In questi giorni, un allenatore francese Galtier - che tra l'altro è stato vicino anche a sostituire Spalletti alla guida del Napoli - è stato arrestato. La prima cosa che ho pensato è "Come minimo qualcuno lo avrà accusato di stupro o di aver compravenduto alcune partite". Invece si è scoperto che *FORSE* anni fa avrebbe detto che ci sono troppi neri e maghrebini nelle squadre francesi, ossia la conclusione alla quale giunge chiunque veda giocare la Nazionale francese e, in generale, un qualsiasi club che militi nella Ligue 1. E sia chiaro, il problema non è certo cromatico, ma quanto possa ritenersi francese una nazionale dove di autoctoni non ce ne sono praticamente più: si potrebbe lecitamente dire lo stesso di una Nazionale nigeriana che, per assurdo, un giorno fosse composta soltanto da giocatori biondi, con gli occhi azzurri e di origini scandinave. Sempre in questi giorni, su Sgarbi si è levato un polverone di dimensioni bibliche, scomodando accuse di sessismo. Mi sono detto "che avrà combinato quel monello ferrarese? Chi sarà la sventurata che quel critico ha offeso stavolta?".
Alla fine, ho scoperto la verità. Citando Houellebecq e Moravia e cioè che fino ai quarant'anni, cito testualmente, "un uomo si accorge soltanto del suo cazzo, poi andando avanti nel tempo si accorge che c'è anche un colon, un pancreas e una prostata", la grave colpa di Sgarbi sarebbe quello di aver appellato la sua prostata con l'aggettivo "troia", e per questo sarebbero state chieste le sue dimissioni. E ovviamente, gli intellettuali italiani, con la consueta disonestà, non si lasciano sfuggire l'occasione per interi concioni sulla volgarità di Sgarbi, sul turpiloquio di Sgarbi, sul sessismo di Sgarbi. Ma qual è la colpa di Sgarbi? Quella di essere Sgarbi. Cioè uno straordinario critico d'arte e intellettuale, che tuttavia ha fondato il suo personaggio sulla propensione ad essere più a suo agio con la parlata da bettola che con la frequentazione di azzimati salotti culturali. Essendo il signor nessuno che sono, mi solleva sapere che, quando verrà il momento di doverci litigare, potrò sfogare la mia ira su quella puttana della mia prostata, senza che nessuno si senta autorizzato a defenestrarmi da qualche carica. Al limite, rischierei una querela dalla mia prostata, il cui iban, essendo la Signora Prostata parte di me, si presume sia il medesimo. Cioè risarcirei me stesso.
Alla fine, ho scoperto la verità. Citando Houellebecq e Moravia e cioè che fino ai quarant'anni, cito testualmente, "un uomo si accorge soltanto del suo cazzo, poi andando avanti nel tempo si accorge che c'è anche un colon, un pancreas e una prostata", la grave colpa di Sgarbi sarebbe quello di aver appellato la sua prostata con l'aggettivo "troia", e per questo sarebbero state chieste le sue dimissioni. E ovviamente, gli intellettuali italiani, con la consueta disonestà, non si lasciano sfuggire l'occasione per interi concioni sulla volgarità di Sgarbi, sul turpiloquio di Sgarbi, sul sessismo di Sgarbi. Ma qual è la colpa di Sgarbi? Quella di essere Sgarbi. Cioè uno straordinario critico d'arte e intellettuale, che tuttavia ha fondato il suo personaggio sulla propensione ad essere più a suo agio con la parlata da bettola che con la frequentazione di azzimati salotti culturali. Essendo il signor nessuno che sono, mi solleva sapere che, quando verrà il momento di doverci litigare, potrò sfogare la mia ira su quella puttana della mia prostata, senza che nessuno si senta autorizzato a defenestrarmi da qualche carica. Al limite, rischierei una querela dalla mia prostata, il cui iban, essendo la Signora Prostata parte di me, si presume sia il medesimo. Cioè risarcirei me stesso.
Comunque, non so voi, ma io sto iniziando seriamente a preoccuparmi. Non della mia prostata ma del livello di manicomio che sta raggiungendo l'Occidente, con l'aggravante che poi pretenderemmo di dare lezioni a Putin. Che, con tutti i suoi difetti, per quanto ne sappiamo, non ha ancora vietato ai russi di offendere i propri organi interni.