La maggior parte degli esseri umani ha imprese di entità molto modesta da compiere. Per me l'impresa maggiore è gestire l'esistente, arrivare alla fine del mese, mantenere i miei familiari, risolvere i miei problemi. E nella mia situazione ci sono tantissime persone. Ma una convinzione generalmente sbagliata è che una volta risolti quei problemi, si acceda ad un paradiso chiamato serenità dove i problemi finiscono. Un amico, risolti i suoi problemi finanziari, poi si ammalò di cuore e ricordo che mi disse "pagherei per tornare povero ma in salute com'ero un tempo".
L'errore più tipico degli esseri umani è inseguire una serenità che è soltanto l'illusione di cristallizzarsi in un eterno qui ed ora dove non ci sia spazio per i patimenti. E invece, chi è portato all'inquietudine, non si placherà mai nemmeno quel giorno in cui per assurdo riuscisse a realizzare tutti i suoi sogni. Se, infatti, andiamo a vedere le più grandi stramberie, queste sono spesso compiute da ricchi annoiati, i quali hanno così pochi motivi per cui lottare, che devono inventarseli.
Si può spiegare così, forse, il fatto che alcuni milionari abbiano deciso di chiudersi in un batiscafo per andare a compiere l'estrema avventura di visitare i relitti del Titanic, come che moltissimi alpinisti sfidino la sorte cercando di raggiungere vette che vanno oltre la dimensione umanamente concepibile. La domanda infatti che molti si pongono è "perché?". Il perché ha una risposta: Cristoforo Colombo. Quel prodigioso marinaio non aveva certo l'esigenza di mettersi in mare e andare a scoprire nuove terre. Eppure decise di farlo, di giocarsi a dadi la propria vita e compiere quella che non solo sul momento sembrò un'impresa da folli, ma che per poco non fallì, visto che l'istante in cui qualcuno delle tre caravelle disse "Terra!", Colombo stava fronteggiando un ammutinamento. Una follia senza la quale non esisterebbe l'America. Una follia che ha cambiato la storia, come tante altre follie che, spesso a costo della vita stessa, hanno fatto fare passi avanti all'umanità.
La tragedia del Titan ha molte spiegazioni: l'uomo non è fatto per vivere senza sfide. Senza una guerra da combattere, un uomo può anche morire. La convinzione che basti raggiungere il benessere per poi essere felici e goderselo, è una pura follia. Abbiamo sempre una missione da compiere, che a molti sembra folle e che per chi invece decide di intraprenderla è una questione di vita. C'è chi si gioca la vita a dadi per inseguire un progetto, chi baratta i risparmi di una vita pur di credere in qualcosa di più di un salario fisso al mese. E c'è chi sfida la sorte immergendosi in un batiscafo per scoprire i relitti di una nave affondata 111 anni fa.
I poveretti del Titan, indipendentemente dal fatto che fosse opportuno misurarsi in un progetto di questo tipo, meritano il nostro rispetto e le loro famiglie le nostre condoglianze. Senza giudizi cinici.
L'errore più tipico degli esseri umani è inseguire una serenità che è soltanto l'illusione di cristallizzarsi in un eterno qui ed ora dove non ci sia spazio per i patimenti. E invece, chi è portato all'inquietudine, non si placherà mai nemmeno quel giorno in cui per assurdo riuscisse a realizzare tutti i suoi sogni. Se, infatti, andiamo a vedere le più grandi stramberie, queste sono spesso compiute da ricchi annoiati, i quali hanno così pochi motivi per cui lottare, che devono inventarseli.
Si può spiegare così, forse, il fatto che alcuni milionari abbiano deciso di chiudersi in un batiscafo per andare a compiere l'estrema avventura di visitare i relitti del Titanic, come che moltissimi alpinisti sfidino la sorte cercando di raggiungere vette che vanno oltre la dimensione umanamente concepibile. La domanda infatti che molti si pongono è "perché?". Il perché ha una risposta: Cristoforo Colombo. Quel prodigioso marinaio non aveva certo l'esigenza di mettersi in mare e andare a scoprire nuove terre. Eppure decise di farlo, di giocarsi a dadi la propria vita e compiere quella che non solo sul momento sembrò un'impresa da folli, ma che per poco non fallì, visto che l'istante in cui qualcuno delle tre caravelle disse "Terra!", Colombo stava fronteggiando un ammutinamento. Una follia senza la quale non esisterebbe l'America. Una follia che ha cambiato la storia, come tante altre follie che, spesso a costo della vita stessa, hanno fatto fare passi avanti all'umanità.
La tragedia del Titan ha molte spiegazioni: l'uomo non è fatto per vivere senza sfide. Senza una guerra da combattere, un uomo può anche morire. La convinzione che basti raggiungere il benessere per poi essere felici e goderselo, è una pura follia. Abbiamo sempre una missione da compiere, che a molti sembra folle e che per chi invece decide di intraprenderla è una questione di vita. C'è chi si gioca la vita a dadi per inseguire un progetto, chi baratta i risparmi di una vita pur di credere in qualcosa di più di un salario fisso al mese. E c'è chi sfida la sorte immergendosi in un batiscafo per scoprire i relitti di una nave affondata 111 anni fa.
I poveretti del Titan, indipendentemente dal fatto che fosse opportuno misurarsi in un progetto di questo tipo, meritano il nostro rispetto e le loro famiglie le nostre condoglianze. Senza giudizi cinici.
A volte è solo un caso a trasformare un'impresa mortale in qualcosa che cambia le sorti dell'umanità. E che fa diventare immortale chi la compie.