gli altri, quelli buoni, no (e Dio solo sa quanto sia falso) - sembra essere senza appello. Per condannare Hitler ci si appella ai sei milioni di morti provocati dal regime nazista e la stessa cosa accade con Stalin quando gli si rinfaccia una tragedia quale fu l'Holodomor, al punto che addirittura ora vogliono rendere reato ogni visione alternativa della cosa. Gli antiamericani si appellano alle decine di milioni disseminati dagli yankee nelle loro spericolate avventure di esportazione della democrazia e, se ne può stare certi, il giorno in cui Putin dovesse cadere e la Federazione Russa perdere la guerra, salterà fuori la notizia, non importa se vera o falsa, che Putin avrà fatto ammazzare milioni di persone in tutto il mondo, ucraini, georgiani, magari pure russi, in un profluvio di scemenze per cui non importa se Putin abbia governato bene o male ma quanti morti ha seminato dietro sé. Nell'idea, per giunta, fallace e mendace che i beniamini della storia fossero gigli di campo.
Non è nulla di strano per chi sa benissimo che la storia è da sempre - e non dal 1936 come scrisse qualcuno - propaganda e che il vero obiettivo è dividere il mondo in buoni e cattivi.
Ma perché è stupido appellarsi alla crudeltà di un leader politico?
Lo stato è un'organizzazione presente in tutti gli animali sociali. Lupi, galline, pecore, formiche, termiti, api. Ovunque vi sia la necessità di un'organizzazione di singoli incapaci di vivere da soli, ecco lo stato. Che diventa tale quando è la comunità più forte ad occupare un determinato territorio. Lo scopo di una comunità è sopravvivere. E se per poterlo fare, è necessario ammazzare delle persone, si ha di fronte due alternative: o si ammazza quella parte di persone ritenuta, a torto o a ragione, il problema oppure muore tutta la comunità, magari fatta da molte più persone. Anche per questo, la scelta da parte degli stati di ridurre la popolazione a colpi di vaccini dannosi o malattie o esperimenti geologici e climatici, naturalmente da cittadino che può esserne vittima mi porta a ribellarmi, ma mi rendo anche conto che è anche la conseguenza inevitabile di uno Stato che non riesce più a garantire risorse per tutti: e se lo scopo dello stato è sopravvivere e l'eliminazione di milioni di persone è funzionale allo scopo, lo stato inevitabilmente sarà costretto ad eliminarle. Io a quel punto mi ribellerò, cercherò - se ne sono capace - di radunare milioni di persone per ammazzare quelli che mi vogliono ammazzare, magari costruendo un altro stato. E su queste dinamiche va avanti da sempre la storia dell'umanità. In questo senso, il punto non è se sia giusto uccidere milioni di persone, se occorre, ma se la società che ne deriva poi sarà migliore.
Proprio queste considerazioni, per esempio, mi hanno sempre tenuto fuori dal chiacchiericcio sugli attentati dell'Undici Settembre, perché anche ammesso che siano stati gli americani, se hanno fatto una cosa del genere sicuramente c'era una ragion di stato che li portava a compiere un'azione di questo tipo. L'idea che Bush al mattino si sia svegliato grattandosi la testa e chiedendosi "chi ammazziamo oggi?" è da bambini dell'asilo. Come è tale anche l'idea che Putin, Stalin, Hitler e in generale i tiranni godano ad ammazzare le persone. Ciascuno di questi leader è stato, a vari livelli, responsabile della vita di decine di milioni di persone, ma non si tiene mai conto del contesto e si cerca sempre di ammannire la fiaba per bambini deficienti che loro godessero nel far vivere la propria società nel terrore.
Quando per esempio si scrive che Lenin, Stalin, Trockij, hanno usato l'arma del terrore, quando si descrive la rivoluzione russa come un momento di orrore e di crudeltà, si dimentica la posta in palio, ossia le sorti di trecento milioni di persone, fino a quel momento ridotte alla fame dallo zarismo, con tutto ciò che anche di positivo quella fase storica ha dato alla Russia. Quando si critica Hitler per aver mandato a morte milioni di ebrei, si dimentica il contesto in cui aveva messo sotto il suo controllo la Germania, ossia un paese letteralmente distrutto, della cui distruzione tutti imputavano gli ebrei. Poi, studiando la storia, si capisce che il problema non erano gli ebrei che - come da costante della loro millenaria storia - furono semplicemente usati come specchietto per le allodole per nascondere i veri colpevoli del crac tedesco, così come si scopre che molti ebrei tedeschi morirono per la propria patria durante la prima guerra mondiale. Ma ecco il punto: massacrare quei milioni di ebrei - ammesso che sia stato davvero Hitler - non è stato un crimine ma un errore. Se quei milioni di ebrei fossero stati davvero un pericolo per la patria, in quanto ebrei, il dovere di Hitler sarebbe stato di ammazzarli, senza pietà. E la stessa cosa Stalin, che semplicemente reggeva un paese immenso, che si espandeva dall'est europeo fino a Vladivostok e non poteva non usare i metodi autoritari che usava, perché l'alternativa non era una Russia pacifica, democratica, altissima, purissima e levissima, ma un inferno fatto di lotte tribali, di povertà e di miseria.
Ed è anche questo che rende demenziali gli attacchi a Putin. Chi trama per farlo cadere, deve capire che l'alternativa rischia di essere un politico molto più aggressivo e pericoloso oppure che la Russia diventi una santabarbara tale da mettere in pericolo tutta l'Europa, proprio come è avvenuto in Libia o in Iraq.
A mettere semmai sotto credibile accusa i regimi non è la crudeltà ma, paradossalmente, l'esatto opposto: il Bene. Tutti i regimi nascono per realizzare un Paradiso in terra. A sentire i vari autocrati, ognuno ha trovato l'ideologia perfetta per consentire a tutti ricchezza o quantomeno agiatezza, libertà di espressione, sicurezza, democrazia. Ed è proprio questo che rende i posti da loro governati un inferno. Quando per esempio molti sostengono che i capi del regime che sta progressivamente cancellando la democrazia in Occidente siano satanisti, non ci si rende conto che il problema è esattamente l'opposto. Questi sono convinti di rappresentare il Bene, di essere buoni, di fare il bene. Ed è ovvio che, una volta individuato il Bene, una volta compreso di avere la missione di governare il mondo, di renderlo felice, ammazzare decine di milioni di persone diventa fondamentale. Ma non per crudeltà, ma per perseguire il proprio ideale di Bene. Quelli che ragionano così, non sono crudeli. E' l'esatto opposto. Loro sono i buoni e noi che ci opponiamo siamo i cattivi. E ci credono. E' proprio questo a renderli così pericolosi. Ma il problema non sono i baffi, il tono di voce stentoreo, il saluto romano. Il vero dramma è la sempiterna illusione figlia dell'idealismo che si possa alterare la natura umana, imponendole comportamenti che non faranno mai parte del suo DNA. Ignorando che la natura non fa salti, che la si comanda solo obbedendole e che la strada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni.
E speriamo che il lettore ci perdoni l'abuso di citazioni.