Sono padre e sul tema dell'aborto sono sensibile. Quando ho saputo, ormai otto anni fa, che sarei diventato papà, peraltro non prestissimo (35 anni) e comunque ben più tardi sia io che la madre (33 anni) dei nostri rispettivi genitori, non nascondo di aver provato un profondo spavento. Non era il momento migliore, per tantissime ragioni su cui non starò a rompervi le scatole - ma naturalmente né io né la madre avremmo mai rinunciato a lei - e poi la mia proverbiale ansia mi faceva chiedere "sarò all'altezza?". Poi però è nata lei, la mia Putipù, come la soprannomino io - non chiedetemi da dove deriva il nomignolo perché non lo so: è venuto così, spontaneo. E quando per la prima volta l'ho presa in braccio, io, che sinceramente non avevo la paternità tra le mie priorità di vita, ho capito che per quello sgorbietto imbronciato che poi, via via, col passare dei mesi e degli anni, è diventata una vispa e bellissima bambina, sarei stato, allora come oggi, pronto a tutto, persino ad andare a rubare oppure ammazzare chiunque le renda la vita difficile in qualche modo. Io che ne ho passate di tutti i colori riuscendo sempre a rimettermi in pista, so che non sopravvivrei se le succedesse qualcosa. Tutto questo si chiama "istinto paterno" ed è una cosa che, al pari dell'istinto materno, non si può spiegare a parole. Chi ce li ha questi istinti, sa perfettamente di cosa parlo e quindi non starò qui a prorompere in sdilinquenti discorsi strappalacrime, anche perché direi cose banalissime che appartengono al patrimonio morale e sentimentale di qualsiasi genitore degno di questo nome. Il punto è che non tutti hanno questo istinto. Forse perché non hanno trovato la persona giusta, forse perché non sono stati educati alla bellezza dell'amore, forse perché dopo anni di rincoglionimenti mediatici in cui si è sempre cercato di meccanicizzare l'esperienza della maternità e della paternità, lodando l'indipendenza, la solitudine e criminalizzando la bellezza della condivisione, ormai tutti quanti quasi riteniamo un peccato procreare.

Il motivo per cui esistano persone che vogliano abortire, secondo me deriva da una serie di fattori. Il primo è che a molti piace scopare per il semplice gusto di scopare, dando al sesso una connotazione che è unicamente ludica e ricreativa. Non essendo un moralista, non li condanno. Perché se il sesso esistesse unicamente per la riproduzione, non esisterebbero donne che anche dopo la menopausa non per questo perdono la voglia di fare sesso. Facciamo sesso non soltanto per fare figli ma anche per la vanità di affermare la nostra capacità seduttiva, con la complicità di un partner che in quel momento condivide lo stesso obiettivo. Chi pensa, come certi bigotti cattolicoidi, che il sesso abbia solo una funzione procreativa, sbaglia di grosso. Il secondo motivo è che oggettivamente oggi la società è strutturata per rendere difficile la vita di chi decide di fare una famiglia. Ci troviamo in una fase storica in cui, diversamente da quanto si faceva nel Ventennio quando le madri della patria venivano premiate con una mucca e una casa colonica, si vuole quasi scoraggiare le persone a fare figli. Sia quel che sia, nel momento in cui si decide di fare sesso non con intenti riproduttivi bisogna essere consapevoli che anche a voler adottare tutte le precauzioni del caso (coito interrotto, preservativo, pillola) il rischio che qualcosa vada storto - o per meglio dire in questo caso, vada dritto - è altissimo. A quel punto ci si assume la responsabilità di ciò che si è fatto. Se si è nelle condizioni di tenerlo, lo si tiene. Se non si è nelle condizioni di tenerlo, esiste una cosa che si chiama adozione. E fine della storia. Sia quel che sia, lo Stato non può imporre loro di portare avanti una gravidanza che non vogliono portare. Così come naturalmente lo Stato non può impormi di condividere chi lo fa. Per me chi abortisce commette un crimine ed è una persona che va contro la vita. E auguro a chi lo fa la punizione più grande che una persona può subire: quella di arrivare ad una certa età e scoprire che il proprio sangue non invecchierà, che quando arriverà il momento di lasciare questa terra, non si sarà lasciato nulla se non il proprio egoismo.

Sono dunque dunque contrario all'aborto. E con questa premessa, chiarisco immediatamente da che parte sto. Ma, premesso quanto sopra, tuttavia sono contrario anche al divieto all'aborto per una ragione semplicissima: non sopporto lo Stato Etico. Lo Stato non è tenuto a dover regolare i rapporti tra persone consenzienti, deve solo intervenire quando due persone si accapigliano su un medesimo interesse. Non è raro che un padre rifiuti di assumersi la responsabilità di aver ingravidato una fanciulla e le chieda di abortire come non è raro - anche se meno frequente - il caso contrario, e cioè che una donna voglia abortire ma il padre no. E' successo ad un mio lettore. In questo caso è giusto che intervenga lo Stato con una giurisprudenza che regoli casi come questo. Ma se due persone sono d'accordo nel proseguire una comune scelta, lo Stato si deve togliere di torno e, al limite, può decidere - in base agli interessi del momento - se incentivare l'aborto oppure scoraggiarlo. Tutto il resto sono cose che non riguardano lo Stato e su cui lo Stato non deve mettere bocca, mai. Tanto più se oggi a rappresentare lo stato è una destra che, mentre pretenderebbe di stimolare le nascite, non fa nulla di concreto per rendere facile la vita ai genitori, oppure una sinistra a cui le adozioni vanno bene solo quando c'è una madre che regala a due uomini egoisti il capriccio di avere un figlio, incuranti che questi possa risultare menomato dal non nascere in una famiglia eterogenitoriale. Detesto l'aborto come metodo contraccettivo. Ma detesto anche che ci sia uno Stato e non la mia coscienza a dire ai cittadini cosa fare, se ciò che i cittadini fanno ha effetto solo su se stessi, senza implicare nessuno.

Lo Stato ha un'unica funzione: aiutare le persone che non ce la fanno da sole. Nasce per questo, per assicurare protezione sociale. Ma bisogna sempre stare in guardia da uno Stato che, nato come risorsa di ultima istanza, si trasforma in padre educatore. Perché, covid docet, da padre a padrino e padrone è un attimo.
Il problema non è se sia giusto o meno abortire. Perché abortire significa sempre e solo una cosa, sopprimere una vita. Ed è una cosa che va contro natura. Il punto è che quando siamo di fronte ad uno Stato che non c'è quando dovrebbe esserci e che quando non dovrebbe esserci, ce lo ritroviamo sempre tra i coglioni, è inaccettabile che decida anche della nostra vita personale.

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Caro Franco, è vero,abortire è un fatto individuale. Non trovo giusto che, con una leggerezza inaudita, oggi si pratica l'aborto come metodo anticoncezionale. Con la possibilità che abbiamo oggi, con tutti i metodi anticoncezionali a disposizione uccidere una creatura lo trovo assolutamente disumano. Mi sono trovata nella situazione di dover decidere 42 anni fa. Quando ho visto un piccolo puntino bianco che pulsava ho capito che non avrei potuto farlo. Il "puntino bianco che pulsava" oggi ha 42 anni ed è il mio orgoglio.
 
Menia aveva proposto di riconoscere legalmente la personalità giuridica del feto e il suo stesso partito che è il partito della madre, nonchè cristiana Meloni, si è opposto, assicurando, con tutti i crismi del voto parlamentare, che la legge statale sulla liceità dell'aborto non verrà toccata. Lo Stato decide eccome e deciderà anche quando, da vecchi, dovremo per legge morire. Che orrore! Piccola digressione: mia nipote ha 10 anni e anche il suo papà la chiama Putipù! Cari....
 

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Franco Marino
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