Come è noto a tutti, il Cavaliere è messo male. Le notizie che vengono dal San Raffaele non sono buone, sebbene siano meno drammatiche di quanto ci si aspettava in un primo momento.
Premettendo che è sceso, e non da oggi ma da almeno 7-8 anni dal piedistallo nel quale io, berlusconiano, lo avevo messo, devo registrare uno degli aspetti più vomitevoli del tempo in cui viviamo: il doppio standard. Gli stessi che scatenerebbero tempeste di insulti nei confronti di chiunque faccia anche solo una minima battuta su un personaggio protetto dai benpensanti, stanno dando luogo al più disgustante, nauseante, vomitevole profluvio di battute idiote, prevedibilissime, di serie C nei confronti del Cavaliere, da quelli che "se muore il Venerdì, Domenica resuscita perché è Pasqua" a quelli che dicono "Non fiori ma opere di pene", fino a chi addirittura gli augura di morire.
Satira e bullismo si muovono su uno sfondo che sembra sottile ed è invece marcatissimo: sta nel destinatario. In parole povere, se io prendo per il culo un potente in piena salute, io faccio satira. Se io prendo in giro un uomo che sta morendo oppure una vittima del potere, non è più satira, è bullismo.
Quella di Taffo su Berlusconi ("noi stavolta siamo pronti eh") o sui non vaccinati, non è satira, è bullismo. Il potente che sfotte un debole che non può difendersi o un vecchio leone malato, non fa satira ma solo una vile umiliazione degna di un bullo.
Berlusconi, diciamolo con molta chiarezza, come tutti i grandi imprenditori e i grandi politici non ha la purezza di San Francesco. Chiunque, da Bondi ad Emilio Fede ai milioni di cortigiani che lo hanno seguito, parassitandone i soldi e le energie - per poi scendere dal carro appena le ruote hanno iniziato a cedere - cerchi di trasformarlo in vita e in morte in un santo, merita di essere additato al pubblico ludibrio come fesso. Ma se confronto il Cavaliere con i suoi nemici, se confronto l'Italia che ci ha lasciato nel 2011, con quella di oggi, se accosto l'Italia un po' cialtronesca e anarcoide, che ama le grasse risate, le battute sconce, se vogliamo anche criminaloide, vagamente trumpiana di cui Berlusconi (ma lui rifiuta l'accostamento) è stato rappresentante, con l'Italia dei suoi nemici, fintamente patinata, politicamente corretta, delinquenziale ma in giacca e cravatta, moralista, in sintesi, ipocrita, ebbene dico che a questa Italia fintamente perbene, preferisco Berlusconi e la sua Italia tutta la vita. E di gran lunga.
Premettendo che è sceso, e non da oggi ma da almeno 7-8 anni dal piedistallo nel quale io, berlusconiano, lo avevo messo, devo registrare uno degli aspetti più vomitevoli del tempo in cui viviamo: il doppio standard. Gli stessi che scatenerebbero tempeste di insulti nei confronti di chiunque faccia anche solo una minima battuta su un personaggio protetto dai benpensanti, stanno dando luogo al più disgustante, nauseante, vomitevole profluvio di battute idiote, prevedibilissime, di serie C nei confronti del Cavaliere, da quelli che "se muore il Venerdì, Domenica resuscita perché è Pasqua" a quelli che dicono "Non fiori ma opere di pene", fino a chi addirittura gli augura di morire.
Satira e bullismo si muovono su uno sfondo che sembra sottile ed è invece marcatissimo: sta nel destinatario. In parole povere, se io prendo per il culo un potente in piena salute, io faccio satira. Se io prendo in giro un uomo che sta morendo oppure una vittima del potere, non è più satira, è bullismo.
Quella di Taffo su Berlusconi ("noi stavolta siamo pronti eh") o sui non vaccinati, non è satira, è bullismo. Il potente che sfotte un debole che non può difendersi o un vecchio leone malato, non fa satira ma solo una vile umiliazione degna di un bullo.
Berlusconi, diciamolo con molta chiarezza, come tutti i grandi imprenditori e i grandi politici non ha la purezza di San Francesco. Chiunque, da Bondi ad Emilio Fede ai milioni di cortigiani che lo hanno seguito, parassitandone i soldi e le energie - per poi scendere dal carro appena le ruote hanno iniziato a cedere - cerchi di trasformarlo in vita e in morte in un santo, merita di essere additato al pubblico ludibrio come fesso. Ma se confronto il Cavaliere con i suoi nemici, se confronto l'Italia che ci ha lasciato nel 2011, con quella di oggi, se accosto l'Italia un po' cialtronesca e anarcoide, che ama le grasse risate, le battute sconce, se vogliamo anche criminaloide, vagamente trumpiana di cui Berlusconi (ma lui rifiuta l'accostamento) è stato rappresentante, con l'Italia dei suoi nemici, fintamente patinata, politicamente corretta, delinquenziale ma in giacca e cravatta, moralista, in sintesi, ipocrita, ebbene dico che a questa Italia fintamente perbene, preferisco Berlusconi e la sua Italia tutta la vita. E di gran lunga.
E questo è tutto.