Credo di aver già scritto di una tendenza di cui mi vergogno un po': quella di solidarizzare con i cattivi e di aver paura dei buoni.
Ma è una tendenza che va spiegata affinché non ci si faccia brutte idee su di me. Quando su Twitter scrissi che bisognava andarci cauti con i sospetti su Impagnatiello, mi sorpresero due cose agghiaccianti. La prima è la valanga di insulti che io ricevetti, di una violenza e di una volgarità tale che ad un certo momento mi sono chiesto "Ma vuoi vedere che Impagnatiello sono io?" Controllata la carta d'identità e sinceratomi che io sono io, ho ripreso le mie regolari attività. La seconda è che nessuno e dico nessuno si sia sognato di leggere l'orario del tweet, antecedente alla confessione dell'assassino, prima del quale io avevo soltanto espresso un principio di garanzia basilare negli stati di diritto e cioè "andateci piano, non sappiamo ancora se la ragazza sia morta e se lui sia colpevole". Dopo era troppo facile aggredirmi.
E dire che si era sui social. Cosa sarebbe accaduto se quella cosa l'avessi scritta dal vivo? Sarei stato aggredito fisicamente?
Antonio Impagnatiello e Matteo Di Pietro sono, su gradazioni diverse ovviamente, due criminali. Il primo ha ucciso una donna per giunta incinta, il secondo ha ammazzato un bambino mentre faceva un video scemo su Youtube. In un paese normale, la cosa finirebbe nelle aule di tribunale dove i giudici devono dare loro la pena prevista dal codice. Circa poi le cause dei loro gesti, le interpretazioni si sprecano: da chi si chiede cosa si sia innescato nella mente di un ragazzo per uccidere la sua compagna, chi impianta pipponi sociologici sugli youtuber di oggi. La realtà è che tra fare del Male e non farlo, la differenza è spesso in una frazione di secondo, premeditato, preterintenzionale o colposo che sia.
Una volta chiarito chi è il male, vediamo la faccia del Bene, dei Buoni. I buoni in questi giorni hanno insultato, accusato, proposto censure globali, requisizioni di danaro a tutti gli Youtuber. I buoni sono convinti che ammazzare una donna sia più grave che ammazzare un uomo, coniando il termine "femminicidio". I buoni avevano già deciso che Impagnatiello era colpevole per un pregiudizio secondo cui una donna può essere uccisa sempre e solo da un uomo e in ogni caso sempre dal compagno o marito. I buoni hanno deciso che chiunque esprimesse dubbi e dicesse "attenzione che non si sa nulla", fosse meritevole di insulti, calunnie. I buoni sono diventati un tribunale coranico dove sfogare orgiastici riti di lapidazione del cattivo, da mettere in una gogna, immeritevole di essere assistito da un avvocato. I buoni spesso sono soltanto cattivi che non sanno o non trovano conveniente essere cattivi.
Mentre il Male è episodico, il Bene è in servizio permanente.
Ma è una tendenza che va spiegata affinché non ci si faccia brutte idee su di me. Quando su Twitter scrissi che bisognava andarci cauti con i sospetti su Impagnatiello, mi sorpresero due cose agghiaccianti. La prima è la valanga di insulti che io ricevetti, di una violenza e di una volgarità tale che ad un certo momento mi sono chiesto "Ma vuoi vedere che Impagnatiello sono io?" Controllata la carta d'identità e sinceratomi che io sono io, ho ripreso le mie regolari attività. La seconda è che nessuno e dico nessuno si sia sognato di leggere l'orario del tweet, antecedente alla confessione dell'assassino, prima del quale io avevo soltanto espresso un principio di garanzia basilare negli stati di diritto e cioè "andateci piano, non sappiamo ancora se la ragazza sia morta e se lui sia colpevole". Dopo era troppo facile aggredirmi.
E dire che si era sui social. Cosa sarebbe accaduto se quella cosa l'avessi scritta dal vivo? Sarei stato aggredito fisicamente?
Antonio Impagnatiello e Matteo Di Pietro sono, su gradazioni diverse ovviamente, due criminali. Il primo ha ucciso una donna per giunta incinta, il secondo ha ammazzato un bambino mentre faceva un video scemo su Youtube. In un paese normale, la cosa finirebbe nelle aule di tribunale dove i giudici devono dare loro la pena prevista dal codice. Circa poi le cause dei loro gesti, le interpretazioni si sprecano: da chi si chiede cosa si sia innescato nella mente di un ragazzo per uccidere la sua compagna, chi impianta pipponi sociologici sugli youtuber di oggi. La realtà è che tra fare del Male e non farlo, la differenza è spesso in una frazione di secondo, premeditato, preterintenzionale o colposo che sia.
Una volta chiarito chi è il male, vediamo la faccia del Bene, dei Buoni. I buoni in questi giorni hanno insultato, accusato, proposto censure globali, requisizioni di danaro a tutti gli Youtuber. I buoni sono convinti che ammazzare una donna sia più grave che ammazzare un uomo, coniando il termine "femminicidio". I buoni avevano già deciso che Impagnatiello era colpevole per un pregiudizio secondo cui una donna può essere uccisa sempre e solo da un uomo e in ogni caso sempre dal compagno o marito. I buoni hanno deciso che chiunque esprimesse dubbi e dicesse "attenzione che non si sa nulla", fosse meritevole di insulti, calunnie. I buoni sono diventati un tribunale coranico dove sfogare orgiastici riti di lapidazione del cattivo, da mettere in una gogna, immeritevole di essere assistito da un avvocato. I buoni spesso sono soltanto cattivi che non sanno o non trovano conveniente essere cattivi.
Mentre il Male è episodico, il Bene è in servizio permanente.
I buoni mi fanno molta più paura dei cattivi.