Disprezzare i media non è soltanto un diritto democratico ma un dovere civico, perché la rielezione di Erdogan sta venendo commentata nella maniera esattamente opposta rispetto a quel che, invece, emerge con chiarezza. Per non parlare di ridicolaggini come "Erdogan sta male, sta morendo, è stato avvelenato" per poi subito dopo essere smentiti vedendolo in ottima salute. O ancora le perle di comicità involontaria come "Al voto contro la dittatura di Erdogan", che è come dire "A letto con Suor Paola".
Del resto, le prime scemenze si leggono dai commenti occidentali del risultato. E' vero, Erdogan stavolta ce l'ha fatta solo dopo il ballottaggio e, se consideriamo che nelle precedenti elezioni, ce l'ha fatta direttamente al primo turno, questo potrebbe far pensare che la sua leadership sia in calo. Il problema è che le cose non stanno affatto così.
Il calo di Erdogan non è stato a favore della sinistra turca - che, nel suo complesso, ha preso meno voti dell'altra volta - ma dei nazionalisti radicali, i quali, lo dico per chiarire subito le idee a chi pensa che l'antierdoganismo sia in crescita, non hanno votato Erdogan perché lo hanno accusato di essere un doppiogiochista. E non c'è neanche dubbio che questa accusa non sia del tutto infondata, perché in effetti - e così spengo anche gli entusiasmi dei filorussi - Erdogan ha sempre praticato il doppiogioco dicendo tutto e il contrario di tutto. Immaginarsi che il leader turco si appiattisca sulle posizioni di Putin è la più grossa sciocchezza che si possa pensare. E si può dire solo se non si è seguito attentamente la politica turca degli ultimi anni. E' semplicemente accaduto che i nazionalisti più radicali si siano allontanati momentaneamente al primo turno, salvo poi ricompattarsi al ballottaggio quando tra la scelta di consegnare il paese al progressismo e quella di tenersi buono l'usato sicuro, si è saggiamente scelta quest'ultima opzione.
Questa è una cosa che si vede puntualmente in Russia dove, tutte le volte che il putinismo attraversa una fase di stanca, molti si convincono che la Federazione Russa sia pronta a diventare una colonna del progressismo internazionale, senza rendersi conto che l'opposizione antiputiniana in Russia c'è e non è niente di ciò che un Occidente composto da persone sane di mente potrebbe mai augurarsi. Infatti, un mio zio che vive in Russia qualche tempo fa mi inviò, divertito, un video di un talk-show russo dove in pratica si confrontavano uno di Russia Unita e uno dei Liberal Democratici della buonanima di Zirinovski. In sostanza, si accusavano reciprocamente di essere al servizio degli americani, tradotto in Russia l'opposizione non è su quanto progressismo americano vada introdotto, ma su quanto vada tolto, insomma su chi è il minchiadura della situazione.

Quanto sopra introduce anche il titolo dell'articolo ossia, il perché oggi vanno per la maggiore gli uomini forti e perché vincono.
Una risposta la possiamo trovare osservando il crollo delle affluenze in Italia. E qui la risposta è semplice: se l'Italia avesse una tradizione di paese dalla scarsa affluenza - come ce l'ha la Federazione Russa per esempio - potremmo anche pensare che in fin dei conti agli italiani freghi poco della politica a prescindere. Ma il problema è che l'Italia fino ad una ventina d'anni fa aveva giustificata fama di essere un paese dall'altissima affluenza elettorale, quasi vicina al 100%. E se ciò accade, significa una sola cosa: la politica ha smesso di occuparsi dei problemi dei cittadini, quelli che riguardano il qui ed ora per concentrarsi su questioni di lana caprina, anche grazie ad una classe politica di marie antoniette da una parte e di finti oppositori dall'altra, che ha convinto la gente dell'inutilità delle istituzioni nella gestione delle situazioni che impattano davvero nel quotidiano dei cittadini, mentre le decisioni vengono prese altrove. E sono tutte a sfavore del paese. Quando la Von der Layen dice testualmente che se l'Italia deragliasse dalla linea atlantista, loro saprebbero come ricondurla a miti consigli, mi sembra molto chiara la conclusione da trarre: andare a votare è praticamente inutile. Ed è inutile anche prendersela più di tanto con la Meloni, perché i suoi margini di manovra sono praticamente inesistenti, il paese è - come un po' tutta l'Europa - commissariato dagli Stati Uniti e dalle loro scatole cinesi e dunque uno può tranquillamente dire "Via dalla NATO, basta armi a Zelensky, basta fesserie LGBT e multirazziali", ma se qualcuno da fuori dice "Se prendete anche solo una decisione in autonomia, noi non vi copriamo più il debito", succede quello che è già successo nel 2011: bisogna calarsi le brache.

Come se ne esce?
Uno stato non nasce per occuparsi di questioni di lana caprina e, quando lo fa, vuol dire che delle questioni serie non può occuparsene e il motivo lo abbiamo detto sopra. Ma è anche il motivo per cui la gente ormai non va più a votare. Perché ormai, l'opinione che si sta sedimentando sempre più nella gente è che occorra un uomo forte che risolva le cose col pugno di ferro di chi faccia morti e feriti.
Questo è ciò che Erdogan ha fatto in Turchia nel 2016 quando, sostanzialmente, con un autogolpe, liquidò la vecchia costituzione kemalista - che in pratica era una Costituzione fatta appositamente affinché la Turchia rimanesse in balia degli americani - ed è ciò che ha fatto Putin non appena si è insediato al Cremlino. Ed è esattamente il motivo per cui questi due leader politici sono così popolari. Perché è gente che dà l'impressione di governare infischiandosene altamente dei poteri e dei contropoteri sovranazionali.
Non è questione di discutere se sia giusta un'economia liberista o socialista. Erdogan nasce come liberale e come atlantista e lo stesso Putin, da molti buontemponi dipinto come una sorta di erede di Stalin, è al massimo un incrocio tra un Andreotti e un Craxi, sicuramente non un liberista alla Reagan, ma nemmeno uno statalista. Sia la Russia che la Turchia sono paesi che in una classifica di paesi liberisti potranno anche non essere al primo posto, ma quel che è certo è che sono paesi in cui è immensamente più facile fare impresa di quanto sia in Italia.
Il punto è questo: indipendentemente dalla visione socialista o liberista che si abbia dell'economia, lo stato non è un abusivo che si impossessa della vita delle persone per capriccio, ma si fonda sulla protezione sociale dei più deboli. Nel momento in cui questa protezione viene meno perché di fronte ad ogni esigenza, i cittadini si sentono rispondere "Non posso aiutarti, il trattato x me lo impedisce", tutto ciò che il cittadino vorrebbe è che un uomo forte imbottisca di polonio radioattivo chi gli impedisce di vedersi tutelato. E nel momento in cui quest'uomo forte non c'è, inevitabilmente la gente non si sente più rappresentata e smette di andare a votare. Non è difficile capire perché l'Italia, paese notoriamente affluente alle elezioni, stia smettendo di votare. Se uno dice "Sono disoccupato" e l'unica risposta che si sente dire è "Ma non lo vedi quanto sei egoista? Pensa ai gay che non possono adottare bambini", mi sembra chiaro che il nostro disoccupato penserà "ma che diavolo vado a votare a fare?". Per poi magari consegnarsi a qualche organizzazione criminale o eversiva.

Sia Putin che Erdogan potranno essere discutibili quanto vogliono i plotoni d'esecuzione occidentali, ma sono politici che stanno governando nell'interesse dei loro paesi, facendo ciò che lo stato deve fare: proteggere i cittadini, farli vivere nel benessere. Con Putin, la Federazione Russa ha decuplicato il suo PIL e abbattuto il suo debito. Con Erdogan, la Turchia sta riacquistando enormemente il suo peso internazionale - tra l'altro scippandoci la Libia, e questa è la cosa che più deve far arrabbiare noi italiani - abbattendo sia il proprio tasso di disoccupazione che il proprio debito pubblico. In sintesi, sono paesi il cui tenore di vita senza dubbio non è paragonabile a quello occidentale, ma al tempo stesso non corrono il rischio che un finanziere vada da loro e dica "O fate quel che vogliamo o non vi finanziamo più il debito", perché intanto rischierebbero di fare una brutta fine e soprattutto perché il loro debito è talmente basso che ogni speculazione prodotta dai bankster si traduce in azioni mirate a nazionalizzare sempre più l'economia, escludendo i player internazionali. Non c'è bisogno di scomodare chissà quali teorie. L'uomo forte avrà i suoi difetti ma è tutto quello di cui un paese ha bisogno quando uomini forti al servizio non del paese ma dei nemici, si impossessano delle istituzioni.
Tutto il resto, sono sesquipedali sciocchezze.

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Franco Marino
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