Cos'è l'amore? Una definizione di amore universale non esiste. Essa si perde tra canzoni, libri, poesie, film, ove fiumi di parole e uragani di pensieri si confondono come correnti marittime senza che se ne venga a capo. Esistono semmai due tipologie di amore, quella materialistica per cui l'amore è un'attrazione che sgorga per una persona che non necessariamente rappresenta un nostro ideale ma perché in quel momento non si ha altro di meglio, perché si crede di non meritare di meglio, perché si ha bisogno di un'altra persona che confermi la nostra capacità di sedurre, alla quale teniamo molto di più di quanto teniamo alla persona stessa. Questo spiega come mai, anche da impegnati, i partner cerchino continuamente di vestirsi e presentarsi in maniera seducente: è un modo inconscio per dire al partner "Occhio che posso sostituirti in qualsiasi momento con uno migliore di te" o anche "Ehi "migliore del mio partner", fammi vedere quanto sei disposto a "spendere" per me, che se ne vale la pena, lo lascio il mio partner peggiore di te". E quella gelosia che, secondo molti, sarebbe sintomo d'amore, non è vero amore per l'altro ma paura di essere abbandonati per qualcuno di migliore. E' questo che fa impazzire la persona gelosa, non la paura di perdere la persona amata, ma di perdere la sua primazia nei suoi confronti. La persona gelosa è innamorata della sua autostima, non della persona amata.
Questo, nel 99% dei casi, è l'amore che possiamo vedere stancamente riproporsi su facce stanche, spesso sognanti altri lidi, altri orizzonti e che funziona secondo leggi non dissimili a quelle dell'economia: chi ha di più, ottiene di meglio, chi ha di meno deve faticare le proverbiali sette camicie per farsi degnare di un briciolo di attenzioni.
Poi ci sono casi rarissimi - ma per i quali vale la pena in fondo credere ancora alla bellezza di questo sentimento - in cui l'amore è un'unione spirituale tra due anime che, coscienti di dover fare un cammino insieme che logorerà i loro corpi, considerano l'amore come la strada per giungere al traguardo della trascendenza, quale essa sia. In nome di questo traguardo, gli elementi che in una relazione materialistica verrebbero continuamente soppesati al fine di giustificare la scelta di legarsi ad una persona oppure revocarla, passano completamente in secondo piano, se non addirittura evaporano. L'unione tra due persone, superando l'invecchiamento che di fatto deteriora certe capacità, dura tutta la vita.
Ma perché è così difficile un amore di questo tipo? Perché non crediamo più in nulla che non sia il qui ed ora. L'assenza di un fine ulteriore alla vita fisica stessa rende quest'ultima l'unico fine per cui valga la pena battersi, di fatto sfociando in un feroce individualismo che porta ognuno, come è inevitabile, a tentare di trasformare la propria vita in un capolavoro da ammirare, da contemplare. Questo crea un effetto a catena di distruttivi comportamenti ai quali ci si adegua rovinando la purezza di altre persone, secondo un effetto domino inarrestabile, il cui punto d'arrivo è il cinismo, il disincanto e dunque l'autorizzazione a fare altro male. Né aiutano nemmeno le enormi possibilità a disposizione delle persone che oggi, potendo contare su "mercati" molto più ampi, possono rimediare facilmente ad una vita sentimentale insoddisfacente, ampliando enormemente la dimensione dell'orticello che la vita fisica, non digitale, gli consegna e sbarazzandosi facilmente di chi ha bussato alla sua porta notando l'orticello. Come non aiutano nemmeno le forti pressioni dei media che, al fine di scoraggiare la riproduzione, cercano continuamente di creare conflitti intersessuali.
Come cercare l'amore? Semplicemente detronizzandosi dal piedistallo nel quale ogni giorno ci poniamo. L'amore è del tutto incompatibile con il culto ed il mito di se stessi, con la convinzione che la vita finisca con la nostra morte e che l'attesa di quel momento vada riempita dal piacere per il piacere. Il benessere, illudendoci di poter fare a meno del prossimo, ha invece reso l'amore non più il percorso da condurre con un compagno di viaggio - della cui appetibilità sessuale ci stanchiamo presto per concentrarci sulla sua affabilità, sulla sua dolcezza, sulla sua capacità di saperci tendere la mano quando la vita si fa dura - ma un bene di cui godere, usa e getta come un rasoio, fin quando il giocattolo non stanca o si deteriora o si rompe e si passa ad altro, sfogando nel cambio del partner quella ricerca del senso della vita che, anche quando illusi di trovarla nell'edonismo, essa sfuggente come un'anguilla, si rifugia nelle mille droghe virtuali che la psiche crea per tappare il nostro vuoto. Senza un significato effettivo della nostra vita, non usciremo mai da noi stessi e non adotteremo mai la pazienza del seminatore che, col maltempo che infuria e la gramigna che insidia il terreno, attende speranzoso che i sospirati frutti da dividere con le persone che ama fioriscano abbondanti.
Questo, nel 99% dei casi, è l'amore che possiamo vedere stancamente riproporsi su facce stanche, spesso sognanti altri lidi, altri orizzonti e che funziona secondo leggi non dissimili a quelle dell'economia: chi ha di più, ottiene di meglio, chi ha di meno deve faticare le proverbiali sette camicie per farsi degnare di un briciolo di attenzioni.
Poi ci sono casi rarissimi - ma per i quali vale la pena in fondo credere ancora alla bellezza di questo sentimento - in cui l'amore è un'unione spirituale tra due anime che, coscienti di dover fare un cammino insieme che logorerà i loro corpi, considerano l'amore come la strada per giungere al traguardo della trascendenza, quale essa sia. In nome di questo traguardo, gli elementi che in una relazione materialistica verrebbero continuamente soppesati al fine di giustificare la scelta di legarsi ad una persona oppure revocarla, passano completamente in secondo piano, se non addirittura evaporano. L'unione tra due persone, superando l'invecchiamento che di fatto deteriora certe capacità, dura tutta la vita.
Ma perché è così difficile un amore di questo tipo? Perché non crediamo più in nulla che non sia il qui ed ora. L'assenza di un fine ulteriore alla vita fisica stessa rende quest'ultima l'unico fine per cui valga la pena battersi, di fatto sfociando in un feroce individualismo che porta ognuno, come è inevitabile, a tentare di trasformare la propria vita in un capolavoro da ammirare, da contemplare. Questo crea un effetto a catena di distruttivi comportamenti ai quali ci si adegua rovinando la purezza di altre persone, secondo un effetto domino inarrestabile, il cui punto d'arrivo è il cinismo, il disincanto e dunque l'autorizzazione a fare altro male. Né aiutano nemmeno le enormi possibilità a disposizione delle persone che oggi, potendo contare su "mercati" molto più ampi, possono rimediare facilmente ad una vita sentimentale insoddisfacente, ampliando enormemente la dimensione dell'orticello che la vita fisica, non digitale, gli consegna e sbarazzandosi facilmente di chi ha bussato alla sua porta notando l'orticello. Come non aiutano nemmeno le forti pressioni dei media che, al fine di scoraggiare la riproduzione, cercano continuamente di creare conflitti intersessuali.
Come cercare l'amore? Semplicemente detronizzandosi dal piedistallo nel quale ogni giorno ci poniamo. L'amore è del tutto incompatibile con il culto ed il mito di se stessi, con la convinzione che la vita finisca con la nostra morte e che l'attesa di quel momento vada riempita dal piacere per il piacere. Il benessere, illudendoci di poter fare a meno del prossimo, ha invece reso l'amore non più il percorso da condurre con un compagno di viaggio - della cui appetibilità sessuale ci stanchiamo presto per concentrarci sulla sua affabilità, sulla sua dolcezza, sulla sua capacità di saperci tendere la mano quando la vita si fa dura - ma un bene di cui godere, usa e getta come un rasoio, fin quando il giocattolo non stanca o si deteriora o si rompe e si passa ad altro, sfogando nel cambio del partner quella ricerca del senso della vita che, anche quando illusi di trovarla nell'edonismo, essa sfuggente come un'anguilla, si rifugia nelle mille droghe virtuali che la psiche crea per tappare il nostro vuoto. Senza un significato effettivo della nostra vita, non usciremo mai da noi stessi e non adotteremo mai la pazienza del seminatore che, col maltempo che infuria e la gramigna che insidia il terreno, attende speranzoso che i sospirati frutti da dividere con le persone che ama fioriscano abbondanti.
Chi non riesce ad amare non va odiato, va capito. Chi si gloria di "non dover chiedere mai", al punto da non perdonare mai alcun piccolo errore per una pagliuzza nell'occhio altrui, salvo poi pretendere il perdono della trave nel proprio, non va criminalizzato, al massimo compatito. Anche se a volte veste i panni del gaudente ricco di opportunità, spesso è una persona angosciata che nasconde il proprio vuoto in quella paura del traguardo che terrorizza chiunque creda che oltre quel nastro non vi sia nient'altro.