Il primo Grande Fratello sapeva di pionerismo. Non era nulla di nuovo nel mondo, era un programma già onnipresente in altri paesi: un "format" come si direbbe oggi. Ma l'impressione era che i vari Taricone, Cristina, Salvo, Marina etc. etc. fossero sinceri. Lo stesso "centravanti" di quel reality, Pietro Taricone, io lo conobbi anni prima al mare ed era esattamente il classico "guascone compagnone" che molti hanno visto in TV. Personalmente, col Grande Fratello il feeling non è mai scoccato ma a quei tempi non eri tu a guardare il GF ma era il GF a guardare te, come da orwelliana tradizione. E dunque di quelle vicende per forza di cose mi toccava saperne qualcosa, anche perché mia madre e mio padre ne erano malati. Successivamente quel reality perse di interesse anche perché i personaggi che di volta in volta vi partecipavano, sapevano cosa dovevano fare per andare lì e conquistarsi il quarto d'ora di celebrità: scopare, ruttare, scorreggiare in diretta televisiva. Oggettivamente oggi i reality non sono altro che un ricettacolo di morti di fama che nessuna persona con una dignità guarderebbe.
Con la politica ormai provo una sensazione simile. E non dovrei, visto che, come disse qualcuno "quando smettiamo di interessarci di politica, non per questo la politica smette di interessarsi a noi". E tuttavia non si può provare un triste sorriso nel vedere quel che sta succedendo tra Calenda e Renzi, tra i quali ormai sembrano volare gli stracci, distruggendo quel po' che sono riusciti a costruire. Che non è niente di che, parliamoci chiaro. Ma è pur sempre un 7% che ha permesso loro di portare una pattuglia in Parlamento. Ma a fare che?
Da ex-giocatore di azzardo, i miei ex-simili li riconosco un miglio e si distinguono per una caratteristica: tentare sempre di giocare l'impossibile quando hanno conseguito una grossa perdita. Renzi e Calenda non hanno alcuna idea e questa è la loro forza. Sono capaci di dire tutto e l'esatto contrario, pur di raggiungere un proprio interesse. Da una parte c'è Renzi che ancora non si rassegna di aver sciupato quell'enorme capitale delle europee del 2014, e dall'altra c'è Calenda che ancora si rassegna al fatto che non avrà mai il capitale del grande leader. Entrambi hanno l'animo degli abilissimi giocatori d'azzardo che hanno deciso di unire i propri capitali e fare un'ultima scommessa: entrare in Parlamento con una pattuglia di senatori e deputati". Detto fatto. Il resto lo ha fatto l'onnipresenza televisiva dove entrambi hanno saputo giocarsi la carta di "quelli competenti". Anche perché quando il tuo avversario si chiama Letta, Salvini o Di Maio, apparire competente al loro confronto non è particolarmente difficile. Poi i sondaggi che ad un certo punto hanno li hanno segnati con un buon risultato. Col quale non governi da solo mahai un ampio margine di ricatto hai un elevato potere contrattuale. Renzi, novello Jep Gambardella, non ha alcuna festa da organizzare ma ha messo meravigliosamente in pratica l'aspirazione dell'originale di farne fallire un sacco. Ha fatto fallire la festa di Salvini e Conte, nemici tra loro, vantandosene come se non ci fosse lui dietro entrambe le cadute. E alla fine ha magnificato Draghi, sbandierando a tutto spiano che è grazie a lui se abbiamo il PNRR, falso storico visto che in realtà è un "merito" di Conte. Ma non conta. L'importante per Renzi è scommettere, come quei giocatori compulsivi che sperano sempre nella vincita inaspettata che risolverà i loro problemi, mentre l'ufficiale giudiziario appare minaccioso all'orizzonte. E Calenda è come lui.
C'è questo dietro la parabola di Italia Viva - Azione, il fantomatico Terzo Polo, in realtà Sesto Polo, perlomeno se lo intendiamo in termini elettorali. Entrambi sono figli di quella cosa oscena che è l'abolizione delle preferenze inaugurata dal Porcellum, per la quale basta dire in TV, attraverso fantomatici sondaggi, che c'è un nuovo concorrente del Grande Porcello e subito la gente andrà a votarlo.
Il giochino, per la verità, riesce sempre meno se osserviamo le affluenze, ma è come la storia del Titanic: tutti festeggiavano mentre la nave affondava. L'Italia affonda e i media invece di parlarci delle tante cose che pure potrebbero interessarci, ci spiattellano giorno e notte la querelle nuziale tra i due ormai ex-coniugi politici che, dopo i confetti, adesso vedono i difetti.
Con la politica ormai provo una sensazione simile. E non dovrei, visto che, come disse qualcuno "quando smettiamo di interessarci di politica, non per questo la politica smette di interessarsi a noi". E tuttavia non si può provare un triste sorriso nel vedere quel che sta succedendo tra Calenda e Renzi, tra i quali ormai sembrano volare gli stracci, distruggendo quel po' che sono riusciti a costruire. Che non è niente di che, parliamoci chiaro. Ma è pur sempre un 7% che ha permesso loro di portare una pattuglia in Parlamento. Ma a fare che?
Da ex-giocatore di azzardo, i miei ex-simili li riconosco un miglio e si distinguono per una caratteristica: tentare sempre di giocare l'impossibile quando hanno conseguito una grossa perdita. Renzi e Calenda non hanno alcuna idea e questa è la loro forza. Sono capaci di dire tutto e l'esatto contrario, pur di raggiungere un proprio interesse. Da una parte c'è Renzi che ancora non si rassegna di aver sciupato quell'enorme capitale delle europee del 2014, e dall'altra c'è Calenda che ancora si rassegna al fatto che non avrà mai il capitale del grande leader. Entrambi hanno l'animo degli abilissimi giocatori d'azzardo che hanno deciso di unire i propri capitali e fare un'ultima scommessa: entrare in Parlamento con una pattuglia di senatori e deputati". Detto fatto. Il resto lo ha fatto l'onnipresenza televisiva dove entrambi hanno saputo giocarsi la carta di "quelli competenti". Anche perché quando il tuo avversario si chiama Letta, Salvini o Di Maio, apparire competente al loro confronto non è particolarmente difficile. Poi i sondaggi che ad un certo punto hanno li hanno segnati con un buon risultato. Col quale non governi da solo ma
C'è questo dietro la parabola di Italia Viva - Azione, il fantomatico Terzo Polo, in realtà Sesto Polo, perlomeno se lo intendiamo in termini elettorali. Entrambi sono figli di quella cosa oscena che è l'abolizione delle preferenze inaugurata dal Porcellum, per la quale basta dire in TV, attraverso fantomatici sondaggi, che c'è un nuovo concorrente del Grande Porcello e subito la gente andrà a votarlo.
Il giochino, per la verità, riesce sempre meno se osserviamo le affluenze, ma è come la storia del Titanic: tutti festeggiavano mentre la nave affondava. L'Italia affonda e i media invece di parlarci delle tante cose che pure potrebbero interessarci, ci spiattellano giorno e notte la querelle nuziale tra i due ormai ex-coniugi politici che, dopo i confetti, adesso vedono i difetti.
Noi invece l'unica cosa che vediamo è la quotidiana sensazione di presa per i fondelli. Ma, e questo va riconosciuto con onestà, non è roba su cui Renzi e Calenda hanno colpe. La colpa non è del Grande Porcello ma di chi lo guarda e di chi partecipa al Televoto.