Da tanti anni sento parlare di riforma della giustizia, da tanti anni si ricavano solo riforme che, o come nel caso di quelle proposte da Berlusconi, sono mirate unicamente ad affrontare le contingenze personali di chi le propone, o sono dettate dal clamore del momento, come per esempio l'introduzione della responsabilità civile del giudice. Nel primo caso, la riforma della giustizia viene vista inevitabilmente come una legge ad personam, nel secondo caso non si considera che tutti i magistrati hanno un'assicurazione che li tutela da qualsiasi azione risarcitoria. Ma a parte questi dati, nessuno si rende conto del perché la magistratura è in queste condizioni, del perché oggi non è possibile fidarsi della magistratura. Ma partiamo dal principio.
Se osserviamo i paesi davvero sovrani, scopriremo che hanno tutti quanti delle chiare e nette guarentigie contro il rischio di processi politici. In Francia e in Svezia i magistrati rispondono al potere esecutivo, in Inghilterra rispondono al Parlamento, nella Federazione Russa rispondono al Capo dello Stato - che essendo però, quello russo un regime semipresidenziale, di fatto i governi restano in piedi fin quando piacciono al presidente - in Germania rispondono al Parlamento. Non solo. In molti paesi, la titolarità delle indagini è affidata alla Polizia. Ciò significa che la Polizia si occupa della raccolta delle prove, senza che la magistratura sia coinvolta nell'acquisizione delle prove. Questo è un aspetto di fondamentale importanza, se anche soltanto ripensiamo al processo Ruby. Quel che è accaduto è che un magistrato (la Boccassini) è venuta a conoscenza del fatto che una prostituta era arrivata fin lì e che Berlusconi aveva chiesto di dire la famosa balla della "nipote di Mubarak". Se la titolarità delle indagini fosse stata della Polizia, non solo non ci sarebbe stato il processo Ruby, ma noi non avremmo nemmeno saputo dell'esistenza di Ruby. Se consideriamo che il berlusconismo politico è crollato proprio per effetto di questo scandalo, e proprio nel momento in cui era in atto un attacco speculativo nei confronti del nostro paese, possiamo capire bene come i magistrati spesso diventino uno strumento di eversione contro lo Stato.
Molti sostengono che una magistratura dipendente dalla politica non sarebbe indipendente. Ed è un errore. Perché al contrario, se i magistrati dipendessero dalla politica, a maggior ragione i politici dovrebbero assumersi la responsabilità del buon funzionamento della giustizia e dunque sarebbero costretti a tenersi i magistrati capaci anche se di fazioni politiche opposte. In compenso, non si assisterebbe a continue indagini ad orologeria, sospette sia nei modi che nei tempi.
Questo porta proprio al caso italiano. In Italia la magistratura, che è indipendente dal potere politico espressione della maggioranza del momento, si autogoverna e risponde al Presidente della Repubblica che, quasi come se fosse un obbligo costituzionale, è sempre espressione di una maggioranza parlamentare differente da quella eletta dal popolo italiano. Questo crea un meccanismo per cui il Presidente della Repubblica, che presiede il CSM, usa sistematicamente la sua carica per sabotare l'azione del Presidente del Consiglio, col risultato che può ritardare all'infinito l'approvazione di una riforma che non gradisce. Inoltre, la magistratura ha, oltre che l'obbligatorietà dell'azione penale (tradotto, può avviare un'indagine anche senza querela delle parti, con tutto ciò che di negativo questo significa), la titolarità delle indagini, col risultato che non rispondendo ad alcun potere espressione della maggioranza politica del momento, può far collassare un intero governo, come la storia del paese ci ricorda.
Lo strapotere di cui godono i magistrati deriva da una serie di equivoci di fondo. Il primo, fondamentale, è che si crede che il magistrato abbia il compito di "lottare contro il Male". E questa è una suprema fesseria. Il magistrato è come l'arbitro di calcio. L'arbitro non è incaricato di lottare per "il bene del calcio" ma per garantire il rispetto di regole decise da altri. Se ad un certo punto, la FIGC decide che un calciatore, stanco di prendere a pedate il pallone, può prenderlo in mano e correre in modalità rugbista verso la porta avversaria, l'arbitro non può per nessuna ragione sfruttare il suo potere per sabotare la regola. Può, dismessa la giacchetta nera, entrare in Federcalcio e battersi per il cambiamento di quella regola. Analogamente, siamo abituati a sentir parlare di "magistrati antimafia" o "anticorruzione", senza nemmeno considerare che sono assolute scemenze. Il magistrato è un burocrate il cui unico compito è applicare la legge, bella o brutta che sia.
Chiarito quanto sopra, è facile arrivare alla vera conclusione di fondo, sul perché abbiamo questo tipo di giustizia e come riformarla.
La magistratura indipendente dal potere politico fu una scelta dei costituenti che, agganciati tutti quanti ai loro padrini di riferimento, potenze straniere, decisero che i governi italiani fossero tutti quanti instabili, in modo da evitare che l'Italia potesse prendere strade autonome. Tutti i governi cascano, sistematicamente, quando il presidente del Consiglio di turno, da Aldo Moro ad Andreotti, a Craxi, a Berlusconi, prova a smarcare l'Italia dai poteri stranieri. Una volta che si capisce questo, ci si rende conto che una vera riforma della giustizia che risolva il problema non ci sarà mai. Perché il vero problema della giustizia italiana è che agisce sempre eterodiretta da potenze straniere, essendo pensata proprio per questo motivo, ossia sabotare una reale autonomia italiana. Questo è il punto di fondo, che non si può risolvere se non con azioni di forza.
La magistratura, nei paesi sovrani, deve essere soggetta al potere politico. Altrimenti, diventa uno stato nello stato, in grado di sabotarlo e, in sintesi, di impedire che l'Italia faccia i propri interessi.
Se osserviamo i paesi davvero sovrani, scopriremo che hanno tutti quanti delle chiare e nette guarentigie contro il rischio di processi politici. In Francia e in Svezia i magistrati rispondono al potere esecutivo, in Inghilterra rispondono al Parlamento, nella Federazione Russa rispondono al Capo dello Stato - che essendo però, quello russo un regime semipresidenziale, di fatto i governi restano in piedi fin quando piacciono al presidente - in Germania rispondono al Parlamento. Non solo. In molti paesi, la titolarità delle indagini è affidata alla Polizia. Ciò significa che la Polizia si occupa della raccolta delle prove, senza che la magistratura sia coinvolta nell'acquisizione delle prove. Questo è un aspetto di fondamentale importanza, se anche soltanto ripensiamo al processo Ruby. Quel che è accaduto è che un magistrato (la Boccassini) è venuta a conoscenza del fatto che una prostituta era arrivata fin lì e che Berlusconi aveva chiesto di dire la famosa balla della "nipote di Mubarak". Se la titolarità delle indagini fosse stata della Polizia, non solo non ci sarebbe stato il processo Ruby, ma noi non avremmo nemmeno saputo dell'esistenza di Ruby. Se consideriamo che il berlusconismo politico è crollato proprio per effetto di questo scandalo, e proprio nel momento in cui era in atto un attacco speculativo nei confronti del nostro paese, possiamo capire bene come i magistrati spesso diventino uno strumento di eversione contro lo Stato.
Molti sostengono che una magistratura dipendente dalla politica non sarebbe indipendente. Ed è un errore. Perché al contrario, se i magistrati dipendessero dalla politica, a maggior ragione i politici dovrebbero assumersi la responsabilità del buon funzionamento della giustizia e dunque sarebbero costretti a tenersi i magistrati capaci anche se di fazioni politiche opposte. In compenso, non si assisterebbe a continue indagini ad orologeria, sospette sia nei modi che nei tempi.
Questo porta proprio al caso italiano. In Italia la magistratura, che è indipendente dal potere politico espressione della maggioranza del momento, si autogoverna e risponde al Presidente della Repubblica che, quasi come se fosse un obbligo costituzionale, è sempre espressione di una maggioranza parlamentare differente da quella eletta dal popolo italiano. Questo crea un meccanismo per cui il Presidente della Repubblica, che presiede il CSM, usa sistematicamente la sua carica per sabotare l'azione del Presidente del Consiglio, col risultato che può ritardare all'infinito l'approvazione di una riforma che non gradisce. Inoltre, la magistratura ha, oltre che l'obbligatorietà dell'azione penale (tradotto, può avviare un'indagine anche senza querela delle parti, con tutto ciò che di negativo questo significa), la titolarità delle indagini, col risultato che non rispondendo ad alcun potere espressione della maggioranza politica del momento, può far collassare un intero governo, come la storia del paese ci ricorda.
Lo strapotere di cui godono i magistrati deriva da una serie di equivoci di fondo. Il primo, fondamentale, è che si crede che il magistrato abbia il compito di "lottare contro il Male". E questa è una suprema fesseria. Il magistrato è come l'arbitro di calcio. L'arbitro non è incaricato di lottare per "il bene del calcio" ma per garantire il rispetto di regole decise da altri. Se ad un certo punto, la FIGC decide che un calciatore, stanco di prendere a pedate il pallone, può prenderlo in mano e correre in modalità rugbista verso la porta avversaria, l'arbitro non può per nessuna ragione sfruttare il suo potere per sabotare la regola. Può, dismessa la giacchetta nera, entrare in Federcalcio e battersi per il cambiamento di quella regola. Analogamente, siamo abituati a sentir parlare di "magistrati antimafia" o "anticorruzione", senza nemmeno considerare che sono assolute scemenze. Il magistrato è un burocrate il cui unico compito è applicare la legge, bella o brutta che sia.
Chiarito quanto sopra, è facile arrivare alla vera conclusione di fondo, sul perché abbiamo questo tipo di giustizia e come riformarla.
La magistratura indipendente dal potere politico fu una scelta dei costituenti che, agganciati tutti quanti ai loro padrini di riferimento, potenze straniere, decisero che i governi italiani fossero tutti quanti instabili, in modo da evitare che l'Italia potesse prendere strade autonome. Tutti i governi cascano, sistematicamente, quando il presidente del Consiglio di turno, da Aldo Moro ad Andreotti, a Craxi, a Berlusconi, prova a smarcare l'Italia dai poteri stranieri. Una volta che si capisce questo, ci si rende conto che una vera riforma della giustizia che risolva il problema non ci sarà mai. Perché il vero problema della giustizia italiana è che agisce sempre eterodiretta da potenze straniere, essendo pensata proprio per questo motivo, ossia sabotare una reale autonomia italiana. Questo è il punto di fondo, che non si può risolvere se non con azioni di forza.
La magistratura, nei paesi sovrani, deve essere soggetta al potere politico. Altrimenti, diventa uno stato nello stato, in grado di sabotarlo e, in sintesi, di impedire che l'Italia faccia i propri interessi.