Oggi - per la precisione stasera alle 23:50 - compio quarantadue anni. La tentazione di scriverci qualcosa già la avevo avuta due anni fa ma, per l'appunto, avendone appena compiuti quaranta, sarei stato come il tizio che entra in Russia e appena varca il confine già si sente esperto di Putin, della Kalinka, delle matrioske e via discorrendo.
Essendo, invece, passati due anni, e dato che molti lettori più giovani di me mi hanno chiesto cosa significhi "avere quarant'anni", già ho più elementi per rispondere.
Tanto per cominciare, non credo che esista un orario d'arrivo esatto per questa crisi, né tantomeno credo che esista un evento che la scateni. Semmai credo che attorno ai quarant'anni avvenga un cambiamento, che tuttavia non definirei esattamente come crisi, e che probabilmente dipende da ragioni biologiche, che porta come conseguenza un ridimensionamento di verità fino a dieci anni prima date per scontate e di cui si scopre non tanto la falsità ma la sopravvalutazione.
Fin dall'infanzia siamo bombardati da stimoli che si sedimentano come verità precostituite, alle quali credere perché sennò pare brutto. La sacralità della scuola e l'assoluto disinteresse nonché spessore dei professori, l'importanza del lavoro in quanto generatore di reddito, la donna essere angelicato contrapposta al maschio stronzo interessato soltanto al sesso, il Sud molto più caloroso del Nord, i negri che sorridono sempre, lo Stato che pensa sempre al bene dei suoi cittadini, l'imprenditore che è sempre uno sfruttatore che si alza al mattino grattandosi la testa e chiedendosi come parassitare il proprio dipendente che è, sempre e comunque, un volgare profittatore. E potrei proseguire all'infinito.
Quando si arriva alla mia età, di solito ci si accorge che queste verità non necessariamente sono false ma sono semplicemente sopravvalutate. A questo punto avvengono due cose: c'è chi entra in crisi perché senza quelle sopravvalutazioni non si sente di esistere e allora, come quei fanatici che non sopportano i miscredenti, si rifugia nel suo mondo dorato fatto di convinzioni che non trovano più riscontri nella realtà e chi invece entra in uno stato in cui tutto gli si fa chiaro e non ha più aspettative.
Il problema però qual è? Che attorno a questi falsi miti ruota un gigantesco giro di affari che ha interesse a mantenere le persone in uno stato di rincoglionimento. Avremo così il business dei maschi che pretenderebbero una donna alta 1,80, bellissima, intelligentissima - che loro sottopongono a criteri di valutazione scientifici - e che scopa come una pornostar, ma al tempo stesso mantenendo il diritto di rimanere cessi, sociopatici ed eiaculatori precoci: ed ecco IlRedpillatore. Il business delle femmine che pretenderebbero un uomo bello, ricco, palestrato e influente, ma al tempo stesso mantenendo il diritto di rimanere brutte e noiose: ed ecco le pagine facebook dedicate alle "vittime dei narcisisti" - i quali narcisisti hanno la "colpa" di trattare le vittime come queste ultime, a loro volta, tratterebbero un maschio al di sotto dei loro standard valutativi. Il business di chi viene criminalmente illuso che se non trova un lavoro è colpa di Craxi, Andreotti e Berlusconi e non del fatto che ha vissuto per ottant'anni in una bolla artificiale: ed ecco il Movimento 5 Stelle e in generale i partiti antisistema. Il business di chi crede che lo Stato sia un padre interessato soltanto al bene dei suoi cittadini: ed ecco Burioni pubblicare un libro col titolo "la congiura dei somari", dove criminalizza sistematicamente qualsiasi forma di dissonanza dal pensiero dominante.
Attorno a tutte le follie che in questi anni hanno piagato il dibattito pubblico, mandato quasi sul lastrico il paese e creato una generazione di disadattati, di gente che si ritiene meritevole di una felicità calata dall'alto per diritto divino, si sono creati ecosistemi fondati sull'industria della lamentazione e che si fondano sul radunamento, in simposi fisici e digitali, di una gran quantità di disperati, convinti di essere soli per colpa sempre di qualcun altro - l'America, Andreotti, Berlusconi, Craxi - tranne che propria. E che se arriva il Gran Liberatore, per loro arriveranno mille euro al mese senza far niente, e recupereranno la prestanza degli anni perduti.
Su ciascuna di queste suggestioni, gira un business enorme di miliardi di euro, fatto di feste a tema, siti web, convegni, conferenze, controinformazione, non di rado agganciate con la criminalità organizzata. Ed è ovvio che - basta provare ad interagire con chi lo gestisce - se qualcuno cerca di contestarlo pur con tutta la civiltà di questo mondo, deve prepararsi ad essere cacciato a pedate in meno di tre nanosecondi o, nella migliore delle ipotesi, essere ignorato. Questo naturalmente non significa che l'amore, l'amicizia, il lavoro, la politica, le rivendicazioni maschili e femminili, siano in assoluto privi di valore. Semplicemente le cose sono diverse da come ci raccontano. A volte basta vivere senza riempirsi di inutili aspettative per rendersi conto che non c'è bisogno di una donna alta un metro e ottanta o di un uomo milionario per essere felici. E' sufficiente avere accanto una persona con cui si scopre che in fin dei conti per essere felici non occorre rientrare in chissà quale prerequisito metrico, basta semplicemente entrare in connessione spirituale, senza aspettative materiali, senza pretendere di cristallizzare in un determinato spazio e luogo, una felicità che come stato di perenne godimento semplicemente non ci sarà mai, anteponendole semmai la ricerca di una sana e autentica serenità, che faccia giustizia di tutti i condizionamenti subiti fino a quel momento.
In sostanza, attorno ai quarant'anni molti prendono contatto con la realtà. C'è chi con questa realtà già ci aveva preso contatto anni fa e che semplicemente vede realizzare la vacuità di tutto ciò a cui, sin da ragazzino, aveva rifiutato di credere. E c'è chi invece paradossalmente reagisce rifugiandosi con ancor più fanatismo nelle illusioni. Scarica gli emulatori per giocare con i videogiochi degli anni Novanta, si veste come teenager, abbandona la famiglia per andare con un partner di trent'anni più giovane - che naturalmente è attratto dal loro irresistibile fascino, mica dal loro conto in banca - frequenta le feste a tema anni Ottanta, si fa i ritocchi dal chirurgo estetico, insomma si comporta come quella particolare tipologia di credenti che, mano mano che la realtà smentisce le ragioni razionali di quella fede, reagiscono diventando ancora più fanatici, aggressivi e violenti. Ma per loro non c'è speranza. Arriveranno a cinquant'anni rimpiangendo i quarant'anni, poi arriveranno ai sessanta rimpiangendo i cinquanta, si immergeranno nel nostalgismo nella speranza che il membro gli si drizzi come quando avevano vent'anni e dopo i primi infarti scopriranno la veridicità di quel vecchio adagio secondo cui "Chi dei suoi anni non ha lo spirito, ne ha i guai".
Essendo, invece, passati due anni, e dato che molti lettori più giovani di me mi hanno chiesto cosa significhi "avere quarant'anni", già ho più elementi per rispondere.
Tanto per cominciare, non credo che esista un orario d'arrivo esatto per questa crisi, né tantomeno credo che esista un evento che la scateni. Semmai credo che attorno ai quarant'anni avvenga un cambiamento, che tuttavia non definirei esattamente come crisi, e che probabilmente dipende da ragioni biologiche, che porta come conseguenza un ridimensionamento di verità fino a dieci anni prima date per scontate e di cui si scopre non tanto la falsità ma la sopravvalutazione.
Fin dall'infanzia siamo bombardati da stimoli che si sedimentano come verità precostituite, alle quali credere perché sennò pare brutto. La sacralità della scuola e l'assoluto disinteresse nonché spessore dei professori, l'importanza del lavoro in quanto generatore di reddito, la donna essere angelicato contrapposta al maschio stronzo interessato soltanto al sesso, il Sud molto più caloroso del Nord, i negri che sorridono sempre, lo Stato che pensa sempre al bene dei suoi cittadini, l'imprenditore che è sempre uno sfruttatore che si alza al mattino grattandosi la testa e chiedendosi come parassitare il proprio dipendente che è, sempre e comunque, un volgare profittatore. E potrei proseguire all'infinito.
Quando si arriva alla mia età, di solito ci si accorge che queste verità non necessariamente sono false ma sono semplicemente sopravvalutate. A questo punto avvengono due cose: c'è chi entra in crisi perché senza quelle sopravvalutazioni non si sente di esistere e allora, come quei fanatici che non sopportano i miscredenti, si rifugia nel suo mondo dorato fatto di convinzioni che non trovano più riscontri nella realtà e chi invece entra in uno stato in cui tutto gli si fa chiaro e non ha più aspettative.
Il problema però qual è? Che attorno a questi falsi miti ruota un gigantesco giro di affari che ha interesse a mantenere le persone in uno stato di rincoglionimento. Avremo così il business dei maschi che pretenderebbero una donna alta 1,80, bellissima, intelligentissima - che loro sottopongono a criteri di valutazione scientifici - e che scopa come una pornostar, ma al tempo stesso mantenendo il diritto di rimanere cessi, sociopatici ed eiaculatori precoci: ed ecco IlRedpillatore. Il business delle femmine che pretenderebbero un uomo bello, ricco, palestrato e influente, ma al tempo stesso mantenendo il diritto di rimanere brutte e noiose: ed ecco le pagine facebook dedicate alle "vittime dei narcisisti" - i quali narcisisti hanno la "colpa" di trattare le vittime come queste ultime, a loro volta, tratterebbero un maschio al di sotto dei loro standard valutativi. Il business di chi viene criminalmente illuso che se non trova un lavoro è colpa di Craxi, Andreotti e Berlusconi e non del fatto che ha vissuto per ottant'anni in una bolla artificiale: ed ecco il Movimento 5 Stelle e in generale i partiti antisistema. Il business di chi crede che lo Stato sia un padre interessato soltanto al bene dei suoi cittadini: ed ecco Burioni pubblicare un libro col titolo "la congiura dei somari", dove criminalizza sistematicamente qualsiasi forma di dissonanza dal pensiero dominante.
Attorno a tutte le follie che in questi anni hanno piagato il dibattito pubblico, mandato quasi sul lastrico il paese e creato una generazione di disadattati, di gente che si ritiene meritevole di una felicità calata dall'alto per diritto divino, si sono creati ecosistemi fondati sull'industria della lamentazione e che si fondano sul radunamento, in simposi fisici e digitali, di una gran quantità di disperati, convinti di essere soli per colpa sempre di qualcun altro - l'America, Andreotti, Berlusconi, Craxi - tranne che propria. E che se arriva il Gran Liberatore, per loro arriveranno mille euro al mese senza far niente, e recupereranno la prestanza degli anni perduti.
Su ciascuna di queste suggestioni, gira un business enorme di miliardi di euro, fatto di feste a tema, siti web, convegni, conferenze, controinformazione, non di rado agganciate con la criminalità organizzata. Ed è ovvio che - basta provare ad interagire con chi lo gestisce - se qualcuno cerca di contestarlo pur con tutta la civiltà di questo mondo, deve prepararsi ad essere cacciato a pedate in meno di tre nanosecondi o, nella migliore delle ipotesi, essere ignorato. Questo naturalmente non significa che l'amore, l'amicizia, il lavoro, la politica, le rivendicazioni maschili e femminili, siano in assoluto privi di valore. Semplicemente le cose sono diverse da come ci raccontano. A volte basta vivere senza riempirsi di inutili aspettative per rendersi conto che non c'è bisogno di una donna alta un metro e ottanta o di un uomo milionario per essere felici. E' sufficiente avere accanto una persona con cui si scopre che in fin dei conti per essere felici non occorre rientrare in chissà quale prerequisito metrico, basta semplicemente entrare in connessione spirituale, senza aspettative materiali, senza pretendere di cristallizzare in un determinato spazio e luogo, una felicità che come stato di perenne godimento semplicemente non ci sarà mai, anteponendole semmai la ricerca di una sana e autentica serenità, che faccia giustizia di tutti i condizionamenti subiti fino a quel momento.
In sostanza, attorno ai quarant'anni molti prendono contatto con la realtà. C'è chi con questa realtà già ci aveva preso contatto anni fa e che semplicemente vede realizzare la vacuità di tutto ciò a cui, sin da ragazzino, aveva rifiutato di credere. E c'è chi invece paradossalmente reagisce rifugiandosi con ancor più fanatismo nelle illusioni. Scarica gli emulatori per giocare con i videogiochi degli anni Novanta, si veste come teenager, abbandona la famiglia per andare con un partner di trent'anni più giovane - che naturalmente è attratto dal loro irresistibile fascino, mica dal loro conto in banca - frequenta le feste a tema anni Ottanta, si fa i ritocchi dal chirurgo estetico, insomma si comporta come quella particolare tipologia di credenti che, mano mano che la realtà smentisce le ragioni razionali di quella fede, reagiscono diventando ancora più fanatici, aggressivi e violenti. Ma per loro non c'è speranza. Arriveranno a cinquant'anni rimpiangendo i quarant'anni, poi arriveranno ai sessanta rimpiangendo i cinquanta, si immergeranno nel nostalgismo nella speranza che il membro gli si drizzi come quando avevano vent'anni e dopo i primi infarti scopriranno la veridicità di quel vecchio adagio secondo cui "Chi dei suoi anni non ha lo spirito, ne ha i guai".
Esiste solo un modo per affrontare indenni questo passaggio ed è "non raccontarsi favole" e cercare di vedere la vita per quel che è: l'arte di saper accettare che l'aereo dove ci si trova stia precipitando e, in attesa dello schianto, godersi la bellezza del paesaggio e del servizio a bordo, ingannando il tempo con cose dichiaratamente inutili, compreso scrivere quasi ogni giorno in un blog nell'illusione - alla quale tuttavia non bisogna rinunciare, mai, perché la vita è fatta anche di illusioni - che serva a qualcosa e interessi a qualcuno. Dopodiché c'è chi decide di trovare il posto a sedere nell'aereo e chi si attacca al tram.