In questi due giorni ho accuratamente evitato ogni commento approfondito per evitare di unirmi a quella categoria di persone che più detesto, i tifosi geopolitici. A sentire gli atlantisti - che non capiscono una sverza di niente di geopolitica - Putin ha seriamente rischiato di cadere e, nella loro mente bacata, se fosse caduto, la Federazione Russa si sarebbe rapidamente occidentalizzata. Sempre secondo la loro testa, è possibile trapassare da parte a parte un paese enorme e pieno di paranoie come la Russia, senza spargere una goccia di sangue e senza a propria volta perderne una. D'altronde, chi ha creduto al vaccino che non vaccina e alla siccità piovosa di questi giorni, può credere a tutto, anche che si possa fare la marcia su Mosca, senza che i russi opponessero una reazione, quando invece a stento se ne siano accorti. Tanto che mio zio che vive a San Pietroburgo e che si allarma anche per la febbre a 36 e 8, mi ha detto che in Russia a stento si è parlato della cosa.
A sentire i putiniani, in realtà ha vinto la Federazione Russa ed è tutto merito di Putin. E sì, in realtà ha vinto Putin ma la questione è molto più complessa. Questo articolo non vuole avere l'ardire di trarre conclusioni e di dire "è andata così", ma di dare alcuni dati che orientino il lettore nel trarre le conclusioni, partendo da alcuni punti fermi che spieghino non tanto cosa sia davvero accaduto, cosa che non può dirvi nessuna persona seria, ma che vi diano un orientamento di base.

- Questa è una infowar per dirla con gli orecchianti anglofoni. Una guerra in cui, pur non mancando certamente gli scontri fisici, un ruolo rilevante lo svolge l'informazione. E la prima regola è che in questi casi, non bisogna credere assolutamente a nessuno, che sia filorusso o filoamericano. Le infowar hanno una caratteristica: sono pensate per nazioni sovrappopolate, in cui le risorse non bastano per tutti e dunque le democrazie, quelle che piacciono al mainstream ma anche quelle che non lo sono, sono in balia della psicologia del Gennarino Esposito da Napoli o Ambrogio Brambilla da Milano di turno che, ciascuno nella propria inutilità e analfabetismo funzionale, pur tuttavia diventano fondamentali per orientare lo sviluppo del conflitto. Cosa significa in soldoni? Che se quella parte di popolazione russa che non ha voglia di rischiare le sacre terga - i classici patrioti a chiacchiere - dice "basta guerra in Ucraina", Putin deve battere in ritirata, con tutto ciò che ne consegue. Se però lo dice la popolazione americana, anche Biden deve battere in ritirata, con tutto ciò che ne consegue. E no, creare l'emergenza che crei panico e poi costringa la popolazione a compattarsi è una strategia che non funziona più. Funzionava quando non c'erano i social dove scambiarsi informazioni con gente del posto e dunque la gente non aveva i mezzi per smentire le balle dei vertici politici e militari. Chiedetevi come mai vogliano introdurre sempre più restrizioni con la scusa delle "feic nius".

- I due veri belligeranti, America e Federazione Russa (l'Ucraina lasciamola perdere per carità di patria) non possono non avere un ruolo nel conflitto perché se l'America si ritirasse sarebbe finita la NATO e se si ritirasse la Federazione Russa, sarebbe finita la Federazione Russa, oltre alla carriera (e forse anche la vita) di Putin. Ma al tempo stesso nessuno dei due è nelle condizioni di risolvere il conflitto a proprio favore. Questo è il motivo per cui l'America ha bisogno di trasformare quella che è una semplice fornitura di armi in un intervento militare che non c'è mai stato, e la Federazione Russa è costretta a nascondere lo stato delle cose, trasformando il conflitto in un'operazione speciale e minacciando la galera a chi osa chiamarla guerra.

- Chi è Prigozhin? Diventato famoso come "chef di Putin", è un pluripregiudicato che ad un certo punto fa fortuna creando un'azienda che, diventata famosa nell'ambito della ristorazione, si cattiva le simpatie di Putin, diventandone un oligarca, con una differenza rispetto agli altri oligarchi che è molto semplice: mentre gli altri hanno buttato soldi in lussi e vizi, Prigozhin, molto più intelligente degli altri, come si direbbe in gergo camorristico, "s'è accattato 'na protezione", cioè si è fatto un suo esercito privato molto potente, col quale evidentemente cova delle ambizioni superiori rispetto a quella di essere semplicemente un pezzo grosso della nomenclatura putiniana. Considerando la fine che fanno gli oligarchi che si mettono di traverso al Grande Capo, Prigozhin pare aver capito che se c'è una speranza - molto vana e vaga - di non farsi imbottire di polonio radioattivo da Putin, sia quello di dimostrarsi più Putin del Putin originale e cioè la miglior difesa è l'attacco. Non mi sorprenderei di vedere Prigozhin diventare allenatore e giocare col 4-3-3 di Zeman e di Sarri. Così, con la sua milizia Wagner, ha cercato di conquistarsi un enorme potere in Ucraina, dove le vittorie più importanti sono sostanzialmente sue. Dal momento che Prigozhin sa benissimo che dalle vicende ucraine dipende il futuro di Putin, adesso batte cassa e si prepara ad una successione che, essendo comunque il leader del Cremlino anziano, non è così lontana.
E dunque si può vedere Prigozhin per quello che è: un mercenario molto furbo che parla e spara a seconda non dell'amor patrio ma della convenienza. Se l'interesse gli dice di dire che la Federazione Russa sta perdendo, lui dice che sta perdendo - e poiché sa anche lui che è un'infowar, sa che questo produrrà delle conseguenze - e se l'interesse gli dice di schierarsi contro il suo paese e combattere contro Putin, lui combatterà contro Putin. Al tempo stesso però questo significa che si possano vedere anche i suoi mercenari per quello che sono: gente che combatte per soldi e che dunque non è affidabile nemmeno per il loro padrone. Perché se ad un certo punto, al momento di fare la marcia su Mosca, Prigozhin ha cambiato idea, le cose sono due: o la sua era una grande messinscena, una maskirovka, oppure Putin, che sa benissimo che al mondo esistono milioni di mercenari e di eserciti privati, ha preso contatti con qualche pretoriano di Prigozhin, facendogli venire meno il supporto che gli avrebbe consentito l'approdo a Mosca.


Partendo da questi dati, si possono trarre alcune ipotesi.
La prima è che quanto avvenuto sia tutto vero e che Prigozhin davvero abbia voluto muovere una rivolta contro Mosca. In questo caso, è strano che prima lo abbia annunciato e poi non lo abbia fatto. Questo può significare alcune cose: la prima è che abbia avuto delle concessioni da parte di Putin, il che conferma certamente la forza di Prigozhin - che viceversa, già riposerebbe in pace vittima di un avvelenamento da polonio radioattivo - ma evidentemente anche quella di Putin, che è ancora in grado di concedere cose che plachino le ire di un ambizioso oligarca.
La seconda, da me già vagamente accennata ieri su FB, che sia una gigantesca messinscena che abbia uno scopo: spiegare alla popolazione russa ma in generale al mondo intero, che l'alternativa a Putin non esiste e soprattutto che non può essere Prigozhin. E qui bisogna spiegare bene.
L'illusione di molti atlantisti è che la caduta di Putin consegni al mondo la Russia che piace agli occidentali, cioè un paradiso LGBT, arcobalenato, democratico nel senso clintoniano dell'aggettivo, dove i russi accettino volentieri di svendere tutto quel che hanno agli americani. Questa illusione porta gli americani a credere che Putin sia il peggio, dal punto di vista occidentale, che la Federazione Russa possa avere, non rendendosi conto che, al contrario, Putin è paradossalmente il leader più occidentalista che ci sia. Togliendo i buffoni di Jabloko (cioè il PD russo, sostanzialmente) l'opposizione antiputiniana quella vera - che i media occidentali danno per perseguitata - è di due tipi. Quella politica, che è fatta di partiti come quello liberaldemocratico e quello comunista, che non sono niente che un occidentale sano di mente possa augurarsi. E quella appunto di un capobanda come Prigozhin - ma come potrebbe essere anche Kadyrov, che oggi è putiniano ma domani potrebbe diventare il suo nemico - con tutto ciò che ne consegue, ossia che la Federazione Russa diventi una sorta di Libia molto più grande e molto più difficilmente controllabile e che, tempo vent'anni - più o meno quanti ce ne sono voluti nei ben più piccoli e ben più controllabili Siria, Afghanistan e Iraq (ora manca la Libia, ma è solo questione di tempo) - arrivi una sorta di Putin al quadrato che riprenda in mano il controllo del territorio e dica all'Occidente "levatevi di torno che non siete capaci", e instauri un regime ben più pericoloso di quello putiniano.
Poiché gli americani non sono scemi, sanno benissimo che ritornarsene dalla Russia con una nuova Libia ben più grande e ben più pericolosa e in mani ben più sanguinose di quelle di Putin significherebbe la definitiva perdita della loro credibilità, dunque non hanno interesse a forzare la mano ma casomai a tenere i territori in agonia come da dottrina friedmaniana, tirando andreottianamente a campare invece che tirare le cuoia.
Ragione per la quale non credo che ci sia la CIA dietro quanto avvenuto, diversamente da quanto qualcuno sostiene.

Una volta che si è preso possesso di questi dati - evadendo dalle buffonate dell'una e dell'altra propaganda - si può concludere con una certa percentuale di attendibilità che questa guerra, purtroppo, è fatta per continuare, almeno fin quando non si assisterà al crollo o quantomeno ad un ridimensionamento di tipo postsovietico degli Stati Uniti, circostanza quest'ultima che porti gli americani a leccarsi le ferite e ritornare, dopo qualche anno di sbandamento eltsiniano, ad una sorta di regime putinista.
Prima di quel momento, non c'è speranza che questa guerra finisca. Perché una guerra, per finire, ha bisogno di una sproporzione di forze tra i due belligeranti, che non c'è e non ci sarà mai. Gli Stati Uniti oggi non sono nelle condizioni di mettere gli scarponi in Ucraina perché sono un paese diviso a metà, di cui l'altra flirta quando non idolatra Putin - con buona pace dei filoamericani di destra all'amatriciana - ed è sinceramente convinta che ci voglia un generale americano stile cowboy che liberi l'America dalla sinistra politicamente corretta: in queste condizioni, non si può fare guerra nemmeno contro l'Honduras, figuriamoci contro la Federazione Russa.
Dall'altro lato, la Federazione Russa - che viceversa, se questa non fosse un'infowar, avrebbe già nuclearizzato l'Ucraina in quindici giorni - ha interesse a che questa non sia vista come una guerra, e quindi sa benissimo che ogni mossa va fatta con estrema attenzione e prudenza.

Come si vede, siamo alle ipotesi, ma sono tutte molto più credibili della maskirovka che sta andando in onda su tutti i media sia ufficiali che del dissenso. Quella che in guerra - e a maggior ragione, in un'infowar - la prima vittima è la verità è una lezione che il tifoso geopolitico multimediale proprio non si decide ad imparare.

P.S. Per il titolo, si ringrazia Filippo Barbera che me lo ha suggerito, riassumendo quanto accaduto.

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A settembre 2022 Progoshin ha cominciato le lamentele prima nei confronti de gen. Lapin che, secondo lui non muoveva il culo, non decideva e molti uomini morivano a causa sua. Lapin fu poi allontanato. Poi ha cominciato ad insultare Shoigu perché non consegnava le munizioni sufficienti e i wagneriani morivano a causa sua. Poi é arrivato Shirokin (che ha combattuto l'Isis in Siria) e prima l'ha lodato poi ha detto che voleva la supremazia del gruppo Wagner. Quando la stampa occidentale cominciava ad orgasmare per queste notizie Progoshin ha detto che era tutto sistemato. Quando é cominciata la sceneggiata a Rostov ho scommesso 100 euro che non sarebbe successo nulla e che per la seconda volta mandavano in defibrillazione i media occidentali. Ho vinto.
 
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Il relativo basso profilo operativo tenuto dai due contendenti finisce col rafforzare l'ipotesi del trappolone ai danni dell'Europa. Ma e' un'illusione ottica.
 
Hai dimenticato il discorso Africa e materie prime....sulle quali la Wagner ha messo le mani e che ora dovrà condividere con la federazione russa....ho ascoltato questa lettura da Nicolai Lilin e credo sia un elemento non trascurabile per il futuro...
 

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Franco Marino
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