Dopo l'ultimo articolo ho ricevuto moltissime proteste in privato sia attraverso Whatsapp che Telegram, che si sostanziano tutte in un'obiezione che sembra imparabile e che in realtà non lo è affatto "Cosa faresti se ammazzassero la tua di figlia?".
Sono quelle domande che sembrano offrire lo spunto per uno "smash a campo aperto" come direbbero gli appassionati di tennis. E invece, così come a volte si può sbagliare persino uno smash di questo tipo e buttarlo fuori o in rete, con l'avversario che sospira per aver appena scampato un punto, anche questo è uno smash sbagliato.
La persona di buonsenso sa benissimo che il Bene Assoluto e il Male Assoluto non è che non esistano, ma spesso siano molto più vicini di quanto sembri. Proprio oggi, con un contatto in privato, parlavamo di un fatto di cronaca di molti anni fa avvenuto dalle mie parti che riguardava persone che conoscevamo e delle responsabilità della famiglia della vittima.
Ma questi sono discorsi che di solito nessuno vuole affrontare. Non è strano. Il male si cerca di esorcizzarlo quanto si può. Si pensi al cancro. Lo si chiama "grave malattia", "brutto male", "male incurabile", perché chiamarlo per nome ci fa sentire come se ce lo ritrovassimo davanti.
Ma chi le frottole non ama raccontarsele, chiama il cancro per quel che è: cancro. E dunque affronta il male guardandolo in faccia e avendo il buonsenso di non edulcorarlo nell'illusione che si edulcori la sua pericolosità.
Nessuno vuole accettare che c'è un Impagnatiello in ognuno di noi.
Dopodiché c'è chi è allenato dalla vita a tenerlo a bada perché si rende conto che togliere la vita a qualcun altro, prima ancora che essere un crimine, prima ancora che essere una cosa orrenda, prima ancora che essere una cosa che non si fa, prima ancora che essere una cosa che blablablabla, e tutta la retorica di questi casi, ecco prima ancora che essere tutto questo, è una cosa che non vale mai la pena fare.
Non vale mai la pena rovinarsi la vita in nome dell'Altro.
Io oggi la vita me la rovinerei solamente per persone che hanno superato una rigidissima selezione per entrare nel mio cuore. E mai togliendola a loro, ma soltanto a chi minaccia la loro vita. Perché il delitto della povera Giulia Tramontano nasce anche dalla superficialità che ormai pervade i sentimenti. Diciamo "ti amo", facciamo figli, scopiamo, senza più sapere la responsabilità insita in ognuno di queste cose. Sicché quando poi lo spermatozoo attecchisce nell'ovulo e nasce il bambino, non pensiamo più che sia una nuova vita, da amare e proteggere, ma soltanto un intralcio ad una vita basata sull'Ego, sull'io.
In questo senso, l'omicidio di Giulia Tramontano, ha due responsabili: quello penale che tutti sappiamo, e quello sociale, ossia una società che ormai ha dissacrato ogni forma di socialità, riducendola a mero applausometro del proprio ego malato.
Questo porta all'inevitabile domanda: "Cosa faresti se Impagnatiello avesse ammazzato la tua di figlia?"
Obiezione che sembra imparabile. E non è. Cosa avrei fatto? Lo avrei ammazzato. Dopodiché la famiglia casomai avrebbe ammazzato qualcuno dei miei cari, il che avrebbe generato una controreplica, fino ad arrivare a quelle belle faide che spesso finiscono nella cronaca.
Proprio per questa ragione, per fortuna, esiste il diritto il cui scopo è quello di impedire che un delitto diventi lo spunto per una faida secolare che poi alla fine sul terreno di morti non ne lascia uno solo ma cento. Per far sì che ciò non accada, i cittadini demandano allo Stato il compito di risolvere controversie come queste, evitando che una scia di vendetta metta in pericolo l'ordine sociale su cui si fonda ogni comunità.
Il problema del diritto è che, semmai, non è sempre rapido nel dirimere certe controversie. Il diritto è imperfetto perché si fonda sugli uomini che sono imperfetti, ma è sempre meglio dell'anarchia.
Sono quelle domande che sembrano offrire lo spunto per uno "smash a campo aperto" come direbbero gli appassionati di tennis. E invece, così come a volte si può sbagliare persino uno smash di questo tipo e buttarlo fuori o in rete, con l'avversario che sospira per aver appena scampato un punto, anche questo è uno smash sbagliato.
La persona di buonsenso sa benissimo che il Bene Assoluto e il Male Assoluto non è che non esistano, ma spesso siano molto più vicini di quanto sembri. Proprio oggi, con un contatto in privato, parlavamo di un fatto di cronaca di molti anni fa avvenuto dalle mie parti che riguardava persone che conoscevamo e delle responsabilità della famiglia della vittima.
Ma questi sono discorsi che di solito nessuno vuole affrontare. Non è strano. Il male si cerca di esorcizzarlo quanto si può. Si pensi al cancro. Lo si chiama "grave malattia", "brutto male", "male incurabile", perché chiamarlo per nome ci fa sentire come se ce lo ritrovassimo davanti.
Ma chi le frottole non ama raccontarsele, chiama il cancro per quel che è: cancro. E dunque affronta il male guardandolo in faccia e avendo il buonsenso di non edulcorarlo nell'illusione che si edulcori la sua pericolosità.
Nessuno vuole accettare che c'è un Impagnatiello in ognuno di noi.
Dopodiché c'è chi è allenato dalla vita a tenerlo a bada perché si rende conto che togliere la vita a qualcun altro, prima ancora che essere un crimine, prima ancora che essere una cosa orrenda, prima ancora che essere una cosa che non si fa, prima ancora che essere una cosa che blablablabla, e tutta la retorica di questi casi, ecco prima ancora che essere tutto questo, è una cosa che non vale mai la pena fare.
Non vale mai la pena rovinarsi la vita in nome dell'Altro.
Io oggi la vita me la rovinerei solamente per persone che hanno superato una rigidissima selezione per entrare nel mio cuore. E mai togliendola a loro, ma soltanto a chi minaccia la loro vita. Perché il delitto della povera Giulia Tramontano nasce anche dalla superficialità che ormai pervade i sentimenti. Diciamo "ti amo", facciamo figli, scopiamo, senza più sapere la responsabilità insita in ognuno di queste cose. Sicché quando poi lo spermatozoo attecchisce nell'ovulo e nasce il bambino, non pensiamo più che sia una nuova vita, da amare e proteggere, ma soltanto un intralcio ad una vita basata sull'Ego, sull'io.
In questo senso, l'omicidio di Giulia Tramontano, ha due responsabili: quello penale che tutti sappiamo, e quello sociale, ossia una società che ormai ha dissacrato ogni forma di socialità, riducendola a mero applausometro del proprio ego malato.
Questo porta all'inevitabile domanda: "Cosa faresti se Impagnatiello avesse ammazzato la tua di figlia?"
Obiezione che sembra imparabile. E non è. Cosa avrei fatto? Lo avrei ammazzato. Dopodiché la famiglia casomai avrebbe ammazzato qualcuno dei miei cari, il che avrebbe generato una controreplica, fino ad arrivare a quelle belle faide che spesso finiscono nella cronaca.
Proprio per questa ragione, per fortuna, esiste il diritto il cui scopo è quello di impedire che un delitto diventi lo spunto per una faida secolare che poi alla fine sul terreno di morti non ne lascia uno solo ma cento. Per far sì che ciò non accada, i cittadini demandano allo Stato il compito di risolvere controversie come queste, evitando che una scia di vendetta metta in pericolo l'ordine sociale su cui si fonda ogni comunità.
Il problema del diritto è che, semmai, non è sempre rapido nel dirimere certe controversie. Il diritto è imperfetto perché si fonda sugli uomini che sono imperfetti, ma è sempre meglio dell'anarchia.
Dopodiché, se volete che la nostra società diventi la legge del taglione, fate pure. Però poi non frignate quando nel taglione ci finisce un innocente che potrebbe essere - è il caso di dirlo - la vostra di figlia, casomai ammazzata perché passava lì per caso.