Ad oggi, l'argomento più in voga presso gli antiputiniani è che Putin sia uno che ammazzi gli avversari politici e questo costituirebbe un motivo per non supportarlo. Essendo un putiniano moderato - putiniano nel senso che per me Putin è un grandissimo politico, ma moderato perché non mi sognerei mai di negarne le ombre - non ho mai escluso l'ipotesi. Sono semplicemente partito da alcuni presupposti strettamente legati tra loro. Cosa fosse la Russia prima di Putin; la paura dei russi che la Russia torni all'era eltsiniana; che qualsiasi sistema di potere, se viene messo in grave pericolo, reagirà cercando di farti fuori; che fino ad oggi non c'è alcuna prova che Putin sia il mandante di certi omicidi ma solo le supposizioni di quello stesso Occidente che casomai dà del complottista a chiunque osi inserire un pelo nella narrazione dominante.
Non escludo né ipotizzo nulla. Putin potrebbe tanto non entrarci nulla, tanto aver effettivamente fatto ammazzare la Politkvoskaja, la Ėstemirova, Litvinenko e altri. Questo nulla toglierebbe alla grandezza politica di Putin. Il giudizio morale in politica è roba da sciocchi.
La stessa cosa si potrebbe sovrapporre all'Egitto. Chi oggi simpatizza per Zaki, condannato a tre anni di carcere, come ieri simpatizzava per Regeni, non considera il contesto, che è molto chiaro. L’Egitto è stato, anni fa, ad un passo dal divenire l’ennesimo avamposto del fondamentalismo islamico. Grazie all’appoggio americano, determinante per destituire Mubarak, al potere era salito Morsi. Uno dei leader dei Fratelli Musulmani, un partito multinazionale la cui struttura ideologica si fonda sui seguenti capisaldi: islamismo e panislamismo. Che si ramificano nella cosiddetta Qutbiyya. L’islamismo è l’idea che i precetti religiosi debbano ispirare l’intera struttura della politica di uno stato, con tutto ciò che ne consegue nel bene e nel male. Il panislamismo è l’ideologia che teorizza l’unione di tutti i popoli islamici in un’unica istituzione politica, la cosiddetta Dār al-Islām (la casa dell’Islam) che è poi il nocciolo duro anche dell’ISIS (a cui i Fratelli Musulmani guardano con favore).
Entrambi vanno imposti attraverso la Qutbiyya. Che è una forma di jihad che propone l’adozione della sharia come diritto positivo e assume non solo pieghe antioccidentali e antisemite ma si propone di cancellare con la forza anche quella parte di Islam moderato che, secondo i Fratelli Musulmani, sporca il messaggio del Corano. Sì, avete capito bene. La sinistra americana e di riflesso quelle occidentali ha apertamente appoggiato – finanziandoli, coprendone le azioni politiche – i Fratelli Musulmani e le loro organizzazioni gemellate (comprese quelle che hanno cercato di far fuori Assad) favorendone l’ascesa in Egitto, permettendo che Morsi istituisse una costituzione islamica che, di fatto, trasformava l’Egitto in una repubblica islamica, con tutto ciò che ne consegue. Al Sisi con un controgolpe ha riportato l’Egitto alla situazione pre-Morsi, cioè quella di Mubarak, abolendo la costituzione islamista disegnata da Morsi. E dunque di un paese eterogeneo dove tuttavia, grazie ad un forte potere politico, si tutelano le minoranze e il pluralismo religioso e politico.
Ecco, Zaki e Regeni, di fatto, lavoravano contro il regime che ha salvato l'Egitto dalla prospettiva di diventare un avamposto del terrorismo islamico.
Anche per questo, rimango sostanzialmente indifferente alla loro sorte. Non mi interessa sapere chi li muovesse, quale disegno politico perseguissero, se fossero sinceri nella loro azione (e se lo sono, è un'aggravante) o eterodiretti da qualcuno. Come non mi interessa, a parti invertite, di Assange. Nella migliore delle ipotesi, questi signori sono spie, che tra l'altro sia Cambridge dove studiava Regeni - e dove studia il fondatore del gruppo di cyberbulli di Facciamo Rete - sia l'Alma Mater di Bologna dove studiava Zaki, sono notoriamente vivai di spie. Nella peggiore, sono dei fessi che se attaccano il potere senza una strategia di protezione, non si rendono minimamente conto di cacciarsi in un ginepraio di conseguenze potenzialmente letali. E non è da escludersi che siano fessi e basta, al limite cinicamente giocati da qualcuno, perché l'eroe romantico nemico del potere gode sempre di quel gran fascino che eccita qualche donzella vogliosa di emozioni, casomai la stessa che si innamora dei bulli per poi essere pestata di botte e urlare al femminicidio. Perché solo un fesso non sa che quando si attacca la politica di un paese, bisogna dotarsi di solide e robuste protezioni. Dico io, ti metti ad attaccare una leadership politica di paesi come l'Egitto e la Russia che hanno rischiato la balcanizzazione e ti stupisci pure che ti incarcerino?
E ciò nonostante, entrambi godono di un consenso universale. Che gli Stati Uniti per scippare un alleato ai russi li usino per poi casomai eliminarli - e dare la colpa ad Al Sisi - ci sta. Il problema è che ci caschi l'opinione pubblica occidentale troppo narcisa per andare oltre il proprio ombelico e che guarda al mondo con gli schemi precotti costruiti nei tavolini delle proprie agenzie televisive. Bene e Male. Buonissimi e cattivissimi. Assassini e candidi. Senza minimamente considerare il punto di vista altrui.
Non escludo né ipotizzo nulla. Putin potrebbe tanto non entrarci nulla, tanto aver effettivamente fatto ammazzare la Politkvoskaja, la Ėstemirova, Litvinenko e altri. Questo nulla toglierebbe alla grandezza politica di Putin. Il giudizio morale in politica è roba da sciocchi.
La stessa cosa si potrebbe sovrapporre all'Egitto. Chi oggi simpatizza per Zaki, condannato a tre anni di carcere, come ieri simpatizzava per Regeni, non considera il contesto, che è molto chiaro. L’Egitto è stato, anni fa, ad un passo dal divenire l’ennesimo avamposto del fondamentalismo islamico. Grazie all’appoggio americano, determinante per destituire Mubarak, al potere era salito Morsi. Uno dei leader dei Fratelli Musulmani, un partito multinazionale la cui struttura ideologica si fonda sui seguenti capisaldi: islamismo e panislamismo. Che si ramificano nella cosiddetta Qutbiyya. L’islamismo è l’idea che i precetti religiosi debbano ispirare l’intera struttura della politica di uno stato, con tutto ciò che ne consegue nel bene e nel male. Il panislamismo è l’ideologia che teorizza l’unione di tutti i popoli islamici in un’unica istituzione politica, la cosiddetta Dār al-Islām (la casa dell’Islam) che è poi il nocciolo duro anche dell’ISIS (a cui i Fratelli Musulmani guardano con favore).
Entrambi vanno imposti attraverso la Qutbiyya. Che è una forma di jihad che propone l’adozione della sharia come diritto positivo e assume non solo pieghe antioccidentali e antisemite ma si propone di cancellare con la forza anche quella parte di Islam moderato che, secondo i Fratelli Musulmani, sporca il messaggio del Corano. Sì, avete capito bene. La sinistra americana e di riflesso quelle occidentali ha apertamente appoggiato – finanziandoli, coprendone le azioni politiche – i Fratelli Musulmani e le loro organizzazioni gemellate (comprese quelle che hanno cercato di far fuori Assad) favorendone l’ascesa in Egitto, permettendo che Morsi istituisse una costituzione islamica che, di fatto, trasformava l’Egitto in una repubblica islamica, con tutto ciò che ne consegue. Al Sisi con un controgolpe ha riportato l’Egitto alla situazione pre-Morsi, cioè quella di Mubarak, abolendo la costituzione islamista disegnata da Morsi. E dunque di un paese eterogeneo dove tuttavia, grazie ad un forte potere politico, si tutelano le minoranze e il pluralismo religioso e politico.
Ecco, Zaki e Regeni, di fatto, lavoravano contro il regime che ha salvato l'Egitto dalla prospettiva di diventare un avamposto del terrorismo islamico.
Anche per questo, rimango sostanzialmente indifferente alla loro sorte. Non mi interessa sapere chi li muovesse, quale disegno politico perseguissero, se fossero sinceri nella loro azione (e se lo sono, è un'aggravante) o eterodiretti da qualcuno. Come non mi interessa, a parti invertite, di Assange. Nella migliore delle ipotesi, questi signori sono spie, che tra l'altro sia Cambridge dove studiava Regeni - e dove studia il fondatore del gruppo di cyberbulli di Facciamo Rete - sia l'Alma Mater di Bologna dove studiava Zaki, sono notoriamente vivai di spie. Nella peggiore, sono dei fessi che se attaccano il potere senza una strategia di protezione, non si rendono minimamente conto di cacciarsi in un ginepraio di conseguenze potenzialmente letali. E non è da escludersi che siano fessi e basta, al limite cinicamente giocati da qualcuno, perché l'eroe romantico nemico del potere gode sempre di quel gran fascino che eccita qualche donzella vogliosa di emozioni, casomai la stessa che si innamora dei bulli per poi essere pestata di botte e urlare al femminicidio. Perché solo un fesso non sa che quando si attacca la politica di un paese, bisogna dotarsi di solide e robuste protezioni. Dico io, ti metti ad attaccare una leadership politica di paesi come l'Egitto e la Russia che hanno rischiato la balcanizzazione e ti stupisci pure che ti incarcerino?
E ciò nonostante, entrambi godono di un consenso universale. Che gli Stati Uniti per scippare un alleato ai russi li usino per poi casomai eliminarli - e dare la colpa ad Al Sisi - ci sta. Il problema è che ci caschi l'opinione pubblica occidentale troppo narcisa per andare oltre il proprio ombelico e che guarda al mondo con gli schemi precotti costruiti nei tavolini delle proprie agenzie televisive. Bene e Male. Buonissimi e cattivissimi. Assassini e candidi. Senza minimamente considerare il punto di vista altrui.
Ecco, questo è ciò che impedisce di simpatizzare per questi signori: il narcisismo di chi, credendosi unto dal Bene, scontrandosi col Male pretende che il Male non reagisca. Le autorità egiziane li hanno riportati alla realtà ricordando loro che quando destabilizzi lo stato, o hai un piano B o altrimenti devi ringraziare che lo Stato ti faccia passare qualche anno in galera, invece di recapitarti un caffè marca Pisciotta.