Credo di aver già raccontato di avere un passato da ultrà della squadra di cui sono un tifoso sempre più freddo. Poi decisi di andarmene quando capii che il meccanismo che porta persone buonissime e innocue ad entrare in una curva e, ispirate dal branco, sparare frasi piene di odio che vanno dallo "juventino ciucciapiselli di tutta quanta la famiglia Agnelli" a "romano infame per te ci son le lame", mi spaventava enormemente. Oltre ovviamente a tutto l'ambaradan sulle infiltrazioni della camorra e della politica in un ambiente che, almeno in teoria, non dovrebbe entrarci nulla. Mi rendevo conto cioè di essermi chiuso in una specie di bolla nella quale vedevo la realtà con l'occhio del fanatico e non della persona obiettiva. E io purtroppo ho il vizio di voler rimanere lucido, sempre. Forse non mi sono mai drogato e non mi sono mai sbronzato proprio per questo: ho paura di decollare dalla realtà. L'esigenza di rimanere con i piedi per terra mi sta facendo anche progressivamente abbandonare i social mainstream. Nulla come cercare di costruire uno spazio alternativo a Facebook e a tutta la compagnia socialeggiante mi fa capire come oggi siamo facilmente soggetti a chiuderci in autentiche bolle. L'ho capito proprio quando in questi giorni un mio contatto, che si era iscritto al mio social ma che poi aveva smesso di leggermi, salvo poi decidere di tornare proprio in questi giorni, mi ha scritto una cosa su un meccanismo che peraltro avevo già sospettato "Sai Franco, da quando non eri più su Facebook non ti trovavo più interessante. Ho cercato di capire la ragione e alla fine ho avuto la risposta: non ti trovavo più interessante non perché ci fosse qualcosa che non andava nei tuoi scritti ma proprio perché non eri su Facebook". E questo è proprio il punto: i social sono una bolla che ha ormai preso possesso delle facoltà cognitive e critiche di molte persone. Per molti, io ero interessante non per la qualità delle cose che scrivo ma perché ero su Facebook e perché avevo molti like. Se avessi potuto avere una conferma ulteriore al fatto che sia stato giusto il passo che ho fatto, questo scambio con questo mio lettore me l'ha solo confermato.
Questa lunga e personale introduzione potrebbe spiegare anche il meccanismo per cui molti non riescono proprio a capire perché l'astensione crescente, suffragata anche dalle amministrative del 2023, sia un dato pericolosissimo. Si sono chiusi a loro volta in una bolla: quella della politica fatta nelle aule istituzionali, nei talk-show. A tal riguardo, la cosa più inesatta che si dice è che andando meno persone a votare, si rafforzano i partiti di sistema. Il che sarebbe vero se, appunto, la politica si facesse soltanto nelle aule istituzionali, che sono a loro volta delle bolle. Perché nelle aule semplicemente si pigiano i tasti del comando. Si fanno leggi e basta. Ma poi queste leggi devono trovare concreta applicazione nella vita di tutti i giorni dove per poter davvero incidere non basta avere i voti, bisogna avere il consenso. Confondere il comando col potere, pensare che la carne viva della politica finisca nelle aule istituzionali, significa chiudersi nella stessa bolla dei social e dello stadio, posti in cui si confonde l'eco delle proprie urla con la realtà fattuale. Mentre le ultime elezioni confermano, invece, il quadro sempre più crescente di un crollo delle affluenze. E se la cosa si verificasse soltanto alle politiche, dove si assiste ad un gigantesco reality show in cui vince chi racconta la storia migliore, la cosa potrebbe anche passare sotto traccia. Ma il guaio è che ormai non si va più a votare in elezioni con preferenze, dove cioè il candidato non viene eletto perché dice "no a Zelensky" o "No ai gay" o altre scemenze, ma perché risolve problemi sul territorio. E visto che sempre meno gente va a votare, mi sembra chiarissimo il quadro: sempre meno la politica risolve i problemi sul territorio, o per mancanza di fondi o per mancanza di capacità di saper friggere con l'acqua minerale. D'altra parte, come si può biasimare l'elettore se, ogni anno - anzi peggio, ogni mese - che passa, va sempre peggio?
La politica ormai si è chiusa in una bolla, sorda alle lamentele della gente, al panico dovuto alla crisi, ad una povertà che avanza minacciosa. Cosa volete che freghi all'elettore di destra se, con l'astensione, il PD abbia più voti in Parlamento di quanti ne avrebbe avuti altrimenti, se poi su temi che toccano la carne viva, Fratelli d'Italia si è ormai schierata in maniera imbarazzante con i suoi avversari? Avete visto l'imbarazzante sceneggiata di questi giorni con Zelensky accolto in pompa magna? Avete udito la minaccia che in pratica è stata fatta e cioè che o continuiamo a mandare armi, oppure toccherà mandare uomini *italiani* in Ucraina?
Che la Meloni possa avere una strategia a lungo termine su questa guerra e che stia soltanto aspettando l'elezione del 2024 in America per strappare con Zelensky, questo lo potete raccontare ad una persona che per ora riesce a mangiare e scaldarsi. Ma a chi deve confrontarsi con i morsi della fame e col rischio di dover accendere le candele per illuminarsi perché non ha i soldi con la bolletta, cosa volete che gliene freghi della strategia? Semplicemente chi non si vede tutelato, smette di andare a votare. Magari affidandosi alla criminalità, che è pronta ad entrare in un business molto più redditizio della droga, quello della fame. O magari covando istinti eversivi. Ma se a quella persona dite che se non andate a votare vince l'avversario, dopo le sceneggiate imbarazzanti della venuta di Zelensky a Roma, potete mai aspettarvi che non vi mandi a quel paese?
Se la gente non va a votare, potrà anche darsi che tra di loro ci sia la sciampista di Voghera a cui non frega niente della politica perché aspetta solo un torello dal quale farsi ingravidare, oppure il tricheco borbottante sempre pronto a criticare tutto e tutti, al quale non va mai bene nulla.
Ma tantissima gente anche normale non ne può più. Si è stancata di essere presa in giro, di veder arrivare la fine all'orizzonte senza che nessuna classe dirigente sia in grado - magari anche perché non c'è, non lo escludo - di dare una soluzione.
Questa lunga e personale introduzione potrebbe spiegare anche il meccanismo per cui molti non riescono proprio a capire perché l'astensione crescente, suffragata anche dalle amministrative del 2023, sia un dato pericolosissimo. Si sono chiusi a loro volta in una bolla: quella della politica fatta nelle aule istituzionali, nei talk-show. A tal riguardo, la cosa più inesatta che si dice è che andando meno persone a votare, si rafforzano i partiti di sistema. Il che sarebbe vero se, appunto, la politica si facesse soltanto nelle aule istituzionali, che sono a loro volta delle bolle. Perché nelle aule semplicemente si pigiano i tasti del comando. Si fanno leggi e basta. Ma poi queste leggi devono trovare concreta applicazione nella vita di tutti i giorni dove per poter davvero incidere non basta avere i voti, bisogna avere il consenso. Confondere il comando col potere, pensare che la carne viva della politica finisca nelle aule istituzionali, significa chiudersi nella stessa bolla dei social e dello stadio, posti in cui si confonde l'eco delle proprie urla con la realtà fattuale. Mentre le ultime elezioni confermano, invece, il quadro sempre più crescente di un crollo delle affluenze. E se la cosa si verificasse soltanto alle politiche, dove si assiste ad un gigantesco reality show in cui vince chi racconta la storia migliore, la cosa potrebbe anche passare sotto traccia. Ma il guaio è che ormai non si va più a votare in elezioni con preferenze, dove cioè il candidato non viene eletto perché dice "no a Zelensky" o "No ai gay" o altre scemenze, ma perché risolve problemi sul territorio. E visto che sempre meno gente va a votare, mi sembra chiarissimo il quadro: sempre meno la politica risolve i problemi sul territorio, o per mancanza di fondi o per mancanza di capacità di saper friggere con l'acqua minerale. D'altra parte, come si può biasimare l'elettore se, ogni anno - anzi peggio, ogni mese - che passa, va sempre peggio?
La politica ormai si è chiusa in una bolla, sorda alle lamentele della gente, al panico dovuto alla crisi, ad una povertà che avanza minacciosa. Cosa volete che freghi all'elettore di destra se, con l'astensione, il PD abbia più voti in Parlamento di quanti ne avrebbe avuti altrimenti, se poi su temi che toccano la carne viva, Fratelli d'Italia si è ormai schierata in maniera imbarazzante con i suoi avversari? Avete visto l'imbarazzante sceneggiata di questi giorni con Zelensky accolto in pompa magna? Avete udito la minaccia che in pratica è stata fatta e cioè che o continuiamo a mandare armi, oppure toccherà mandare uomini *italiani* in Ucraina?
Che la Meloni possa avere una strategia a lungo termine su questa guerra e che stia soltanto aspettando l'elezione del 2024 in America per strappare con Zelensky, questo lo potete raccontare ad una persona che per ora riesce a mangiare e scaldarsi. Ma a chi deve confrontarsi con i morsi della fame e col rischio di dover accendere le candele per illuminarsi perché non ha i soldi con la bolletta, cosa volete che gliene freghi della strategia? Semplicemente chi non si vede tutelato, smette di andare a votare. Magari affidandosi alla criminalità, che è pronta ad entrare in un business molto più redditizio della droga, quello della fame. O magari covando istinti eversivi. Ma se a quella persona dite che se non andate a votare vince l'avversario, dopo le sceneggiate imbarazzanti della venuta di Zelensky a Roma, potete mai aspettarvi che non vi mandi a quel paese?
Se la gente non va a votare, potrà anche darsi che tra di loro ci sia la sciampista di Voghera a cui non frega niente della politica perché aspetta solo un torello dal quale farsi ingravidare, oppure il tricheco borbottante sempre pronto a criticare tutto e tutti, al quale non va mai bene nulla.
Ma tantissima gente anche normale non ne può più. Si è stancata di essere presa in giro, di veder arrivare la fine all'orizzonte senza che nessuna classe dirigente sia in grado - magari anche perché non c'è, non lo escludo - di dare una soluzione.
L'astensione è un dato di poco conto solo per i cretini che amano vivere nelle bolle. Chi invece ha la tendenza ad uscirvi, è da anni che cerca di dirvi che se si scherza troppo col fuoco, poi ci si scotta. Ma forse qualcuno ha bisogno di scottarsi e allora forse capirà che non si può pensare di insultare e di insolentire il ceto medio troppo a lungo, senza che questo, una volta o l'altra, non generi conseguenze. Per ora, dormite comodi nella vostra bolla.