Una delle convinzioni più stupide diffuse da questi fatui anni è che quando si è più poveri si recuperino i valori andati perduti. La mia nonna paterna che, pur essendo molto anziana (era del 1904, figuratevi) ha vissuto così tanto che io ho potuto conoscerla e averci uno scambio, spiccia e brusca com'era nei modi e assai poco propensa alla retorica, a chi mitizzava i tempi antichi amava sempre ripetere "I bei tempi non sono mai esistiti" e giù uno snocciolamento di aneddoti e ricordi che in effetti, riportati da una donna rimasta lucidissima fino alle ultime settimane di una vita lunga ben novantacinque anni, smontano uno per uno i nostalgismi d'accatto, a partire dall'idea che un'esistenza più povera sia dominata dalla fratellanza. O meglio, sì, c'è una fratellanza ma puramente d'interesse. In sostanza, si vuol bene al prossimo se conviene, non per una sorta di "dovere morale" imposto dall'alto. In una situazione in cui si è poveri, c'è spazio soltanto per le cose davvero importanti. C'è un'orsa nel Trentino che rompe le palle agli abitanti del posto? Si abbatte, punto e basta. Oppure la si trasferisce altrove. Di sicuro non si dedicano interi speciali ad un problema di così poca importanza. Ci sono degli immigrati che sbarcano in massa? Si respingono come avviene in tutti i paesi. Esistono problemi più importanti a cui dedicare la priorità nella distribuzione delle risorse. Il mondo è certamente piagato da tragedie tali da far piangere qualsiasi persona sensibile, ma solamente un malato di mente, di fronte ad una casa che gli crolla in testa, pensa ai problemi del vicino di casa, o meglio ci pensa nella misura in cui quel vicino sia funzionale a risolvergli i propri.
Di certo, un mondo più povero è un mondo dove spazio per la solidarietà ce n'è immancabilmente pochissimo ed ognuno deve prendersi cura di se stesso, senza impancarsi a risolvere problemi che non sa o non può risolvere. Pensare che diventando più poveri diventeremo più buoni, è una colossale scemenza.

E' anche ripensando a quanto sopra che non mi meraviglio della sostanziale incredulità del nostro paese, di fronte ad una disgrazia come quella avvenuta in Emilia, che certifica la sua essenza di colabrodo. Sulle cause di questa situazione si potrebbero scrivere saggi così lunghi che il lettore inevitabilmente chiuderebbe questo sito. Oltretutto, non essendo geologo, né meteorologo, non ho le competenze per stabilire di chi sia la colpa di cosa. Certo, l'immancabile magistrato aprirà un immancabile fascicolo, nel quale l'unica cosa che si farà è cercare un capro espiatorio da additare alla massa, come se uno se la potesse prendere col sismologo perché non è riuscito a prevedere un terremoto - non è un paradosso, accadde davvero dopo il terremoto a L'Aquila. Ma la realtà è che quando i problemi sono strutturali, vanno oltre le singole competenze territoriali, oltre quel che avrebbe dovuto fare Bonaccini o chi per lui.
Partiamo invece dai dati terra terra: l'Italia tutta è un colabrodo. Ci sono ponti che rischiano di crollare, tra cui quello del Corso Malta a Napoli, che rischia di essere un nuovo Ponte Morandi. Ci sono zone dissestate sul piano idrogeologico. E mentre molti vaneggiano di ponti sullo stretto, in Sicilia la condizione delle strade è tale che gli incidenti sono praticamente all'ordine del giorno.
In una situazione del genere, un governo fa l'unica cosa che si deve fare: considerare la cosa per quel che è, un'emergenza. In una situazione di questo tipo, i media se fossero gestiti da persone serie, invece di leticare su Putin e sugli immigrati, inizierebbero a fare campagne mediatiche sulla situazione, chiedendo al governo di intervenire massicciamente, invece di ritrovarsi un giorno con un'ennesima arteria che collassa su se stessa, salvo poi andare a caccia di capri espiatori.
E invece si continua a parlare di cose che non ci riguardano, come l'orsa, come i gusti sessuali di Tizio, Caio o Sempronia, oppure che ci riguardano ma dove prendiamo posizioni che apertamente non ci convengono come per esempio il sostegno ad un signore che si è lanciato in una guerra assurda con un nemico troppo più forte di lui, pretendendo di trascinare l'intera Europa in questa follia.
Leggevo che per Zelensky sono stati stanziati ben 200 miliardi. Se solo fosse vera la metà di questa notizia, sarebbe sufficiente a gridare vendetta al cospetto di Dio o di un popolo degno di questo nome. Perché nessuna persona di buonsenso può accettare di sentirsi rispondere picche di fronte alle emergenze che questo paese deve affrontare, salvo poi scoprire che i soldi per una guerra stupida che dissanguerà questo paese e forse anche chi ci vive, in realtà ci sono.

Il nostro è un paese che ha divorziato dalla realtà, che continua a parlare del nulla, a difendere cause che vanno contro ogni elementare buonsenso, che blatera di aiutare gli immigrati, di fare ponti sullo stretto, di armi da mandare a Zelensky, di fantomatiche emergenze climatiche, quando qui i ponti ci crollano in testa e quando basta una pioggia per far franare intere infrastrutture. Qual è il problema di divorziare dalla realtà? Che la realtà è una moglie spietata che poi chiede gli alimenti. La realtà ci dice che non ci sono soldi per Zelensky, non ci sono soldi per rifare le case green, per comprare le auto elettriche, per accogliere scansafatiche che arrivano dall'Africa per poi finire nelle manovalanze criminali. I soldi servono ad evitare di doverli spendere quando l'alternativa è di doverne spendere molti di più. L'Emilia ci dice che l'Italia deve tornare alla realtà per quella che è: quella di un paese che non può permettersi di risolvere i problemi degli altri.
Perché ne ha già troppi per conto proprio.

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Bonaccini poteva copiare da Zaia ciò che ha fatto in Veneto: regimentazione delle acque con molteplici invasi di scarico accanto ai fiumi, oltre ad aver ripulito i fiumi e aver rinforzato gli argini nei punti pericolosi I sistemi di invasi servono a fornire acqua durante i periodi di siccità. Zaia ci sta lavorando da 3 anni. Basterà per eventi straordinari? Probabilmente sì e comunque limiterà i danni.
 

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Franco Marino
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